È una bella giornata d'inverno in quel di Spoleto. Alle 12.40 un gruppo di turisti arriva alla piazza della cattedrale, presumibilmente ansioso di ammirare gli affreschi di Filippo Lippi che vi sono custoditi.
Troppo tardi: la cattedrale è aperta dalle 8.30 alle 12.30, e dalle 15.30 alle 18. Un po' seccati per la pausa pranzo piuttosto prolungata, i nostri turisti decidono di visitare nel frattempo la rocca, ossia l'unico monumento aperto nei paraggi - dato che il museo diocesano, lì accanto, apre solo nel fine settimana, e oggi è martedì.
Alle 15.30 i turisti di cui sopra si ripresentano puntuali e fiduciosi al portone della cattedrale. Alle 15.40 però nessuno è ancora venuto ad aprire, e iniziano i primi malumori: sono tre ore che aspettano, ormai sono stufi. Interpellano anche due signore uscite da una casa vicina, ma nemmeno loro ne sanno qualcosa: di solito aprono alle 15.30, aspettate e sperate. Alle 16, piccati, se ne vanno, giurando su tutti i santi di non tornare mai più.
No, i turisti in questione non siamo io e Enrico, per quanto fossimo presenti alla scena: sono degli americani, giunti fin lì da sufficientemente lontano da aspettarsi non tanto e non solo che una chiesa non chiuda per tre ore nel bel mezzo della giornata, ma soprattutto che i custodi non spariscano nel nulla.
Non conosco i motivi che hanno portato a questi orari di apertura oggettivamente disagevoli, né quelli del ritardo: fatto sta che per un disguido forse banale ha perso una decina di turisti non solo la cattedrale, ma probabilmente anche la città, senza contare il danno d'immagine che potrebbe estendersi ben oltre Spoleto. Se basta poco perché gli stranieri si riportino a casa un bel ricordo del nostro Paese, basta altrettanto poco per rovinarlo. Anche un ritardo di mezz'ora.
accipicchia.....
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