giovedì 12 aprile 2018

Santa Lucia, capitolo primo

Ok, ok: non fate come una mia amica che, quando le ho detto di essere impegnata per Santa Lucia nel weekend, mi ha risposto "Ma Santa Lucia non era il 13 dicembre?". Confido che, se state leggendo questo blog, sappiate che mi sto riferendo alla Fiera della Birra Artigianale di Santa Lucia di Piave - di cui tante volte ho già scritto, e con cui come sapete collaboro, giusto per trasparenza. Durante il primo weekend dedicato ai birrifici italiani ho sia fatto nuove conoscenze che ritrovato vecchi amici, nonché assaggiato nuove birre dai vecchi amici; mi limiterò quindi ad una veloce panoramica su nuovi amici e nuove birre.

La prima nuova conoscenza è stato l'agribirrificio senese La Diana, di cui mi è stata suggerita la apa La Pia (tutti i nomi delle birre sono dei richiami danteschi) fresca di titolo di "Birra Quotidiana" Slow Food. In effetti il titolo è appropriato, nella misura in cui si tratta di una birra pensata per la facile beva e senza alcun eccesso - aroma agrumato sì ma non invasivo, corpo non evanescente ma comunque molto snello con una punta caramellata, e finale di un amaro che pulisce ma delicato e senza persistenze.

Altro nuovo ingresso è La Gramigna, birrificio di Casa del Diavolo (Perugia). Novità della casa che mi hanno suggerito di provare è la Neipa, con il 30% di cereali non maltati. La relativa nota acidula si nota infatti sia nel corpo che già leggermente all'aroma, dove spiccano però di più i toni agrumati e di frutta a pasta gialla del luppolo (e del lievito del Vermont, mi ha anche detto al birraio, che ha una caratteristica nota di albicocca. Personalmente non sono riuscita ad "isolare" l'albicocca nello specifico, ma riferisco per onor di cronaca). Anche questa di facile bevibilità, più impegnativo invece il finale di un amaro secco, netto e persistente.

Con piacere ho poi rivisto i Chianti Brew Fighters, che hanno presentato la nuova rauch La Bruciata. Non immaginatevi la classica rauch di Bamberga, questa rimane nettamente più delicata all'aroma nonostante il 55% di malto rauch; scorrevole in bocca, per quanto il corpo sia più pieno delle controparti tedesche, e leggermente sapida sul finale data l'aggiunta di fleur de sel. Si può addirittura dire che disseta, a differenza di certe rach molto "importanti" - che personalmente mi fanno chiedere un bicchier d'acqua alla fine, per quanto possano essere buone - tanto che l'ho trovata abbinarsi bene con il fritto per contrasto.

Ho ritrovato anche il birrificio Trami, con la nuova versione della loro ipa Bleis. Una ipa da tradizione inglese con luppoli inglesi - non aspettatevi quindi esplosioni di agrumi, ma piuttosto toni erbacei, terrosi e balsamici -, ma assai più delicata rispetto a quello che è lo standard dell'isola per andare meglio incontro alle esigenze di bevibilità dei gusti odierni. Anche il corpo è molto snello, quasi sfuggevole; si mantiene comunque l'equilibrio dell'insieme, dato che la luppolatura non lo sovrasta.

Ultima nuova conoscenza è Yalkys, beerfirm pesarese, la cui birra di punta è una kolsch - cosa assai inusuale - la Kappadueo. Schiuma noteovle, candida e di grana fine; aromi floreali ed erbacei come da manuale, con leggerissime note d'agrume, che rimangono tenui e delicati; corpo scorrevole ma non sfuggente - la componente del cerale, con toni quasi di miele, è comunque presente - e finale di un amaro pulito. Per quanto stia muovendo i primi passi, mi è sembrata una realtà promettente.

Nel complesso, nessuna birra costruita per "spaccare" - neanche in stili che pur si presterebbero -, denotando piuttosto quella che è una tendenza che ormai si sta consolidando alla ricerca della pulizia all'interno della sobrietà dopo anni passati a cercare di stupire. Non resta ora che attendere questo weekend con i birrifici triveneti...

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