venerdì 8 febbraio 2013

Sauris, dove birra e speck sono un tutt'uno

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare vedendo la mia minuta struttura fisica, quando si parla di buon cibo e buona birra non faccio certo orecchie da mercante: sensibilità - chiamiamola così - che condivido con Enrico. Per cui abbiamo l'abitudine di fare ogni tanto un pellegrinaggio a Sauris, ridente paesino di 426 abitanti (in tutto il Comune, beninteso: i singoli borghi contano poche famiglie ciascuno) nascosto in fondo alla Val Lumiei, in Carnia. Persone con mal di macchina, astenersi: arrivare lassù è un vero rodeo, specialmente d'inverno, data la notevole quantità di neve che cade ogni anno. E anche martedì scorso - consueto giorno libero del mio consorte - non ha fatto eccezione in questo senso.



La leggenda vuole che il paesello sia stato fondato da due soldati tedeschi in fuga dalla guerra nel XIII-XIV secolo (e vi assicuro che lassù nessuno li avrebbe mai cercati), ma fonti più accreditate parlano di immigrazione dalla valle di Lessach e dalla Pusteria; quel che è certo è che, chiunque fossero, i fondatori sono arrivati da nord, tanto è vero che a Sauris - Zahre, in lingua locale - si parla una lingua di origini germaniche, il saurano. Giusto per ribadire quanto comodamente raggiungibile sia il posto, durante la seconda guerra mondiale vennero confinati lassù 300 prigionieri neozelandesi: sono stati loro a costruire la diga sul torrente Lumiei, per formare il lago - che abbiamo visto stupendamente ghiacciato - che alimenta la centrale idroelettrica. Sotto l'acqua è rimasto il paesino di La Maina, ora ricostruito più in alto lungo il pendio.

Sono stata a Sauris la prima volta tre anni fa per l'Immacolata, confidando - speranza vana - di trovarvi i mercatini di Natale: ho così ripiegato sul museo etnografico di Sauris di Sopra, che in un paio di sale molto ben allestite illustra la storia del paese e della sua popolazione. Dato l'isolamento della zona, le peculiarità culturali e linguistiche non mancano, per cui una visita va senz'altro fatta. Le altre volte, invece, sono sempre stata a camminare sulla neve - Pasquetta compresa, giusto per dare un'idea delle temperature che si registrano lassù - dato che i sentieri per gli appassionati di trekking sono parecchi.

Come dicevo, non è facile raggiungere Sauris, specie d'inverno; ma se dovesse capitarvi di rimanere isolati una volta lassù, di sicuro non vi mancheranno i generi di conforto. Sauris è infatti famoso per il suo speck e il suo prosciutto, degnamente bagnati dall'altrettanto famosa birra - chiara, rossa, affumicata o alla canapa. La prima volta che ci sono stata, non bevevo birra né mangiavo insaccati: dopo la prima rossa piccola e il primo tagliere di speck, ho chiesto il bis. E anche questa volta, come tutte le altre, siamo tornati a valle con il bagagliaio pieno di prelibatezze locali.

Unica avvertenza per chi volesse soggiornare lassù: non fate come quell'amico romano che, irritato perché il gallo cantava ogni mattina alle 5, ha chiesto al gestore del bed&breakfast se fosse stato possibile silenziarlo. I saurani sono piuttosto (diciamo così) sensibili....

2 commenti:

  1. Alla faccia, Chiara, tutta tu quella birrona?
    Ma con lo speck saurano mi sa ci vuole .....

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  2. No no, quella è di Enrico...è solo scena... :-)

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