Nel terzo weekend, tradizionalmente dedicato ai birrifici stranieri, quest'anno a Santa Lucia si sono di fatto alternati birrifici nazionali e internazionali; di cui, tra i primi, alcuni già presenti anche negli scorsi fine settimana. E' il caso ad esempio dei Chianti Brew Fighters, che hanno portato in anteprima la loro nuova double ipa - battezzata "Cioni Mario", in omaggio questa volta, invece che a Dante, al Roberto Benigni di "Berlinguer ti voglio bene" (e chissà se sarà l'inizio di una serie di omaggi ad altri toscani illustri, verrebbe da chiedersi). Per quanto fosse estremamente giovane ed appena infustata, la Cioni Mario si è presentata bene: otto gradi e non sentirli, aromi tropicali e agrumati intensi ma non
invadenti - non direi che abbiano voluto strafare, insomma -, corpo snello e ben bilanciato prima di un finale di un amaro
citrico moderatamente persistente e secco.
Per quanto sia poi tutt'altro che amante delle birre al peperoncino, mi sono fatta convincere dal vulcanico Matteo Plotegher del birrificio omonimo a provare la Picanta, una lager chiara al peperoncino coltivato da un'azienda agricola locale - la Peperoncino Trentino. Leggeri aromi vegetali al naso ed un corpo leggermente maltato e
scorrevole, prima di un finale piccante notevole ma comunque equilibrato
per quanto non abbia un corpo robusto a contrastarlo - caratteristica
che si intuisce comunque essere voluta. Sempre di Plotegher ho poi provato la nuova versione della porter Corcolocia, di cui sono stati rivisti i malti: toni di cioccolato più intensi di quanto me li ricordassi, a beneficio di una maggiore dolcezza dell'insieme, senza togliere la peculiare nota balsamica delle bacche di ginepro.
Spostandoci invece all'estero ho provato la double ipa di Kees, magnificata come una delle più notevoli creazioni del birrificio olandese. In effetti ammetto che l'ho trovata essere forse la double ipa più "succosa" e morbida, quasi cremosa, che mi sia
mai capitato di provare; tra aromi e sapori di frutta tropicale, frutta
gialla e agrume, affatto amara sul finale se non per un tocco citrico,
estremamente beverina nonostante gli otto gradi. Volutamente "ruffiana", direi - senza con questo voler dare un giudizio morale al termine.
Tornando in Italia ho fatto una conoscenza interessante, i Blond Brothers di San Donà di Piave - così battezzati perché i fondatori sono biondi. Aperto da meno di un anno, conta anch'esso un birraio Dieffe tra i soci; nonché una decina di birre in repertorio - tra cui anche alcuni stili meno battuti, come la Koelsch -, tutte improntate a semplicità, pulizia e facilità di beva. Ormai sazia di double ipa - e qui ci potrebbe stare un pensiero su questo stile che pare essere di ritorno dopo la pausa "post sbronza da luppoli" - ho preferito provare una session ipa in monoluppolo Nelson Sauvin, la Pop Hop. Fresca e beverina, i tipici toni delicatamente fruttati nell'aroma si ritrovano
ben calibrati poi in bocca, molto elegante anche sul finale nonostante
il double dry hopping. Devo dire che mi ha positivamente colpita per l'equilibrio complessivo, che per me - assai "sensibile al luppolo" - non è poca cosa.
Sempre rimanendo in Italia veniamo alla "Into the mild", una (appunto) Mild - stile inglese poco battuto in Italia, incentrato su toni di malto e zucchero caramellato, corpo scarico per quanto non evanescente a beneficio della facilità di beva, e finale secco per quanto la luppolatura in amaro non arrivi ad obliterare i toni dolci. Di fatto una mild in stile: dalle nocciole caramellate e tostate, al caramello vero e proprio, al biscotto, al toffee, la rosa di aromi c'è tutta; e persiste anche nel corpo scorrevole, prima di un finale in cui il taglio di un delicato amaro erbaceo per invogliare al sorso successivo è comunque presente, per quanto non predominante. Ben costruita, pulita e gradevole a bersi.
Da ultimo segnalo la Caberbi, iga al Cabernet di La Ru: aromi del vitigno ben robusti all'aroma, si rivelano poi più delicati
nel corpo caramellato robusto ma scorrevole, per tornare con una nota
vinosa nel finale. Appare più forte dei suoi 6 gradi in virtù del
leggero tono alcolico sul finale, ma senza che questo risulti sgradevole
né fuori luogo trattandosi di una iga.
Chiudo quindi qui con la mia carrellata sull'ottava edizione di Santa Lucia. Sicuramente, come già ho fatto in altri post, ci sarebbe molto da dire su quello che è il ruolo attualmente giocato dalle fiere, su quali continuino - nonostante le difficoltà attraversate in questi ultimi tempi dagli eventi del settore - a rappresentare comunque, anche al di là dei numeri in crescita o in calo, un appuntamento significativo per i birrai e per il pubblico; non allungo però un post già prolisso, e riservo queste considerazioni a future uscite...
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