venerdì 29 aprile 2016

Santa Lucia, parte sesta: oltre i confini

Pur con notevole ritardo, aggiungo un paio di annotazioni su alcuni birrifici - e mi perdoneranno i numerosi altri - presenti, tramite i loro distributori, nell'ultimo weekend dedicato ai birrifici stranieri. 

A farmi una panoramica - anzi, a farmi fare una vera e propria verticale di assaggi - del birrificio spagnolo La Pirata è stato il caro Damiano, che mi ha fatta iniziare con la ipa Via Krucis - un nome, un programma, viste le numerose "stazioni" che mi aspettavano - : già da lì si nota una delle caratteristiche distintive di questo birrificio, ossia le luppolature audaci sottolineate ancor di più da corpi spesso scarichi a dispetto del grado alcolico. Qui l'agrumato del luppolo all'aroma arriva a ricordare distintamente di limone, che ritorna anche in chiusura; e tra i due c'è...il nulla, almeno dal punto di vista del malto, perché il corpo leggero ha piuttosto i toni dell'amaro resinoso del luppolo. Se vi piacciono le luppolature americane, fa senz'altro per voi; così come un'altra ipa, la Ay Caramela, che a una luppolatura altrettanto citrica fa però seguire un imprevedibile corpo tostato, quasi di mandorla - risultando di conseguenza più robusta al palato, forse l'unica ad esserlo in tutto il repertorio. Andando sullo speziato ho provato la Green Street Imperial Saison (e questo era uno stile che mi mancava; come prevedibile, una saison più corposa e più alcolica, vedasi la lavagnetta della foto): un tripudio di profumi dallo zenzero, al pepe, ai chiodi di garofano, al coriandolo (ognuno può sentirci un po' quel che vuole, diciamo...) che chiude con una "pepatura" decisamente pronunciata. Virando più verso il dolce sono passata alla amber ale Sanda, i cui profumi e sapori finali mi hanno ricordato l'uvetta sultanina; e infine la oatmeal stout Lab001, dall'aroma ben tostato, che nel corpo ricorda il caffè zuccherato e la liquirizia con una distinta nota alcolica finale. Se morbidezza dell'avena c'è, diciamo che è coperta dai sapori forti. Devo dire che a livello di gusti personali queste birre mi sono piaciute e le ho trovate di piacevole bevuta; devo però ammettere, come già accennato, che per molti aspetti potrebbero definirsi eccessive, anche se può discutere a lungo su dove stia (se c'è) la linea dell'eccesso, e su quale sia la differenza tra il superarla con la sregolatezza del genio e lo strafare volendo stupire ad ogni costo.

Sempre rimanendo in Spagna, 2Drink ha portatole birre della Bercelona Beer Company; ho provato la loro novità, la pale ale ByBear, che - al contrario della filosofia di lavoro de La Pirata - vede il luppolo fare la sua comparsa solo in chiusura, con un amaro trerroso "all'europea"; mentre al naso spiccano il caramello, il biscotto e anche qualche sentore tostato, che conduce in bocca ai sapori di nocciola. Per gli amanti del dolce, ma senza risultare stucchevole - data appunto la chiusura di cui parlavo.

Un'ultima annotazione su Beer Gate, che ha portato le birre britanniche di Durham Brewery, The White Hag, Great Newsome e By The Horns: e di quest'ultimo mi ha fatto assaggiare la Old Smoked Tea Bitter, reinterpretazione delle bitter inglesi con malto affumicato, té nero e té Earl Grey (al bergamotto) della Joes Tea Company. Devo dire che l'accostamento tra l'affumicato e il té mi ha sopresa: se all'aroma spicca di più il bergamotto, in bocca il sapore amaro del té nero crea un contrasto con i malti affumicati che si risolve poi amalgamandosi in maniera inaspettatamente armonica, soprattutto risolvendosi nel finale in cui ritorna l'agrume, che va a contrastare quella che - parlando del té - potrebbe essere percepita come astringenza.

E qui chiudo la mia panoramica su Santa Lucia, ringraziando tutti coloro che mi hanno calorosamente accolta ai loro stand.

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