Chi mi conosce, sa bene che non posso stare troppo tempo lontana dalle Dolomiti: e infatti anche quest'estate sono tornata qualche giorno a S. Andrea di Gosaldo, nel bellunese. Amanti della movida astenersi: il paesino in questione ha poco più di un centinaio di abitanti, e non vi troverete né bar, né ristoranti, né negozi, né amenità simili. Per qualsiasi necessità bisogna recarsi almeno a Don di Gosaldo, il capolugo comunale, e più spesso ad Agordo, 16 km di tornanti più a valle. In compenso, le bellezze paesaggistiche e soprattutto la quiete non hanno pari, rendendolo il luogo ideale per compensare con indisturbate dormite da ghiro le fatiche delle escursioni.
Rendendo però giustizia alla zona, che altrimenti sembrerebbe priva di qualsiasi forma di vita sociale, bisogna dire che di locali interessanti - posto di aver voglia di fare un po' di strada - ce ne sono. Quando andiamo a camminare in zona Civetta, ad esempio, usiamo fare tappa per reidratarci alla Bierstube di Alleghe, un garni ristorante con microbirrificio artigianale: l'unico posto dove gustare la bionda Alleghe e la rossa Civetta - entrambe ad alta fermentazione -, che pur non avendo in sé né aromi né retrogusti particolari guadagnano moltissimi punti in quanto a purezza del gusto. Gli esperti sostengono sia merito dell'acqua utilizzata, che scende direttamente dalle montagne lì sopra: personalmente ci credo, perché basta anche un sorso bevuto alla prima fontanella per capire come ciò che passa per i nostri acquedotti non abbia nulla a che vedere con questa. Peccato solo per il servizio, che non sempre è ottimale: dispiace andarsene via con l'amaro in bocca - letteralmente - dopo una birra così buona perché alla richiesta di un piattino di patatine è arrivato un sacchetto, dato che la cucina aveva già chiuso poco dopo le 21. Sarà che qui in montagna sono tutti mattinieri e la fretta di andare a dormire presto è tanta, ma gioverebbe anche tener conto del fatto che il turista medio non ama le montagne solo per per - citando la preghiera dell'alpino - "le nude rocce e i perenni ghiacciai".
Recente scoperta della scorsa settimana è invece il Costa di Canale d'Agordo, un garni con annesso ristorante e pizzeria. Delizioso l'arredamento tipico, ispirato alle vecchie locande della zona, con numerosi pezzi originali; e bisogna aggiungere una nota di merito alla fantasia del pizzaiolo, che sforna una lunga serie di - buonissime - pizze davvero originali. La mia buona amica Sofia, entrando appieno nel tessuto sociale locale, ha osato lanciarsi sulla pizza col pastin o pastim - una sorta di salsiccia tipica della zona -; ma da quella con formaggio erborinato ed erba cipollina, a quella con le fettine di lardo aromatizzato per stomaci forti, il listino riserva numerose sorprese. La birra, poi, è di tutto rispetto: parliamo della Pedavena, anche quella a km quasi zero essendo prodotta in provincia di Belluno. Purtroppo le descrizioni nel listino erano piuttosto stringate, per cui con poca cognizione di causa ho scelto la Superior, una bionda abbastanza beverina; di meglio ha fatto mio fratello Emanuele con la Centenario, sempre bionda ma assai più luppolata e non pastorizzata né filtrata, servita nel caratteristico bicchiere a forma di stivale.
Tra i nostri preferiti, tuttavia, rimane l'enoteca Corona d'Oro di Caprile: un localino tipico arredato in maniera assai originale dove, insieme all'abbondante Weizen per dissetarsi dopo una lunga camminata, potete farvi servire dei crostini caldi con una sottilissima fettina di lardo affumicato. Saranno pure un attentato alla linea e al mio stomaco delicato, ma davvero meritano un assaggio: tanto, come si dice, la birra "sgrassa"....
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