Si, lo so, è un titolo che in quanto ad umorismo fa concorrenza ai britannici: ma non ho potuto non pensare a questo gioco di parole nell'andare al primo Festival della birra artigianale di Fiume Veneto, in provincia di Pordenone. Una manifestazione che, pur essendo appena nata, prometteva bene: oltre a nomi già noti al grande pubblico come Zahre, o ai lettori di questo blog nonché alla sottoscritta come Valscura e Bradipongo, al Festival avrebbero partecipato il Birrificio Artigianale Veneziano di Maerne (Venezia), l'Acelum di Castelcucco (Treviso), il Baracca di Nervesa (sempre Treviso...evvai, che li battiamo tutti), l'Estense - appunto - di Este (Padova) e il Campagnolo di Muggia (Trieste). Insomma, se chi ben comincia è a metà dell'opera, per la seconda edizione ci aspettiamo grandi cose: come avremmo avuto poi modo di provare, infatti, si tratta dal primo all'ultimo di pezzi da novanta per quanto magari poco noti.
A dire la verità, la serata non era iniziata nel migliore dei modi: la chiarezza delle indicazioni apposte in paese lasciava un po' a desiderare, così abbiamo sorpassato il tendone - non ben visibile dalla strada - senza nemmeno accorgercene. Meno male che eravamo arrivati presto: così abbiamo fatto comunque in tempo ad ascoltare l'ultima parte della dotta dissertazione dei Costantino Cattivello dell'Ersa, che dava consigli sulla coltivazione del luppolo da birra nelle sue diverse varietà. Peccato che fossimo arrivati a relazione già iniziata, per cui - ammetto - non ci ho capito molto: ma ho comunque apprezzato quel poco che ho avuto modo di ascoltare.
Dato che il grosso della folla doveva ancora arrivare, abbiamo avuto modo di parlare anche con due degli organizzatori: ragazzi giovani e pieni di buona volontà, che non si sono fatti scoraggiare davanti al fatto di essere alla prima esperienza. Infatti, al di là dell'aver riunito dei birrifici di spessore, hanno messo in piedi un programma di tutto rispetto: oltre ai concerti, al concorso "Vota il birrificio migliore" e al raduno delle Ape Car, hanno organizzato una serie di laboratori di degustazione per la domenica pomeriggio. Enrico avrebbe indubbiamente puntato su quello "Birra e carne", in cui le birre venivano abbinate a spiedini e affini (perdonate la rima), a cura di una macelleria del luogo; personalmente avrei preferito il "Birra e cioccolata", uno degli accostamenti che apprezzo parecchio, sotto la guida di una pasticceria sempre della zona. Ad incontrare i gusti di entrambi sarebbe indubbiamente stato il "Birra e pizza": abbinamento classico, ma sempre gradito. Al di là dei gusti personali, è stato interessante il fatto che abbiano coinvolto gli esercizi commerciali locali: un buon esempio di collaborazione che può avere ripercussioni positive sul territorio anche al di là dei due giorni di festa.
Onore anche all'organizzazione della cucina, spesso punto dolente delle sagre, afflitto da lunghe code e gente che sgomita al banco della distribuzione: qui gli organizzatori hanno avuto la geniale intuizione di far compilare l'ordinazione a ciascuno su di un menù prestampato con indicato il numero del tavolo, che andava poi consegnato in cassa. A quel punto non restava che attendere di essere serviti, con notevole snellimento dei tempi e riduzione del caos. Fiduciosi dunque che procacciarci il cibo per la cena non sarebbe stato un problema - il menù era discretamente vasto, e andava dagli gnocchi, ai panini, al frico - abbiamo iniziato il nostro tour degli otto birrifici presenti: se siete curiosi di sapere com'erano, vi aspetto su queste pagine per le prossime puntate...
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