Da tempo avevo in programma una visita ad uno dei pub che mi erano stati descritti da più parti come da non perdere, il King's Arm di Pordenone: e dopo diverse sollecitazioni e buoni propositi andati a vuoto, a darmi finalmente l'occasione di andare è stato il buon Francesco, peraltro frequentatore abituale - tranquilli, non è un alcolista; anzi, alle ragazze single mi permetto pure di suggerirlo come buon partito, se volete il numero di telefono fatemi sapere - di suddetto pub.
Il posto è arredato in maniera senz'altro consona ad una birreria: le pareti sono letteralmente tappezzate di poster, foto, bandierine e chi più ne ha più ne metta dei marchi più o meno conosciuti. Il pezzo forte è però il listino: non a caso il simpatico proprietario ci ha detto "Vi lascio un elenco telefonico", ad indicarne lo spessore. E in effetti siamo rimasti parecchio disorientati, tanto che la povera cameriera è dovuta tornare più volte a prendere l'ordine: tra birre alla spina e in bottiglia se ne contano infatti più di 150 tipi, per cui la scelta è stata piuttosto laboriosa.
Meno male che ci è venuto in soccorso appunto il titolare, che con fare esperto ci ha consigliati.Veramente io una mezza idea ce l'avevo già: per colpa o merito dell'amico Gino di Foglie d'erba mi sono appassionata alle birre con poco zucchero, più facilmente "assimilabili" e dal gusto che trovo più "genuino" perché permette di apprezzare meglio i sapori - qualunque essi siano. Così, quando il mio sguardo è caduto sulle Caulier - una casa belga che pubblicizza birre "senza zucchero per natura" -, non ho potuto reisstere alla curiosità. Rimaneva solo da scegliere quale: giusto per andare sul sicuro rispetto alle mie preferenze consolidate ho optato per la bruna, nonostante i 6,8 gradi a stomaco vuoto mi lasciassero un po' perplessa. Devo dire che è valsa la pena aver osato: non ho ricordi di aver provato birre dal malto così intenso - prevedibile, direte voi -, con tutta la rosa dal caramello al tostato in sequenza. Curioso come tenda, partendo dal dolce, a virare in una seire di sfumature verso l'amaro, fino a lasciare un retrogusto che di zuccherino non ha proprio nulla: per palati forti, ma da provare.
Francesco a dire il vero mi aveva consigliato piuttosto la Caulier 28, la sua preferita: una bionda, decisamente più leggera (5 gradi) e anche in questo caso senza zucchero. Naturalmente, dato che lui ha ordinato quella, sarebbe stato un peccato non assaggiare una birra che mi era stata magnificata così tanto: compito a cui ho prontamente adempiuto, barattando la cosa con un sorso di bruna. Anche in questo caso il tocco della casa si sente: le note di agrumi sono ben bilanciate con quelle di tostato del malto, esaltate appunto dall'assenza di zucchero a differenza che in altre bionde.
Chiaramente, a quel punto urgeva tamponare l'alcol prima di rimettersi alla guida: così ci siamo dati alla lista di toast, panini e piadine che in quanto a lunghezza non ha molto da invidiare a quella delle birre - altra particolarità del King's Arm, nel caso in cui siate appassionati di questi sfizi e soprattutto delle innumerevoli salse di ogni genere di cui sono guarniti. Il migliore ricordo della serata rimane comunque la dotta dissertazione birraria del titolare: come sempre, apprezzi di più se sai cosa bevi, e se lo fai in buona compagnia...
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