sabato 2 marzo 2013

Il dinamismo di idee dei giovani immigrati

Al di là di quanto spesso venga fatto notare lo scarso dinamismo della scuola italiana, nonché la pressoché assoluta assenza di collegamenti con il mondo del lavoro e delle imprese, a voler ben vedere gli esempi di collaborazione non mancano: uno degli ultimi di cui mi è capitato di avere conoscenza è stato il concorso "Industriare arte giovani" - promosso da Confindustria Udine, Friuladria Crédit Agricole, l’associazione Le Arti Tessili e Juliet Art Magazine - in cui sono state coinvolte tutte le scuole della regione. Ad ispirare gli ottantadue studenti che hanno partecipato è stata la visita alla mostra di arte tessile contemporanea Mixing Cultures; a quel punto, è toccato a loro liberare il genio creativo e realizzare la propria opera. In palio c'erano uno stage in un'azienda tessile e la pubblicazione delle foto delle migliori opere sulla rivista d'arte promotrice: un vero e proprio talent scouting, come si usa chiamarlo, in cerca di menti giovani e brillanti che portino idee innovative in questo settore dell'industria.

E fin qui, il concorso non ha probabilmente nulla di diverso da altri che vengono promossi seguendo gli stessi principi. A colpirmi, tuttavia, è stato il nome dei vincitori - anzi, delle vincitrici, premiate ieri: al primo posto si è classificata Aisha Gomaa (con l'opera Protect me - Project me, nella foto), e al secondo Mengqi Wu (con addirittura due opere ex aequo). Non conosco la loro provenienza né la loro storia, ma i nomi fanno capire che sono figlie di genitori immigrati (data la giovane età, è del tutto verosimile che le ragazze siano nate qui). Mi ha colpito non soltanto perché mi sembra un esempio virtuoso e significativo della realtà multiculturale dell'Italia e del contributo positivo che i giovani di origine straniera possono portare - anche sotto il profilo economico, dato che si tratta pur sempre di un concorso finalizzato a trovare nuove idee per l'industria; ma anche perché sembra fare perfettamente il paio con i dati diffusi oggi da Unioncamere, secondo cui nel 2012 le imprese guidate da immigrati sono cresciute di 24.329 unità (+ 5,8%), sfiorando quota 480 mila (il 7,8% delle imprese totali): «un contributo che si è rivelato determinante per mantenere in campo positivo il bilancio anagrafico di tutto il sistema imprenditoriale italiano - sottolinea Unioncamere nel comunicato stampa - cresciuto, lo scorso anno, di sole 18.911 unità».

Il presidente Ferruccio Dardanello ha dichiarato a La Repubblica che si tratta «di forze giovani con una grande motivazione alle spalle e dunque capaci di offrire opportunità di lavoro che, in questa fase, possono essere importanti nel recupero dei livelli occupazionali. La geografia dello sviluppo dei territori e del rilancio del Paese passa anche per la valorizzazione di queste forze imprenditoriali, che scelgono la via del mercato per integrarsi prima e meglio nella nostra società». Insomma, per dirla in parole povere: gli immigrati sembrano avere più idee e più voglia di rimboccarsi le maniche rispetto agli italiani, almeno stando ai numeri. Chissà che, a partire - come in questo caso - dalle scuole, possa essere il punto di partenza per un passo avanti non solo sotto il profilo economico, ma anche culturale e sociale.

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