Già, per quanto il latino a scuola non mi sia mai dispiaciuto, "Sic transit gloria mundi" mi sembrava un po' troppo altisonante come titolo di un post; ad ogni modo, è proprio a questo celebre detto che si rifà Gloria Mundi, beerfirm (si appoggiano a Collesi) di Serrungarina (Pesaro-Urbino). Il marchio è sul mercato da un anno e mezzo; ma, mi ha spiegato Margherita, responsabile marketing e comunicazione, il processo di elaborazione delle ricette e di scelta dello stabilimento a cui affidarsi per la produzione era partito già tempo prima. Forte dell'apporto di un mastro birraio dal Belgio, è appunto quella belga l'impronta scelta da Gloria Mundi per le sue birre - una bionda riconducibile alle tripel, e una rossa che si rifà alle dubbel; il tutto "condito" da una storia, in parte reale e in parte romanzata (almeno così mi ha spiegato Margherita) su come tal visconte Edoardo di Montebello, messosi in viaggio verso l'odierna Vallonia dopo aver visto i soldati dell'esercito del Barbarossa bere un "elisir dorato", abbia riportato in patria la ricetta e terminato il racconto di questa sua avventura con la frase "sic transit gloria mundi", in una lettera ad un amico.
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgFFzNaNooP7eIvGoutuOHfbUNzIlolfSa0akqGNwrKDG37YxrQOjOr-rSOFC6zBX8UQYy2WU3Kh1rAl1bXCWTB_bHi7UNiRwDIqtnigD5oLkfbusI_59d09k6uDDe4QzY3ZaKoWnSfFbY/s320/20170830_194043.jpg)
Volentieri ho quindi colto l'invito ad assaggiarle, tanto più che la Rossa e la Bionda hanno vinto rispettivamente l'oro e l'argento italiano per la propria categoria al World Beer Awards 2017 (in entrambi i casi, giova notare, dietro a Collesi: Country Winner con la sua Triplo Malto e con la sua Rossa). Dovendola abbinare ad una cena di carne alla griglia, sono capitata per prima sulla rossa: una dubbel belga "da manuale", aromi dalla frutta matura, alla frutta
secca e sotto spirito, alle spezie, al caramello, con qualche leggera tipica
nota di lievito belga, aromi che
evolvono con la temperatura. Molto calda, piena e dolce in bocca,
qualche remiscenza quasi di brandy, finale caldo, dolce con una punta
alcolica abbastanza persistente. Una classica belga appunto, tra le
dubbel brune e le birre d'abbazia, senza particolari fronzoli né
reintepretazioni ma pienamente aderente allo stile e fatta secondo i
canoni (sotto questo profilo, non mi stupisce che sia stata apprezzata
dai giudici al concorso).
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhyegsiPTrS03G7N07x7hy-MAHi3yM75Wj_fBtMFp8OaoP3tX0uKKh5bF1lPCO2tcq3wgPFgFNvAeUS3HcIyFDBott1myMnV2XSfpheaRxKynLVzwXH5X5JRjS7GfS1Ea8odf70w_asPjQ/s320/20170901_202040.jpg)
Simile il discorso per la Bionda, stappata un paio di sere dopo (questa dopo pasto, accompagnandola semplicemente con della frutta secca). Anche in questo caso una tripel "da manuale":
aromi di frutta matura, spezie, leggero fenolico da lievito ma nei
limiti; corpo sì pieno, dolce e maltato ma relativamente snello per lo
stile, rendendola discretamente beverina in rapporto al grado alcolico.
Anche qui chiusura calda e dolce con qualche lieve nota liquorosa. Personalmente
l'ho trovata meno caratterizzata della rossa, però come già detto vale lo
stesso discorso: una birra fatta rigorosamente secondo i canoni, senz'altro atta a farsi apprezzare in un contesto come quello di un concorso. Certo potrebbe essere rivolta l'osservazione che birre fatte così "da manuale" (e non è certo solo il caso di Gloria Mundi) mancano di personalità, intesa come sorta di "tocco di riconoscibilità" rispetto ad altre dello stesso stile; è però altrettanto vero che l'intenzione dichiarata è appunto quella di rifarsi al modello belga in maniera fedele, per cui il risultato è coerente con il proposito.
Detto ciò, Friulidoc si avvicina, rimanete sintonizzati...
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