mercoledì 19 giugno 2019

Un altro ritorno in Valscura

Cogliendo l'occasione di una "serata spiedo" organizzata in birrificio, sono tornata dopo tanto tempo da Valscura. In realtà non è che ci siano stati stravolgimenti, né allo spazio degustazione - che continua ad ospitare anche diverse specialità del territorio, dai salumi, alle salse,alla pasta artigianale - né alle birre in listino; eccetto per un paio di novità, che mi sono naturalmente premurata di provare.


La prima è la Leale, una saison che ancor prima che una birra è una storia. E' infatti stata battezzata così in onore di un "leale" avventore e amico, purtroppo venuto a mancare; e destinata anche alla solidarietà, in quanto parte del ricavato della vendita delle bottiglie è stata devoluto in beneficenza. Si tratta appunto di una saison, dall'aroma che ho trovato incentrato soprattutto sul pepe; discretamente corposa e maltata per lo stile (non lesina nemmeno sul grado alcolico, 7) al palato esibisce toni un po' più dolci e caramellati rispetto alla media dello stile (cosa peraltro intuibile anche dal colore, tendente all'ambrato); prima di chiudere con una leggera nota alcolica e in una maniera che personalmente non ho trovato molto secca, nonostante il birrificio abbia in generale lavorato molto sul fronte attenuazione. In realtà, mi è stato spiegato poi, la cosa è anche consona all'esprimere la persona a cui è dedicata: che aveva vissuto a lungo in Belgio, ed are solita affermare che avrebbe preferito birre più alcoliche, "pastose" e strutturate (e in questo devo dire che le sue richieste sono state esaudite). E non a caso proprio in Belgio ha riscosso consensi (anche se la giuria era internazionale), con il bronzo di categoria al Brussels Beer Challenge. Forse una particolare sensibilità mia, quindi, nell'aver trovato il finale un po' "carico" dato lo stile; per una birra che del resto non voleva nemmeno essere un'interpretazione da manuale di una saison. Apprezzabile evidentemente da chi preferisce birre dai toni più robusti, pur senza sacrificare del tutto la facilità di beva.

Ho poi provato la Blend, un - appunto - blend di tre birre diverse - natalizia, rossa Santabarbara e bionda Liquentia - nato, mi è stato raccontato, quasdi per scherzo. Personalmente mi è sembrato spiccasse la natalizia, con le sue note caramellate, leggermente speziate, finanche di whisky e lievemente alcoliche; accompagnati da quelli più biscottati della Santabarbara. Decisamente più nelle retrovie la bionda, che peraltro creava anche un leggero contrasto, quasi a "cozzare" e smorzare nello stesso tempo. Per chi vuole provare qualcosa di insolito, e non ha paura di avventurarsi nel terreno del birrariamente eterodosso.

Di nuovo grazie a Gabriele e a Giampaolo, che mi hanno accolta e erudita sulle birre a disposizione e sul lavoro recentemente portato avanti in birrificio - che ha coinvolto anche le altre birre -; e a Renata.

mercoledì 12 giugno 2019

La posta dei lettori: il nuovo regime di accisa

Come avevo immaginato (e finanche auspicato, nella misura in cui potesse servire a fare chiarezza), il mio ultimo post in merito alla nuova disciplina sulle accise ha suscitato un vivo dibattito. Tra i diversi interventi, ho ricevuto in privato - e volentieri pubblico, con il suo consenso - quello di Josif Vezzoli di Birra Elvo.

Buongiorno Chiara,

ho letto il tuo ultimo post, e ammetto di aver provato sconforto nel vedere così tante posizioni allineate sul pessimismo; comprese alcune che mi portano a chiedermi se chi le ha espresse abbia letto il decreto con la dovuta attenzione.
Premetto che per noi la riduzione è un inizio di giustizia non da poco, nel quale abbiamo creduto fin dal principio quando l'onorevole Gragnarli lo ha firmato; tanto più che, ricordiamolo, la richiesta di riduzione dell'accisa ci era pervenuta dall'Ue già nel '92.

Per aderire alla riduzione viene chiesto il registro delle materie prime, che già teniamo essendo un’azienda che ha a cuore una gestione del magazzino seria, moderna e precisa; il registro del mosto, che già teniamo; e il registro del condizionato, che già facciamo sul nostro gestionale interno e che comunque consiste in un foglio semplice sul quale annotare carico e scarico. Inoltre per chi, come noi, è sotto i 3000 ettolitri annui, l’unico misuratore fiscale rimane il contalitri sul mosto: gli altri si adegueranno a mettere contalitri fiscali sull’imbottigliamento e sulla linea fusti, ma stiamo parlando di una minoranza dei birrifici che accederanno a questa riduzione.
 
Io sono più che contento; e in previsione di questa riduzione abbiamo comprato la linea di imbottigliamento e assunto una persona in più in produzione già da gennaio aumentando i costi. 

Grazie per lo spazio dato,

                                                                           Josif Vezzoli

A mia volta ringrazio Josif per il suo contributo.


Riduzione delle accise, non è tutto oro quel che luccica?

L'entrata in vigore della nuova disciplina sulle accise, che prevede una riduzione del 40% per i birrifici al di sotto dei 10.000 hl annui di produzione, mi ha spinta a chiedere ai diretti interessati che prospettive ponesse loro questa novità. In altri termini: come prevedevano di impiegare il risparmio derivante dal taglio della tassazione - che più o meno tutte le analisi sono concordi nello stimare attorno ad una media di 15.00 euro annui? Davvero, come negli auspici, prevedevano di riuscire ad investirli per la crescita dell'azienda? Ho così fatto circolare un rapido sondaggio tra i birrifici di mia conoscenza (prendetelo dunque per quello che è, dato che non si tratta di un campione statisticamente costruito).


Certo la notizia è stata in generale ben accolta, e le buone intenzioni su questo fronte ci sono: chi si propone di poter contare su ulteriore manodopera almeno nei frangenti più impegnativi, chi di investire in marketing e comunicazione, ricerca e sviluppo, cantina e attrezzature, certificazione biologica delle materie prime; chi, molto banalmente, prevede semplicemente di poter dormire sonni più tranquilli a fronte di situazioni finanziarie non sempre stabili - basti pensare a chi ha aperto da poco e deve ancora rientrare dei costi di avvio dell'attività. Solo due hanno accennato all'opportunità di ridurre anche il prezzo al consumatore (per quanto si tratti di un risparmio di pochi centesimi se quantificato sulla singola birra). Ma se diffuso è l'apprezzamento per il provvedimento, altrettanto diffuse sono le perplessità.

Molti infatti hanno evidenziato come non sia ancora chiara la modalità secondo cui questo regime fiscale più vantaggioso verrà applicato; con il rischio che possa in realtà risolversi in oneri maggiori dei risparmi. "Il mio timore è che non rimangano affatto tesoretti da investire - ha affermato Carlo Antonio Venier di Villa Chazil -: per gestire i registri di carico e scarico così come prefigurato potrebbe essere necessario impiegare part time una persona, e inoltre potrebbe anche essere necessario installare un nuovo contalitri". La questione della tipologia di contalitri richiesta, non ancora chiarita, è infatti essenziale. Come spiega Gianpaolo Tonello, tecnico consulente di numerosi birrifici sia in Italia che all'estero, "la paventata possibilità che il pagamento torni sul controllo del mosto tramite contatori MID può essere un boomerang. Se così fosse il risparmio sarà nulla a confronto delle spese che si dovranno affrontare per avere dei sistemi di conteggio del mosto certificati MID, che si aggirano sui 17.000 euro. Inoltre, operativamente parlando, la sanificazione impiantistica sarebbe più a rischio, e di conseguenza la salubrità delle birre. Ripeto che al momento si tratta soltanto di una possibilità, e come tale va considerata; ma se dovesse essere confermata, per i piccoli birrifici sarebbe un aggravio pesantissimo. Attendiamo chiarimenti". 

Tutti i birrai sia friulani che veneti che mi hanno risposto si sono detti preoccupati dei costi burocratici della nuova disciplina di gestione del magazzino (l'accisa non verrà infatti più pagata sul mosto, ma sul magazzino), e appunto della questione contalitri; senza contare che, come ha osservato con cupo sarcasmo Severino Garlatti Costa del birrificio omonimo, "non è nemmeno chiaro se si possa rinunciare al nuovo regime nel caso in cui, come per molte piccole realtà potrebbe accadere, i costi di gestione del tutto siano superiori al beneficio". Commento sostanzialmente analogo è arrivato anche dalle Marche con Alessandro Dichiara del birrificio Sothis, che a fronte di queste stesse perplessità ha affermato di non voler fare alcuna previsione su futuri guadagni o perdite. Così anche i fratelli Covolan del birrificio La Ru, affermando che "non crediamo sia giusto che il beneficio economico sia solo a vantaggio dell'azienda, ma vada diviso anche con il cliente", si chiedono se questo davvero accadrà: "Abbiamo sempre detto che la birra italiana è tra le più care in Europa a causa delle accise - hanno osservato - ma adesso staremo a vedere se davvero sarà così. Prima dobbiamo capire come verrà applicata esattamente la normativa". Peraltro, ha osservato Lorenzo Serroni di The Lure, i birrifici non sono nuovi alle incertezze burocratiche: "In questi anni è stata fatta ad esempio molta confusione in tema di registri - ha spiegato -, dapprima con obbligo del solo registro cartaceo, poi duplice insieme al digitale, ma non in tutte le Regioni; con differenze tra provincia e provincia e software spesso incompatibili con lo stesso sito delle Dogane. Un bel labirinto, dove però ogni errore è punito con una multa. Per cui questa volta la speranza è quello di avere una vera spinta per il settore, non un ulteriore affossamento con la burocrazia".

Si potrà dire che stiamo al momento speculando sul nulla, dato che non sono ancora arrivati tutti i chiarimenti relativi ai punti sollevati; ma sicuramente tra i birrai la preoccupazione è palpabile,e si tratta a mio avviso di un dato di fatto che non può essere ignorato. L'auspicio è pertanto che sia fatta chiarezza quanto prima sui punti del decreto che, almeno ad alcuni birrai, risultano ancora ambigui.