sabato 13 febbraio 2016

Fatta la legge...non danniamoci sugli inganni

Ieri me ne sono stata zitta zitta, mentre infuriava in rete la discussione sulla definizione di birra artigianale e di "piccolo birrificio indipendente" - perché è questo il termine usato nel testo, in conformità con la direttiva CE 83 del 1992 - approvata in Commissione Agricoltura alla Camera: diciamo che ho preferito attendere che si calmassero le acque, e rifletterci meglio. L'oggetto di tanto contendere è questo: "Si definisce birra artigianale la birra prodotta da piccoli birrifici indipendenti e non sottoposta, durante la fase di produzione, a processi di pastorizzazione e microfiltrazione. Ai fini del presente comma si intende per piccolo birrificio indipendente un birrificio che sia legalmente ed economicamente indipendente da qualsiasi altro birrificio, che utilizzi impianti fisicamente distinti da quelli di qualsiasi altro birrificio, che non operi sotto licenza e la cui produzione annua non superi i 200.000 ettolitri, includendo in questo quantitativo le quantità di prodotto per conto terzi".

Tralasciamo la diatriba sull'utilità o meno di spaccare il capello in quattro rispetto alla definizione di birra artigianale - c'è chi commenta "a me non interessa che sia artigianale o no, interessa la qualità di quello che bevo", e del resto è difficile biasimarlo -; o se sia questo il termine più felice da usare di fronte alla sua "mercificazione"; manteniamoci più attinenti al testo.

Innanzitutto mi è balzato all'occhio il fatto che non si fa riferimento alle imprese artigiane, categoria sinora usata - in assenza d'altro - quando si "tentava" di spiegare che cos'è un birrificio artigianale: non si pongono quindi i limiti dimensionali previsti dalla legge quadro 443/85, come quello di 18 dipendenti. Il che, in una prospettiva di crescita (cosa sottintesa al limite posto che è notevolmente più alto della capacità attuale del birrifici artigianali italiani), può tornare utile (personalmente fatico ad immaginare un birrificio che fa poco meno di 200.000 ettolitri che lavori con meno di 18 dipendenti, amministrazione compresa. Però non ho un birrificio che fa 199.999 ettolitri e quindi magari mi sbaglio). Interessante poi la questione dell'indipendenza specie a fronte delle "campagne acquisti" di tanti colossi, purché non si inneschino giochi di scatole cinesi per cui il birrificio è controllato da un'altra società che birrificio non è (come un distributore), ma che "maschera" magari una multinazionale (qui però non vorrei rischiare di addentrarmi nella fantafinanza).

Non mi addentro nelle polemiche sollevate dai termini "pastorizzazione" e "microfiltrazione" (quanto micro? E chi controlla?), ritenendo più utile (si spera) attendere gli italici regolamenti attuativi; né mi straccerei troppo le vesti sulla questione beerfim, dato che mi sembra abbastanza lineare il fatto che potranno far produrre e vendere birra ma non chiamarsi birrificio, e la birra che venderanno sarà - ai sensi di questa legge - birra artigianale in quanto prodotta da un "piccolo birrificio indipendente" per conto terzi.

A colpirmi è stata però la sovrapposizione che si è generata nel dibattito tra il concetto di birrificio e quello di birra artigianale. Ai fini di un eventuale regime fiscale - o normativo più in generale - differenziato tra grandi e piccoli produttori, come da tempo richiesto da Unionbirrai e buona parte del settore, ciò che conta è la definizione di "birrificio artigianale" (o indipendente, o micro, o come preferite), ben più che quello di birra artigianale, sul quale chissà se mai si finirà di discutere. Che infatti, come ha sottolineato lo stesso presidente di Unionbirrai Simone Monetti in risposta ad un post del beerwriter Stefano Ricci, non era nemmeno contenuta nella proposta di legge di Unionbirrai. Leggere di gente che si scaglia contro la mancata precisazione di quali ingredienti siano consentiti e quali no, quali filtri siano consentiti e quali no, è indicativo di questa sovrapposizione: generata peraltro dal fatto che il testo definisce la "birra artigianale" ancor prima del birrificio. Curioso che a definire la birra artigianale - cosa che non sono ancora riusciti a fare in maniera univoca nemmeno gli operatori del settore - ci siano arrivati i deputati. Naturalmente si dirà che per definire il birrificio artigianale bisogna anche definire il suo prodotto, insieme alle sue dimensioni: semplicemente mi chiedo se sia davvero questo il punto su cui concentrarsi, dato che non pare aiutare in alcun modo il fine originario dell'iniziativa - ossia un regime differenziato di accise, per ora non all'ordine del giorno. E qui riporto le parole di Andrea Turco su Cronachedibirra: "Siamo quindi arrivati al paradosso per cui la definizione di birra artigianale da mezzo è diventato il fine del dibattito politico. Ed è qualcosa che riesco ad accettare di malavoglia, perché in questo modo il movimento ne perde totalmente il controllo, lasciandolo nelle mani della politica e senza neanche ottenere giusti riconoscimenti. Negli Stati Uniti la definizione di craft beer non è inclusa in una legge nazionale, ma nello statuto della Brewers Association. Da noi non è mai stato così, ma la cosa più importante è che non potrà mai esserlo in futuro. Dovremo sempre sperare che la politica sia in grado di ascoltare le esigenze e le necessità di un settore in veloce evoluzione, intervenendo per fare il bene dell’intero movimento". In altri termini, non confondiamo il mezzo - la definizione - con il fine - la normativa .

Mi ha invece meravigliata che nessuno abbia sollevato un'altra questione: significa allora che la dicitura "birra artigianale" potrà comparire in etichetta? Questione magari di lana caprina per gli intenditori  (a cui magari questo aggettivo manco piace), ma di ben altra rilevanza ai fini del marketing. Anche su questo, quindi, attendo - e attendiamo - lumi.

9 commenti:

  1. Ciao Chiara, grazie della citazione. Le tue riflessioni sono ampiamente condivisibili.

    Invece non sarei troppo sicuro quando scrivi:

    "mi sembra abbastanza lineare il fatto che potranno far produrre e vendere birra ma non chiamarsi birrificio, e la birra che venderanno sarà - ai sensi di questa legge - birra artigianale in quanto prodotta da un "piccolo birrificio indipendente" per conto terzi."

    Magari mi sbaglio ma secondo me le beer firm sono escluse dalla definizione. Se così non fosse, non si capisce perché la definizione dovrebbe precisare che un birrificio indipendente è colui che (tra i vari criteri) utilizza un impianto proprio. Mi potresti rispondere che infatti le beer firm non possono chiamarsi birrifici, ma il problema è che la birra artigianale è solo quella prodotta da piccoli birrifici indipendenti. Se non lo sei, non puoi produrre birra artigianale.

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  2. Grazie a te per il commento. Secondo me la birra venduta dai Beer firm, in quanto prodotta da un birrificio indipendente, rientra comunque nella definizione. I Beer firm diventerebbero, secondo questo ragionamento, quasi dei distributori, o dei "committenti" del birrificio. Ma la birra resta tale; magari ipotizzando che in etichetta venga chiaramente specificato l'impianto di produzione

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  3. Ciao, mi permetto di intromettermi...
    Anche adesso le beer firm non sono birrifici per la legge, non lo saranno quindi dopo e rimarranno come sono adesso commercianti di birra prodotta da altri (giusto o sbagliato che sia), diciamo una "linea" di birra che un birrificio fa commercializzare una altra società. La legge li vede come dei distributori e infatti le camere di commercio danno lo stesso codice ATECO.
    Credo che la legge nella parte in cui parla di impianto indipendente voglia escludere i casi di acquisto e proprietà di società del circuito "industriale" e gli affini.
    Faccio un paradosso se un birrificio produce una birra per un pub, con tanto di logo dello stesso, non potrà dire che quella è birra artigianale?!?

    Questo è quello che ho capito io confrontandomi anche con chi ne sa più di me di legge (in generale e nello specifico).

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    1. Grazie Kiko per le utili precisazioni. In quanto al caso del pub, personalmente lo vedrei come quello del Beer firm : il birrificio sta producendo la sua birra (artigianale) per conto terzi. Poi non so se capisco male...

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    2. Esatto... ovviamente, volevo proprio mettere in luce che se vale per un pub deve valere per qualsiasi società.

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  4. Le beer firm non vendono mica sempre birra "prodotta da altri"...

    Io, ad esempio, che sono proprietario di una beer firm (e, per inciso, per onestà intellettuale non l'ho chiamata "birrificio xxx" ma "birra xxx"), in pratica noleggio solo un impianto. Non permetterei a nessun altro di mettere le mani nella mia birra.

    Quindi mi dispiace ma fare tutta l'erba (delle beer firm) un fascio, e indicarci come fossimo il peggiore dei problemi del mondo delle craft beer nostrane, mi pare alquanto miope...

    My 5 cents ovviamente... ;)

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    1. Grazie Antonio. Riconosco che il post può dare adito ad una simile critica, e chiedo scusa per la leggerezza; non credo però di aver scritto nulla inteso a screditare i beer firm, mi riferivo semplicemente a ciò che la norma prefigura. So che la situazione dei beer firm è molto differenziata, e molte sono guidate da abili birrai (come ho più volte recensito). Per quello che mi hanno riferito molti titolari di beer firm con cui mi sono confrontata, tuttavia, la tua è una situazione più unica che rara, in quanto molto spesso non hanno questa autonomia nell'utilizzo dell'impianto. Ed è questo, credo, che può portare a concepire i beer firm come "di serie b", visti magari come meri committenti

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  5. Ma no, Chiara, sottolineavo il mio disaccordo con un'affermazione di Kiko ("le beer firm sono comnercianti di birra prodotta da altri"), non ce l'avevo più di tanto con le tue opinioni... ;)

    So di essere fortunato, infatti più che una beer firm io amo chiamare la mia una Gipsy Brewery, in attesa di potermi permettere un mio impianto...

    Però volevo anche cogliere l'occasione per invitare tutti quelli che leggono a non fare di tutta l'erba un fascio, valutare la birra più che il possedere o meno un impianto... ;)

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  6. Consideriamo il bicchiere mezzo pieno. Intanto si è fatto qualcosa in merito. Prossimo passo, la riduzione delle accise ;-)

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