lunedì 26 settembre 2016

Un'incursione a Gusti di Frontiera

L'ho chiamata "incursione" perché purtroppo quest'anno, a causa di altri impegni concomitanti, non ho potuto passare molto tempo alla nota manifestazione goriziana dove torno ogni anno con molto piacere; ma devo dire che le poche ore trascorse lì sono state piacevoli e fruttuose, per cui il bilancio non può che essere positivo.

La prima sosta birraria che ho fatto è stata da The Lure, dove Lorenzo mi ha invitata a provare il curioso abbinamento tra la sua birra di frumento Pink (un "ibrido" tra weizen e blanche, come ho spiegato nel post di presentazione del birrificio) e il kurtőskalács, tipico dolce ungherese che in quel di Gorizia spopola ogni anno con lunghe code agli stand che lo vendono (una pasta cotta su un supporto cilindrico che ruota sulle braci, e variamente ricoperta con cacao, zucchero, cannella, a seconda dei gusti). Il kurtőskalács in questione era al cacao, e in realtà - concordando con la fidanzata di Lorenzo: tra donne ci si intende, evidentemente - avrei suggerito piuttosto l'abbinamento con la apa Seattle, che nel suo equilibrio tra le note maltate e l'amaro avrebbe prima accompagnato e poi contrastato il dolce; ma Lorenzo ha insistito per la Pink, per cui così è stato. Devo dire che inizialmente la componente speziata piuttosto importante del lievito usato per questa birra andava a cozzare con il sapore tra il caramellato e il cioccolato del kurtőskalács, e sotto questo profilo la Seattle sarebbe stata più indovinata; la sopresa però è arrivata dopo, al retro-retro-retro (e ancora retro) gusto, quando queste componenti si sono amalgamate in bocca generando un connubio che - e qui invece devo dare ragione a Lorenzo - merita di essere provato. Un'interessante scoperta, insomma, per la quale ringrazio Lorenzo.


La seconda tappa è stata una nuova conoscenza, il birrificio Fortebraccio di Montone (Perugia). Nato quattro anni fa dall'iniziativa di due imprenditori homebrewer per hobby, che hanno ampliato il business trasformando in impresa questa loro passione, vanta una gamma abbastanza ampia di referenze - tutte alte fermentazioni eccetto una lager chiara al tartufo - con un occhio di riguardo per il prodotti del territorio - come la castagna per la ale ambrata, il già citato tartufo, e il vino Sagrantino di Montefalco docg usato per il barley wine/Iga Birrantino. Ed è appunto quest'ultimo che, nella mia chiacchierata con il birraio Andrea, ho assaggiato. Le note del vino - un rosso dolce - sono ben presenti all'olfatto, che unisce sentori quasi liquorosi a quelli tanninici; al palato però rimane un barley wine "in stile", senza particolare presenza del vino, che ritorna però sul finale. La presenza del Sagrantino è comunque sempre molto delicata, coerentemente con quella che Andrea mi ha spiegato essere la maniera di lavorare del birrificio - ok le aromatizzazioni e le sperimentazioni, ma senza strafare - per cui si tratta sì di un barley wine peculiare, ma non di un barley wine improbabile; anzi, sicuramente può risultare interessante per chi ama quel genere di vino. Unica nota, il fatto di essere stato servito alla spina probabilmente non ha reso del tutto giustizia al Birrantino, data la carbonatazione un po' sopra le righe per un barley wine che ne è risultata.

E rimanendo in tema Iga, del birrificio Antica Contea ho provato - dopo la oatmeal stout Pat at a Tap leggermente ossidata (su suggerimento di Costantino), che nonostante l'acidità all'olfatto mi avesse lasciata perplessa si è poi rivelata interessante - la Vingraf 2015, una strong scotch ale brassata nell'utunno dell'anno scorso miscelata a metà fermentazione con mosto di Sauvignon dell'azienda agricola Casa delle Rose e invecchiata in tonneaux usato in precedenza per vini bianchi. All'olfatto il sauvignon è ben presente, con aromi fruttati, preludendo al dolce maltato della scotch ale di base. Sul finale le due comnponenti tornano ad amalgamarsi, con in più una nota tra l'alcolico e l'acidulo - che contribusce alla pulizia, pur rimanendo una birra in cui prevale la componente dolce, direi quasi "zuccherina". La quantità è limitata, per cui sicuramente per gli appassionati si tratta di una "chicca" da provare; e per quanto non sia una grande amante del vino, e di conseguenza le Iga non rientrino generalmente nel mio personale catalogo delle birre preferite, devo dire che l'ho trovata una birra che rimane armoniosa nel suo insieme pur giocando con sapori e aromi forti.

Chiudo con un ringraziamento anche agli altri birrai dell'Associazione Birrai Artigiani Fvg, che, pur non menzionati in questo post, mi hanno come sempre accolta con calore; per il resto, questo è un periodo ricco di eventi, per cui rimanete sintonizzati...

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