Mi pare giusto e doveroso iniziare questo post con un grazie a tutti coloro che hanno letto e commentato il mio esordio su web (ho visto anche 5 visualizzazioni di pagine dalla Germania e 4 dalla Francia...ahò, chi siete?): davvero un'accoglienza calorosa, e un ottimo incoraggiamento a proseguire.
Mi scuso anche per non aver risposto alle mail ricevute: ieri era la giornata libera di Enrico (per chi non lo sapesse, la mia dolce metà; o il mio dolce doppio, come alcuni ironizzano, data la statura che rasenta il metro e novanta), per cui l'abbiamo dedicata a sbrigare un po' di faccende domestiche.
Tra queste la periodica gita carburante in Slovenia, a 35 km da qui, dato che, come ho spiegato in questo articolo pubblicato su Città Nuova, in Friuli vige l'abitudine di attraversare il confine per fare rifornimento: anche i buoni benzina concessi ai residenti infatti, di fronte ai prezzi attuali, non costituiscono un incentivo sufficiente ad evitare il viaggio.
La meta più popolare è appunto la Slovenia: basta entrare nel sito della Petrol, l'ex compagnia petrolifera di Stato ora privatizzata (nonché praticamente l'unica che si vede in giro), per visualizzare i prezzi correnti e fare i conti se conviene mettersi al volante. Ieri abbiamo trovato un ottimo 1,395 per il diesel, il più basso da mesi (per quanto abbia ricordi anche di 1,320), che confrontato con i prezzi dei distributori udinesi, che viaggiano verso i 1,800, è un affare.
Ma l'Austria può riservare sorprese anche migliori: se appena passato il confine di Tarvisio i prezzi si attestano sui 1,500 per il diesel - giusto per accalappiare i turisti del rifornimento, insomma - quando il mese scorso ci siamo addentrati fino a Klagenfurt per i mercatini di Natale, di fronte all'ottimo 1,365 offerto dalla Shell non abbiamo saputo resistere a riempire quel mezzo serbatoio che già era vuoto (peccato non essere arrivati lì a secco). Insomma, il prezzo pare essere inversamente proporzionale alla distanza dal confine.
A quanto ammonta, dunque, non solo il volume di accise che se ne va all'estero, ma anche tutto l'indotto (dato che le stazioni di servizio vendono a prezzi competitivi una serie di altri articoli di interesse al turista)? Difficile quantificarlo senza chiedere a ciascun avventore se è lì a fare rifornimento per puro caso o di proposito e che cosa ha eventualmente acquistato, ma la domanda sorge spontanea...
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