Già, per quanto il latino a scuola non mi sia mai dispiaciuto, "Sic transit gloria mundi" mi sembrava un po' troppo altisonante come titolo di un post; ad ogni modo, è proprio a questo celebre detto che si rifà Gloria Mundi, beerfirm (si appoggiano a Collesi) di Serrungarina (Pesaro-Urbino). Il marchio è sul mercato da un anno e mezzo; ma, mi ha spiegato Margherita, responsabile marketing e comunicazione, il processo di elaborazione delle ricette e di scelta dello stabilimento a cui affidarsi per la produzione era partito già tempo prima. Forte dell'apporto di un mastro birraio dal Belgio, è appunto quella belga l'impronta scelta da Gloria Mundi per le sue birre - una bionda riconducibile alle tripel, e una rossa che si rifà alle dubbel; il tutto "condito" da una storia, in parte reale e in parte romanzata (almeno così mi ha spiegato Margherita) su come tal visconte Edoardo di Montebello, messosi in viaggio verso l'odierna Vallonia dopo aver visto i soldati dell'esercito del Barbarossa bere un "elisir dorato", abbia riportato in patria la ricetta e terminato il racconto di questa sua avventura con la frase "sic transit gloria mundi", in una lettera ad un amico.
Volentieri ho quindi colto l'invito ad assaggiarle, tanto più che la Rossa e la Bionda hanno vinto rispettivamente l'oro e l'argento italiano per la propria categoria al World Beer Awards 2017 (in entrambi i casi, giova notare, dietro a Collesi: Country Winner con la sua Triplo Malto e con la sua Rossa). Dovendola abbinare ad una cena di carne alla griglia, sono capitata per prima sulla rossa: una dubbel belga "da manuale", aromi dalla frutta matura, alla frutta
secca e sotto spirito, alle spezie, al caramello, con qualche leggera tipica
nota di lievito belga, aromi che
evolvono con la temperatura. Molto calda, piena e dolce in bocca,
qualche remiscenza quasi di brandy, finale caldo, dolce con una punta
alcolica abbastanza persistente. Una classica belga appunto, tra le
dubbel brune e le birre d'abbazia, senza particolari fronzoli né
reintepretazioni ma pienamente aderente allo stile e fatta secondo i
canoni (sotto questo profilo, non mi stupisce che sia stata apprezzata
dai giudici al concorso).
Simile il discorso per la Bionda, stappata un paio di sere dopo (questa dopo pasto, accompagnandola semplicemente con della frutta secca). Anche in questo caso una tripel "da manuale":
aromi di frutta matura, spezie, leggero fenolico da lievito ma nei
limiti; corpo sì pieno, dolce e maltato ma relativamente snello per lo
stile, rendendola discretamente beverina in rapporto al grado alcolico.
Anche qui chiusura calda e dolce con qualche lieve nota liquorosa. Personalmente
l'ho trovata meno caratterizzata della rossa, però come già detto vale lo
stesso discorso: una birra fatta rigorosamente secondo i canoni, senz'altro atta a farsi apprezzare in un contesto come quello di un concorso. Certo potrebbe essere rivolta l'osservazione che birre fatte così "da manuale" (e non è certo solo il caso di Gloria Mundi) mancano di personalità, intesa come sorta di "tocco di riconoscibilità" rispetto ad altre dello stesso stile; è però altrettanto vero che l'intenzione dichiarata è appunto quella di rifarsi al modello belga in maniera fedele, per cui il risultato è coerente con il proposito.
Detto ciò, Friulidoc si avvicina, rimanete sintonizzati...
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