Rieccoci qui, dopo le varie vicissitudini elettorali, per dare un seguito alla domanda sollevata nel mio ultimo post (chi se lo fosse perso può leggerlo qui): ossia, che succederebbe se davvero Berlusconi venisse condannato per voto di scambio e truffa elettorale in virtù dell'ormai celebre lettera sul rimborso Imu.
L'avvocato Moscatello è stato di parola, ed è andato a scartabellare i codici per vedere quali pene prevede la legge in questi casi. Secondo l'art. 113 del Testo Unico delle leggi elettorali, «le condanne per reati
elettorali, ove venga dal Giudice applicata la pena della reclusione, producono
sempre la sospensione dal diritto elettorale e l'interdizione dai pubblici
uffici. Se la condanna colpisce il candidato, la privazione dal
diritto elettorale e di eleggibilità è pronunziata per un tempo non minore di
cinque anni e non superiore a dieci». Tradotto: se il politico in questione va dietro le sbarre, per un periodo compreso tra i cinque e i dieci anni non può né votare né candidarsi. Qui, però, stiamo parlando di qualcuno che già siede in Parlamento, non che deve ancora essere eletto; in tal caso, spiega Moscatello, le Camere deliberano la decadenza del condannato dalla carica, come prevede l'articolo 66 della Costituzione.
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