mercoledì 29 gennaio 2014

Rhex, parte prima: il fascino dell'Amarcord


Rieccomi qua, dopo una lunga assenza. In fondo, di ferie ho bisogno anch'io, soprattutto dopo una "maratona" come quella del Rhex di Rimini: alias la fiera dell'industria alimentare nel senso più lato che possiate immaginare, dai produttori dei forni per pizze ai gelatai, con tanto - chiaramente - di settore dedicato ai birrifici. E proprio per questo è stata una maratona, perché davvero era impossibile assaggiare tutto senza ipotecare fegato e lucidità mentale in un colpo solo: ho cercato di fare del mio meglio, ma chiedo umilmente perdono a tutti quegli stand che non sono riuscita a visitare. Proporrò quindi una carrellata di quelli più interessanti, vuoi per la qualità in quanto tale delle birre presentate, vuoi per altre curiosità o abbinamenti.

Tra questi indubbiamente rientra il birrificio Amarcord di Rimini, tra quelli "storici" della zona; che, ancor più che per la qualità del prodotto, mi ha stupita per gli abbinamenti gastronomici, curati dallo chef Simone Bertaggia - che, va detto, oltre che un bravo cuoco è pure un ottimo showman nel presentare le sue creazioni. Per l'occasione aveva preparato quattro abbinamenti in formato finger food per altrettante birre, e guidava con dovizia i visitatori nella degustazione: massimo due per volta, mettetevi in coda (e fidatevi che era parecchio lunga).

Si cominciava con una fettina di salmone affumicato con mandorle e albicocche secche abbinato all'Ama Bionda, una birra dorata ad alta fermentazione con dei sentori fruttati, e discretamente secca nonostante i luppoli non fossero predominanti. Come ben ha fatto notare Bertaggia, una birra che "sgrassa" il salmone pur non contrastandolo con una persistenza amara, creando un accostamento interessante.

Il più curioso è però probabilmente stato il secondo, la Ama Bruna - una doppio malto ispirata alle birre d'abbazia belghe, con una maltatura parecchio decisa e un dolce assai persistente - abbinata ad una fettina di filetto di maiale all'aceto balsamico: una birra da bere sia prima, per "preparare" la bocca alla carne, che dopo, per esaltare il sapore dell'uno e dell'altro. L'abbinamento più indovinato per i miei gusti, per quanto i 7 gradi e mezzo si sentano tutti e anzi di più.

A quel punto i tempi erano maturi per passare al dolce, anzi, ai dolci. Il primo era una mousse di ricotta e cioccolato bianco con marmellata di ciliege insieme alla Riserva speciale, una birra dal colore ramato la cui particolarità sta non solo nei lieviti dello champagne - e in effetti mi ha ricordato un po' il vino - e nel miele d'acacia e millefiori, ma anche nella leggera aromatizzazione al prugnolo e alla visciola: non a caso quindi accostata alla marmellata di ciliege, alla quale, non c'è che dire, va a braccetto. Occhio però ai dieci gradi, per quanto non sia troppo beverina.

Devo ammettere però di aver apprezzato di più il secondo dolce, il birramisù - ossia tiramisù con i savoiardi bagnati nella birra invece che nel caffè - accompagnato dalla Ama Mora: una doppio malto ad alta fermentazione con caffè e zucchero di canna, che lascia pressoché la stessa persistenza di una buona tazzina di espresso. E se i nove gradi dell'Ama Mora scendono che è un piacere, soprattutto insieme al birramisù, riguardo a quest'ultimo ho imparato un segreto "analcolico": "La birra va scaldata per far evaporare l'alcol prima di bagnare i biscotti - ha spiegato lo chef -, altrimenti diventa troppo pesante". Hai capito tu, non si finisce mai di imparare.

In tutto e per tutto, una degustazione molto apprezzata non tanto o quantomeno non solo per gli abbinamenti, ma soprattutto per il modo in cui è stata guidata: altrimenti non avrebbe sicuramente avuto lo stesso senso, perché farsi spiegare il perché e il per come di ciascun accostamento ha dato tutto un altro sapore.

Pienamente soddisfatti, ci siamo diretti allo stand successivo: prossimamente su questi schermi...


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