Province, il Fvg va avanti
Bozza Pedicini in aula il 17
di Chiara Andreola
Antonio Pedicini, presidente della commissione speciale per il
riordino delle Province, è ottimista circa l'iter della proposta di
legge che trasforma le attuali province in enti di secondo grado.
«Abbiamo definito il testo base – ha riferito –, giovedì 17 gennaio
procederemo al voto, articolo per articolo, e all’esame di eventuali
emendamenti dopodiché la proposta di legge potrà essere calendarizzata,
per l’approdo in aula, tra la fine di gennaio e l’inizio di
febbraio». «Sono aperto a proposte di modifica: ma se giovedì si tirerà a
campare - avverte -, il regolamento mi permette di inserire il testo
senza emendamenti all'ordine del giorno per la discussione in aula».
Il Friuli Venezia Giulia sulla questione province va dunque avanti. Il testo base è pronto. Si tratta della riforma delle quattro province attuali, che alla scadenza dei rispettivi mandati elettorali assumeranno solo funzioni consultive e di rappresentanza; quelle amministrative saranno - stando al testo Pedicini - invece trasferite alla Regione, così come il personale, i beni, i tributi e tutte le altre entrate. Intervento volto a «semplificare e riordinare» l'attuale assetto istituzionale, consentendo un risparmio quantificato da Pedicini in 15 milioni di euro.
L'adozione non è stata esente da critiche: in primo luogo quella della fretta, dati i tempi stretti imposti sia dalla legge di stabilità – che, pur avendo congelato per un anno il riordino delle province nelle regioni a statuto ordinario, pone un limite di sei mesi per le regioni a statuto speciale e il commissariamento delle amministrazioni in scadenza nel 2013 – che dalla fine della legislatura. «Ma abbiamo ascoltato tutte le parti sin dal mese di agosto – ribatte Pedicini – e il risultato è una sintesi dell'orientamento maggioritario elaborato da una commissione paritetica: questa è una riforma necessariamente trasversale, non può essere inserita nel medagliere di una sola forza politica. Ma se questo non sarà possibile nei tempi previsti, non avrò alternative a chiedere la discussione in aula senza modifiche: il consiglio si assumerà poi le sue responsabilità. E se qualcuno, per ragioni elettorali, intende discostarsi dalla proposta scaturita, i cittadini giudicheranno».
Una critica ai modi in cui si è giunti a questa sintesi arriva infatti dal Pd, che ieri in commissione si è astenuto: «Quello su cui ha messo la firma Pedicini, che non condividiamo, è solo uno dei quattro testi in esame – spiega il consigliere Franco Iacop – e ci siamo astenuti semplicemente perché anche noi ne abbiamo uno. Sulla base di quello, il 17 presenteremo i nostri emendamenti».
A rimanere contraria è invece la Lega: «Non è la campagna elettorale il momento migliore per riforme come questa – ribadisce il segretario regionale Matteo Piasente – perché qualunque intervento assume un sapore politico. Ad ogni modo, la proposta sarà sicuramente bocciata in aula». Se la Lega promette quindi voto contrario, Pedicini osserva come il comportamento del Carroccio sia contraddittorio: «Formalmente chiede il superamento dell'istituto delle province – afferma – ma poi, siccome ha problemi in casa, frena».
Il riferimento è all'imminente scadenza elettorale della provincia di Udine, che dovrebbe andare al voto in primavera: ieri Iacop ha invitato la giunta Tondo a disporre il commissariamento in tempo utile (entro il 7 marzo) in modo da non rinviare ulteriormente il processo di riforma, assumendo un atteggiamento passivo di fronte alle richieste dell'alleato leghista che avrebbe interesse a rinnovare l'amministrazione provinciale. Invito che Piasente bolla come mossa pre-elettorale, «visto che il Pd è all'opposizione».
Critica vivacemente respinta al mittente dall'interessato, che vi vede una nascosta volontà conservatrice nella posizione leghista: «Il problema è casomai di Fontanini e della Lega da un lato e di Tondo e il PdL dall'altro: mi chiedo come l'attuale maggioranza risolverà la questione quando in aula arriverà la proposta Pedicini, sulla quale i due partiti sono divisi».
Il Friuli Venezia Giulia sulla questione province va dunque avanti. Il testo base è pronto. Si tratta della riforma delle quattro province attuali, che alla scadenza dei rispettivi mandati elettorali assumeranno solo funzioni consultive e di rappresentanza; quelle amministrative saranno - stando al testo Pedicini - invece trasferite alla Regione, così come il personale, i beni, i tributi e tutte le altre entrate. Intervento volto a «semplificare e riordinare» l'attuale assetto istituzionale, consentendo un risparmio quantificato da Pedicini in 15 milioni di euro.
L'adozione non è stata esente da critiche: in primo luogo quella della fretta, dati i tempi stretti imposti sia dalla legge di stabilità – che, pur avendo congelato per un anno il riordino delle province nelle regioni a statuto ordinario, pone un limite di sei mesi per le regioni a statuto speciale e il commissariamento delle amministrazioni in scadenza nel 2013 – che dalla fine della legislatura. «Ma abbiamo ascoltato tutte le parti sin dal mese di agosto – ribatte Pedicini – e il risultato è una sintesi dell'orientamento maggioritario elaborato da una commissione paritetica: questa è una riforma necessariamente trasversale, non può essere inserita nel medagliere di una sola forza politica. Ma se questo non sarà possibile nei tempi previsti, non avrò alternative a chiedere la discussione in aula senza modifiche: il consiglio si assumerà poi le sue responsabilità. E se qualcuno, per ragioni elettorali, intende discostarsi dalla proposta scaturita, i cittadini giudicheranno».
Una critica ai modi in cui si è giunti a questa sintesi arriva infatti dal Pd, che ieri in commissione si è astenuto: «Quello su cui ha messo la firma Pedicini, che non condividiamo, è solo uno dei quattro testi in esame – spiega il consigliere Franco Iacop – e ci siamo astenuti semplicemente perché anche noi ne abbiamo uno. Sulla base di quello, il 17 presenteremo i nostri emendamenti».
A rimanere contraria è invece la Lega: «Non è la campagna elettorale il momento migliore per riforme come questa – ribadisce il segretario regionale Matteo Piasente – perché qualunque intervento assume un sapore politico. Ad ogni modo, la proposta sarà sicuramente bocciata in aula». Se la Lega promette quindi voto contrario, Pedicini osserva come il comportamento del Carroccio sia contraddittorio: «Formalmente chiede il superamento dell'istituto delle province – afferma – ma poi, siccome ha problemi in casa, frena».
Il riferimento è all'imminente scadenza elettorale della provincia di Udine, che dovrebbe andare al voto in primavera: ieri Iacop ha invitato la giunta Tondo a disporre il commissariamento in tempo utile (entro il 7 marzo) in modo da non rinviare ulteriormente il processo di riforma, assumendo un atteggiamento passivo di fronte alle richieste dell'alleato leghista che avrebbe interesse a rinnovare l'amministrazione provinciale. Invito che Piasente bolla come mossa pre-elettorale, «visto che il Pd è all'opposizione».
Critica vivacemente respinta al mittente dall'interessato, che vi vede una nascosta volontà conservatrice nella posizione leghista: «Il problema è casomai di Fontanini e della Lega da un lato e di Tondo e il PdL dall'altro: mi chiedo come l'attuale maggioranza risolverà la questione quando in aula arriverà la proposta Pedicini, sulla quale i due partiti sono divisi».
(Pubblicato su ilnordest.eu, mercoledì 09 Gennaio 2013)
Sono d'accordissimo! Secondo me è proprio questa la strada che dovrebbe intraprendere l'Italia. Più che un ridimensionamento numerico, serve una revisione funzionale, che semplicemente elimini il livello di governo provinciale (che, in un'Europa delle Regioni ha sempre meno senso) e trasferisca le funzioni ora di competenze provinciali a regioni e comuni, lasciando le province come meri organi amministrativi.
RispondiEliminaPer ulteriori approfondimenti rimando al riassunto della mia tesi: http://tomasocomazzi.wordpress.com/2012/11/17/tesi-triennale-parte-1-un-grande-grazie-a-tutti/