E infatti il panorama offerto a Santa Lucia, per quanto diversificato, per era piuttosto sbilanciato verso le Ipa, genere per eccellenza atto a stupire: su tutte mi ha incuriosita la Devil's Ipa del birrificio Marina, una botta di amaro da 130 ibu - per i non adepti: l'ibu è l'unità di misurazione dell'amaro, vedi glossario. 130, credetemi, sono tanti - dal colore ramato. "Tranquilla, il palato dopo i 100 ibu non snete più nulla" mi ha rassicurata andrea; e in effetti, dopo la rosa di aromi di luppoli americani all'aroma, al palato ritorna il malto (crystal, per la precisione) e l'amaro arriva netto soltanto in chiusura. Per chi ama le ipa, ma non disdegna nemmeno una bitter di quelle toste. Altra curiosità che ho trovato al banco di Carpano è la Vinya Hop - sempre di Marina, una birra chiara a fermentazione semispontanea con aggiunta di uva spina, in cui sono preponderanti gli aromi e i sapori della frutta.Non mancava comunque qualcosa di più classico nella linea del birrificio Espiga: assai rinfrescante con i suoi profumi tra il floreale e l'agrumato la bonde ale, leggera e con un finale di un amaro citrico delicato; così come la pale ale dal colore tra il dorato e il ramato, in cui le note dolci del malto nel corpo si equilibrano bene con il finale luppolato.
Ultima nota: al banco dello stesso distributore ho trovato anche le birre del tedesco Crew Republic, di cui ho provato la Imperial Stout Roundhouse Kick: 9 gradi e mezzo - e non sentirli da quanto è piacevole berla, per quanto l'alcol sia ben percepibile - di caffè, cioccolato e tostato come nella migliore tradizione del genere, con un corpo tanto pieno da sembrare cremoso, e una chiusura di amaro da malto tanto decisa da preparare il sorso successivo. Ruffiana finché volete, per carità: ma se non fosse per il grado alcolico, la pinta intera scenderebbe che è un piacere...


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