Si sa che Trieste, per gli Udinesi, è terra nemica; ma per fortuna nel nostro caso qualche amico triestino ce l'abbiamo, così qualche giorno fa siamo stati a farci un giro in questa città che - lo ammetto - mi ha sempre colpita con il suo fascino mitteleuropeo. Il nostro amico Gabriele peraltro, da bravo conoscitore del luogo, ci ha accompagnati in una stupenda passeggiata tra vie e viuzze assai pittoresche poco conosciute ai turisti, con tappa finale sulle rive a vedere un tramonto i cui colori avevano dell'incredibile. Insomma, a un anno dal mio trasferimento a Udine, proprio non riesco ancora a capire cosa mai ci sia che non va nel capoluogo giuliano.
Dato che ormai era ora di cena, abbiamo chiesto alla nostra guida di portarci in un locale che meritasse: e la sua scelta è caduta sulla birreria Paulaner, che si trova appunto sulle rive. Vabbè, non sarà birra artigianale: ma la Paulaner è sempre la Paulaner, per cui non ce lo siamo fatti dire due volte.
Le prime due pagine del listino erano interamente occupate dalle birre - appunto - Paulaner, in una varietà tale che alcune non le avevo mai nemmeno sentite nominare; curioso poi che, oltre al prezzo della birra piccola, da mezzo e da litro, sia riportato anche quello del fusto. Insomma, se siete una compagnia numerosa o se vi è piaciuta così tanto da volervela portare a casa in quantità industriali, sappiate che c'è anche questa opzione.
In quanto al cibo, vi avverto: se avete fretta, cambiate locale. Non perché siano lenti a servire, ma perché la lista di antipasti, insalate, piatti bavaresi, panini, e soprattutto di pizze, è così lunga che difficilmente arriverete a leggerla tutta, e se proprio volete farlo dovrete prendervi il vostro tempo. Ammetto di essere rimasta piuttosto disorientata, e infatti la scelta non è stata facile per nessuno dei tre. Dopo vari tentennamenti, io ho optato per una tagliata di pollo con verdure grigliate, rucola e pomodorini, Enrico per una pizza Cleo - come al solito leggerina: radicchio di Treviso, speck e formaggi - e Gabriele per un panino blues (e qui lo ammetto, non ricordo che cosa ci fosse dentro...). Tutte ottime scelte, peraltro: la tagliata era ben cotta e saporita, e anche la pizza - almeno così mi ha detto la mia dolce metà - ha superato l'esame sia in quanto a fragranza della pasta che a farcitura. Altro suggerimento, andate affamati: le porzioni sono assai generose, tanto che persino Enrico ha dovuto dare del suo meglio per arrivare in fondo.
In quanto a birra, invece, siamo andati sul sicuro: la Paulaner Salvator, una rossa a bassa fermentazione, dal malto molto spiccato - così come il grado alcolico, dato che ne fa 8. Insomma, roba tosta: in fondo, come ricorda il sito della Paulaner, "nel periodo di digiuno per i frati di San Francesco di Paola la
Salvator sostituiva il nutrimento". Ah, ecco, si spiegano tante cose: dopo che ti sei bevuto una birra così corposa - non a caso fa 71 kcal per 100 ml, con tutto quell'orzo - vai avanti per una giornata intera. "Il birraio più famoso - prosegue poi il sito - è stato frate
Barnaba, che ha diretto dal 1773 la birreria Paulaner del monastero. La
sua ricetta originale è rimasta fino ad oggi pressoché immutata". Un pezzo di storia, insomma, oltre che un piacere per il palato. Certo non è il miglior abbinamento con il pollo: con quello sarebbe stata più indicata la birra dell'Oktoberfest, disponibile dato il periodo, una chiara molto beverina nonostante il tenore alcolico (6 gradi) e il gusto più maltato rispetto alle altre birre dello stesso genere. Ma per quella aspetteremo di andare davvero all'Oktoberfest...
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