mercoledì 16 settembre 2015

Friulidoc, "i solitari": Zahre, Meni e Foglie d'Erba

No, non lo dico in senso negativo né ironico: semplicemente mi riferisco al fatto che questi tre birrifici avevano ciascuno un proprio stand, proseguendo la tradizione che li vede presenti da anni a Friulidoc. Su Zahre in realtà non ho novità ma conferme, ossia il successo del loro stand sempre gremito - e votato tra l'altro come uno dei migliori nel concorso lanciato da il Messaggero Veneto - e la costante qualità delle loro birre - anche la apa Ouber Zahre, ultima nata ancora bisognosa di qualche "aggiustamento" quando era stata presentata, può dire di avere ormai trovato il suo equilibrio e la sua identità -; e una nota particolare mi sento di riservarla alla più giovane rampolla della casata, Sarah (grazie a El Magico per la foto), che ancor più che in altre occasioni ha dimostrato di essere un'abile publican - o banconiera, o birraia, o chiamatela come vi pare -, interloquendo con gli avventori come una donna di consumata esperienza. Insomma, direi che Danila può stare tranquilla: nei prossimi anni avrà senz'altro un valido supporto, nonché qualcuno pronto a raccogliere un giorno il suo testimone.

Dicevamo poi di Meni, dove una novità c'è: la versione estiva della loro lager chiara Durgnes, più leggera nel corpo, tanto da far apparire anche la luppolatura più delicata, tra l'agrumato e il floreale. E se Giovanni ha commentato che "Io la mezza pinta di questa qui manco la servo", una ragione ci sarà: davvero, complice il grado alcolico basso e la chiusura fresca, scende che è un piacere.









Da ultimo Foglie d'Erba di cui ho provato la tripel Gentle Giant e la imperial stout Songs from the wood. Nella prima devo dire che quasi non ho riconosciuto il tocco di Gino, che di solito ama luppolature di ben altra caratura: qui però in ossequio allo stile ha fatto una birra in cui il luppolo rimane celato, per lasciare spazio alle note maltate di biscotto e caramello, pur senza indulgere nel dolce preferendo una chiusura secca. Tripel sì ma tutt'altro che stucchevole dunque, e di beva relativamente facile nonostante la complessità e gli 8 gradi alcolici.




La Songs from the wood sicuramente non delude le aspettative di chi ad una imperial stout chiede profumi e sapori molto intensi di liquirizia, caramello e cacao: perché ci sono tutti - autentico cacao compreso -, insieme alla vaniglia come nella breakfast edition della Hot night at the village. E se le stout sono nate come versione più forte delle porter (e le imperial stout come versione ancor più forte delle stout), la Songs from the wood può dirsi la "sorella più grande" della Hot night at the village: se quest'ultima vi è piaciuta, nella imperial stout troverete gli stessi aromi e sapori notevolmente amplificati. Grado alcolico compreso perché qui si toccano i 10: occhio alla patente, e prosit!

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