Il 3 gennaio al Lambiczoon di Milano si sono tenute le premiazioni del concorso "Birraio dell'anno", che aveva stuzzicato la mia curiosità visto che conoscevo tre dei cinque birrifici che hanno partecipato: il Foglie d'Erba, il Birrificio del Ducato e l'Extra Omnes. Se dei primi due conoscevo bene anche le birre che hanno presentato - la Freewhilin' Ipa, di cui ho parlato in questo post, e la Verdi, una della stout che ricordo con maggiore affetto - dell'ultimo non conoscevo la Bloed, aromatizzata alla ciliegia (avendo provato con somma soddisfazione solo la Migdal Bavel): e guarda caso è stata proprio questa a vincere, imponendomi di colmare questa terribile lacuna. Cosa che purtroppo devo ancora fare, dato che non sono riuscita a trovarla: ma ho rimediato con la Zest, che ha vinto il primo premio nel 2011 al Beer Festival di Milano, e ho così comunque onorato il birraio vincitore Luigi d'Amelio (nella foto).
Indubbiamente al concorso deve aver guadagnato parecchi punti sull'aroma: deciso e pungente, che unisce l'erbaceo ai sentori di frutta (personalmente ho sentito in particolar modo la pera). Le premesse quindi erano buone: bastava non aspettarsi che tutti questi profumi trovassero corrispondenza nel gusto, che a dire il vero mi ha lasciata un po' perplessa perché tende a dissolversi subito. La nota caratteristica della Zest è comunque l'amaro insolitamente persistente: se vi piacciono le birre ben secche, che rimangono in bocca lasciando una sensazione dissetante anche ben dopo averle bevute, questa fa per voi. Va detto che ero particolarmente assetata dopo una giornata sugli sci, e davvero mi è scesa che era un piacere (complice anche la gradazione alcolica bassa, appena 5 gradi, e il corpo leggero): anche per questo probabilmente non mi ha dato fastidio "l'amaro in bocca", anzi, una volta tanto l'ho apprezzato contrariamente alle mie abitudini.
In quanto al concorso "Birraio dell'anno", vado male a pronunciarmi: conosco personalmente solo Gino Perissutti di Foglie d'Erba, e anche in quanto a birre, come già detto, ne avevo provate solo due. Ciò che posso dire, però, è che la scelta deve essere stata difficile: sia la Freewheelin' che la Verdi sono dei pezzi da novanta, come si suol dire, e posso quindi immaginare che le altre non siano da meno. Per la cronaca, al secondo posto si è piazzato Giovanni Campari del Birrificio del Ducato, al terzo Nicola Perra del Barley di Maracalagonis (Cagliari), al quarto Riccardo Franzonis del Montegioco (Alessandria), e al quinto il buon Gino: vincitore peraltro nel 2011,così come Franzonis lo era stato nel 2009. Certo si potrebbe dire che si tratta di un circolo di habitués: ma il fatto che ci sia un certo "ricambio al vertice" in quanto a classifica può a sua volta significare che un concorso di questo genere stimola una sana competizione. E se i risultati sono questi, ben venga...
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