Alle spalle dell'Acelum, quattro anni di esperienza: forse non molti, ma più di quelli di diversi dei birrifici presenti. Il tutto è nato da un'azienda che produce impianti per microbirrifici, la Bccinox, che ha poi deciso - diciamo così - di collaudarli: il titolare che ci ha accolti, infatti, ha messo in chiaro da subito di non essere lui ad occuparsi materialmente di malti, luppoli e cotte, compito affidato a birrai qualificati allo scopo. Spulciando nel loro sito, poi, ho pure scoperto che la Bccinox ha installato all'Acelum un impianto all'avanguardia, che si vanta di avere "un'efficenza dell'90% nella resa di cotta e un'efficenza termica altissima, dovuta all'ottima coibentazione e al recupero del vapore totalmente condensato", tanto che "in media una cotta costa in termini di energia elettrica intorno ai 13€". Non ho visto i prezzi delle loro birre, ma oso sperare che il risparmio si ripercuota anche sul consumatore.
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Venendo al concreto, l'Acelum aveva portato a Fiume tre birre alla spina. Il nome della prima, la Delizia - una strong ale - ha peraltro una storia particolare: originariamente, forse per i suoi 9 gradi, di chiamava Deliria, ma poi è stato imposto di cambiare il nome per questioni commerciali. Traccia della vecchia denominazione è rimasta nella grafica dell'etichetta: la z, infatti, è formata da una r e da una i unite, tanto che il lettore distratto - o semplicemente allegro dopo un paio di bicchieri - può ancora confonderle.
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Per rimanere più sul leggero c'era l'Anarkica, che con nemmeno quattro gradi torna buona per dissetarsi nelle giornate estive; e la Freya, dedicata alla saggista britannica Freya Madeleine Stark (nella foto), che ha trascorso ad Asolo buona parte della sua vita. Veramente, secondo il titolare, non è questa la punta di diamante della produzione dell'Acelum; ma una volta saputo che l'ingrediente principe di questa belgian ale è il farro, abbiamo deciso che valeva la pena togliersi la curiosità. Ancor prima di berla, arriva al naso un'incredibile zaffata di aroma floreale: aroma che si conferma nel gusto, dolce e delicato, che lascia però poi spazio ad un amaro leggero nel retrogusto parecchio dissetante. Al di là del fatto che l'ho molto apprezzata a livello di gusti personali, c'è da ammettere che non avevo mai assaggiato nulla di simile: caratteristica peraltro comune a molti dei birrifici presenti quel giorno, che esibivano in questo senso dei pezzi unici.
Insomma, mi toccherà tornare a cercare la Freya: purtroppo non ci sono nei paraggi locali che la tengono - l'Acelum distribuisce in Veneto e Lazio - per cui, a meno di non ordinarla online, vorrà dire che farò un giro a Castelcucco la prossima volta che torno in patria...
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