domenica 13 settembre 2015

Nuove conoscenze a Friulidoc

Tra i birrifici presenti allo stand della neocostituita associazione dei birrai aritigianali Fvg ce n'è anche uno di cui tanto spesso avevo sentito parlare, il triestino Cittavecchia: uno dei precursori, peraltro, perché il birraio Michele con la moglie Valentina hanno avviato i loro fermentatori già nel 1999, "quando i birrifici artigianali in regione si contavano sulle dita di una mano" - ricorda lei. Un birrificio che punta non solo a "prodotti equilibrati nelle tipologie tradizionali", per dirla con Valentina, ma anche alla semplicità e linearità in tutto e per tutto, dalla grafica delle etichette ai nomi: basti dire che la chiara si chiama Chiara, la rossa (indovinate un po'?), Rossa, e la weizen si chiama Weizen. Fanno eccezione la strong ale Formidabile (nata come birra di Natale) e la natalizia San Nicolò, e la nera Karnera; oltre alla ipa Lipa (dal nome sloveno del tiglio) e Lipa Light, in versione più leggera (3 gradi). Semplicità che non significa però semplicismo o banalità: ciascuna birra nella sua descrizione è stata associata ad un luogo, elemento o personaggio del territorio (la Chiara alla bora, la rossa al Ponterosso, e via dicendo), a testimoniare il legame con Trieste e dintorni.

Ho avuto modo di assaggiare la Lipa Light, novità di quest'anno. Una birra tipicamente estiva, da bere con soddisfazione nelle giornate calde (che ormai sono passate, ma vabbè, la si beve con piacere lo stesso), dal delicato profumo floreale in cui ho personalmente percepito anche una lievissima nota di miele data dal malto, e che grazie al corpo scarico e alla chiusura di un amaro delicato e poco persistente scende e disseta che è un piacere. Anche in una tipologia come ipa che si presta di più a voler "calcare la mano", soprattutto in quanto a luppoli, Cittavecchia conferma insomma la sua linea di semplicità e sobrietà, cosa che può permettersi di fare soprattutto chi, in virtù della lunga esperienza, non ha bisogno di stupire per convincere.

Sempre allo stesso stand ho provato anche la nuova versione della Kaos Ale di Valscura, gentilmente servitami da Alessio. Questa volta una birra dal colore ambrato carico, nettamente diversa dalla "Maravee fumade" che avevo provato lo scorso marzo. Qui i sapori del malto torbato non ci sono più, e per quanto il corpo abbastanza carico metta in evidenza i toni tendenti al caramello del malto, l'amaro resinoso dei luppoli entra in forze in tutto il percorso gustativo, dall'aroma alla chiusura. Una birra che può ben mettere d'accordo sia gli amanti del dolce che dell'amaro, unendo gli opposti in maniera originale. In attesa della prossima Kaos Ale, dunque, avviamoci per l'ultima giornata di Friulidoc...


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