Eravamo rimasti all'ora di pranzo, sulla via per raggiungere il tendone di Morsano al Tagliamento: un paese che, soprannominato un tempo "Morsano delle oche" quasi come una presa in giro, ha saputo valorizzare questa - chiamiamola così - tipicità mettendo in piedi la celebre "Sagra dell'Oca", che il prossimo novembre vedrà l'edizione numero 41. Insomma, ormai è roba collaudata: tanto che la coda alla cassa del chiosco aveva dello scoraggiante.
Se non fosse che già avevamo fatto aperitivo, sarebbe valsa la pena iniziare con uno dei vini della fornitissima enoteca; abbiamo però preferito accompagnarlo al pranzo, dopo una nutrita - beh, non ancora...- discussione su quale piatto scegliere. Il menù infatti era assai vario, con conseguente indecisione; così abbiamo optato per tre piatti diversi da condividere. Io, giusto per andare sul sicuro, ho puntato sugli gnocchi al sugo d'oca: certo non erano le patate di Godia, però l'oca era quella di Morsano, e si capiva che preparare un ragù a dovere è il loro punto di forza. Emanuele invece è rimasto affascinato dal "nido d'oca", nella foto: bocconcini d'oca su letto di polenta e funghi, bello a vedersi oltre che da mangiare. Da ultimo Enrico, che come sempre è andato sul verace: coscia d'oca con polenta, certo abbastanza impegnativa in quanto a pesantezza, ma il sughetto che la accompagnava vinceva su tutto. Insomma, complimenti alle oche - e ai cuochi, ovvio.
Io però, in fin dei conti, sono una tipa da dolce: e poco distante c'era lo stand di Pantianicco, il Pais dal miluç - come recita anche il cartello stradale -, ossia il paese delle mele con relativa mostra regionale e festeggiamenti annessi. Ormai prossima, peraltro, dato che la prossima edizione partirà il 27 settembre fino al 6 ottobre. L'occhio mi è caduto sui tanti dolci disponibili, un vero paese del balocchi per un'appassionata come me: contrariamente alle mie abitudini ho scelto le fritulis, le frittelle, che generalmente escludo appunto perché fritte. Queste però, devo ammettere, erano fatte bene, per niente unte: onore al merito anche a loro, quindi, e alle loro mele.
A quel punto però, per par condicio, serviva il regalo anche per papà: e dato che squadra che vince non si cambia, ci siamo rivolti al chiosco degli amici di Foglie d'erba per una bottiglia di una certezza come la Freewheelin' IPA. Papà, lo so che l'hai già bevuta, inutile che lo neghi: com'era?
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