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Seppure con ritardo, completo il mio tour delle sei birre prodotte dal birrificio Maltovivo - se vi siete persi il primo capitolo, lo trovate
qui. Dopo la dark belgian ale, la american ipa e la stout, mi sono quindi data alla apa Stardust, alla weizen Huika e alla kolsch Tscho.
La prima esibisce toni discreti per il genere: niente aromi fruttati e agrumati prorompenti, si rimane su toni più delicati, in cui si coglie forse quasi meglio la componente floreale. Corpo esile e molto scorrevole, finale - per coerenza - di un amaro sobrio, secco e non persistente. Estremamente semplice, adatta ad andare incontro ad una platea più vasta di quella degli appassionati dei luppoli d'oltreoceano.
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Passando alla weizen, ammetto che mi ha lasciata perplessa non per la presenza di difetti evidenti, quanto perché - almeno per l'idea che mi ero fatta dell'impronta del birrificio - me la sarei aspettata con più "personalità": i canonici aromi di cereale, spezia e banana sono infatti decisamente leggeri, e anche il corpo mi è apparso meno pieno rispetto a quello di altre weizen, prima di una chiusura acidula. Ribadisco, non una birra con difetti; solo meno caratterizzata di come me la sarei aspettata, anche se - leggendo poi la descrizione che ne viene data nella brochure - posso supporre che questa fosse l'intenzione del birraio.
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Da ultimo la kolsch: semplice e pulita come da manuale, notevole la schiuma compatta da cui salgono le classiche note floreali e un leggero caramellato da malto. corpo snello e scorrevole in cui le lievi note dolci lasciano presto spazio ad un finale secco e di un amaro discreto, non troppo persistente.
Per quanto abbia trovato le birre della precedente tornata assai più caratterizzate, e sia quindi stata più incline a toni entusiastici, non è che la seconda mi abbia delusa: posso definire Maltovivo un birrificio di cui nel complesso ho apprezzato la produzione, e che ringrazio per la disponibilità.
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