giovedì 10 maggio 2018

Da Benevento con furore, capitolo secondo

Seppure con ritardo, completo il mio tour delle sei birre prodotte dal birrificio Maltovivo - se vi siete persi il primo capitolo, lo trovate qui. Dopo la dark belgian ale, la american ipa e la stout, mi sono quindi data alla apa Stardust, alla weizen Huika e alla kolsch Tscho.

La prima esibisce toni discreti per il genere: niente aromi fruttati e agrumati prorompenti, si rimane su toni più delicati, in cui si coglie forse quasi meglio la componente floreale. Corpo esile e molto scorrevole, finale - per coerenza - di un amaro sobrio, secco e non persistente. Estremamente semplice, adatta ad andare incontro ad una platea più vasta di quella degli appassionati dei luppoli d'oltreoceano.

Passando alla weizen, ammetto che mi ha lasciata perplessa non per la presenza di difetti evidenti, quanto perché - almeno per l'idea che mi ero fatta dell'impronta del birrificio - me la sarei aspettata con più "personalità": i canonici aromi di cereale, spezia e banana sono infatti decisamente leggeri, e anche il corpo mi è apparso meno pieno rispetto a quello di altre weizen, prima di una chiusura acidula. Ribadisco, non una birra con difetti; solo meno caratterizzata di come me la sarei aspettata, anche se - leggendo poi la descrizione che ne viene data nella brochure - posso supporre che questa fosse l'intenzione del birraio.

Da ultimo la kolsch: semplice e pulita come da manuale, notevole la schiuma compatta da cui salgono le classiche note floreali e un leggero caramellato da malto. corpo snello e scorrevole in cui le lievi note dolci lasciano presto spazio ad un finale secco e di un amaro discreto, non troppo persistente.

Per quanto abbia trovato le birre della precedente tornata assai più caratterizzate, e sia quindi stata più incline a toni entusiastici, non è che la seconda mi abbia delusa: posso definire Maltovivo un birrificio di cui nel complesso ho apprezzato la produzione, e che ringrazio per la disponibilità.



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