Uno dei nuovi ospiti a Marano, come già anticipato, era la Fabbrica della Birra Perugia: nome già noto per quanto relativamente giovane (ha aperto nel 2013), soprattutto dopo aver ottenuto il titolo di Birrificio dell'anno 2016 assegnato da Unionbirrai. Anche qui stiamo peraltro parlando di un birrificio "in rosa" , essendo capitanato da Luana Meola. Avevo già avuto occasione di conoscerla un paio d'anni fa all'Expo della Brasseria Veneta, ma non avevo avuto modo in quella sede di fermarmi per una chiacchierata approfondita con lei a proposito delle sue birre; e a Marano mi sono così avviata a colmare questa lacuna.
Mi sono trovata davanti spine che facevano riferimento a birre assai diverse a livello di "scuola di pensiero", ossia quelle della linea definita "classica" e quelle della linea "creativa": come dicono gli aggettivi stessi, si tratta quindi da un lato di birre che, pur con i dovuti tocchi di personalizzazione, rimangono nei canoni dello stile di riferimento; e birre che invece si lanciano nel terreno della sperimentazione. Alla mia domanda se si riconoscesse di più nella filosofia "classica" o in quella "sperimentale", Luana ha risposto di non sentirsi legata in maniera particolare a nessuna: e che sia "onnivora" non c'è dubbio, anche se personalmente vedo in lei più una vena di sperimentazione. Basti dire che anche la linea classica vede, nel caso della porter, l'aggiunta di granella di cioccolato per farne una chocolate porter; e la rossa è definita come "american red ale", con una luppolatura di mosaic, amarillo e citra che non solo lascia pochi dubbi in merito a quale Paese le abbia dato l'ispirazione, ma ne fa anche una birra al di fuori dei canoni della "solita rossa".
I luppoli americani o comunque cosiddetti "del nuovo e nuovissimo mondo" (includendo quindi anche quelli australiani) sembrano peraltro appassionare Luana: lo si nota bene nella prima birra che ho provato, la apa Calibro7, che a livello di luppoli mette insieme Motueka, Galaxy, Citra, Mosaic, Sorachi, Galena e Chinhook. Per chi non li conoscesse, basti dire che all'aroma il risultato è un tripudio di frutta tropicale con un fondo agrumato, seguito da un corpo abbastanza esile - ma non del tutto evanescente, dato che una pur leggera nota maltata rimane - e da una chiusura di un amaro citrico e secco, ben dissetante. Sulla stessa scuola di pensiero è quella che ho definito la sua "sorella maggiore", la Experimental, una imperial ipa che porta a livelli più intensi (nonché più alcolici) le stesse caratteristiche della Calibro7, pur mantenendo un corpo di altrettanto facile beva e una notevole attenuazione che invoglia al sorso successivo (pericolosamente, oserei dire, dati gli 8 gradi alcolici).
Tra le sperimentazioni ci sono poi da segnalare la Ila, una scotch ale nata in collaborazione con il noto produttore di distillati Samaroli, affinata in barili di whisky; e la Cosmo Rosso, una amber ale che non rinuncia alle note agrumate grazie alla luppolatura con Equinox, Mandarina Bavaria e Citra. Un birrificio, insomma, che consiglierei in particolare agli amanti delle luppolature all'americana, sperimentate peraltro anche là dove tradizionalmente non vengono usate.
Chiudo questa carrellata sul Festival Nonsolobirra con un ringraziamento a tutti gli altri birrifici presenti, di cui non ho parlato qui per questioni di brevità e per la volontà di dare spazio alle birre nuove che ho provato; ma che non sono certo meno meritevoli di quelli a cui ho dedicato un post. In particolare le congratulazioni vanno ai fratelli Trami, vincitori del concorso "popolare" per il miglior birrificio presente. E con questa, arrivederci alla prossima edizione...
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