venerdì 30 ottobre 2015

Le fatine dell'Expo

Mi ero sempre annoverata, se non tra le fila dei no Expo, quantomeno tra quelle dgli scettici; sabotare no, per carità, ma nemmeno andarci, a vedere sto carrozzone mettendosi in fila come pecoroni - ho maniere migliori di impiegare il mio tempo, grazie. Alla fine però mi sono fatta trascinare, e così mercoledì scorso mi sono trovata allegramente non "tra" le fila ma "in" fila, insieme a tanti altri - no, l'accredito stampa non fa miracoli, inutile che inveiate contro i soliti giornalisti che entrano gratis ovunque senza problemi.

Vi risparmio il resoconto dei vari padiglioni con più o meno coda (anche se il criterio di scelta è stato rigorosamente quello del "no o ai timp di piardi", come dicono i friulani, "non ho tempo da perdere"); fatto sta che, quando ormai stanchi e in calo di entusiasmo stavamo per intraprendere la lunga camminata verso l'uscita, Enrico ha proposto di entrare in uno dei padiglioni vicini a palazzo Italia, in cui erano esposti e venduti alcuni prodotti tipici. Ed è stato lì che è finalmente comparso ciò che già da qualche ora agognavamo per ristorarci, ossia la birra. Abbiamo infatti conosciuto l'agribirrificio Le Fate di Comunanza (Ascoli Piceno), che prende il nome da una leggenda dei Monti Sibillini, dove il birrificio è nato quattro anni fa. Ad unirsi è stata l'esperienza del birraio e sommelier Mauro Masacci e dell'agricoltore Antonio Dionisi, che appoggiandosi alla malteria Cobi di Ancona utilizzano l'orzo coltivato in loco per brassare - 700 ettolitri annui circa.

Ad accogliermi allo stand sono stati i simpaticissimi Roberto Testa e Fabio Gabrielli, che mi hanno illustrato le birre disponibili - oltre che coinvolta in un'appassionata discussione sull'ortodossia degli stili, che penso ricorderò a lungo con piacere. Abbiamo iniziato con La Sibilla, una ale chiara e semplice, dagli aromi floreali e corpo leggero. La chiusura è pulita, complice anche una punta di acido che accompagna la luppolatura delicata. Abbiamo poi proseguito con la Ladeisi, un'altra ale chiara aromatizzata alla mela rosa. L'acido leggero al naso, in cui il luppolo è pressoché assente, apre ad un corpo ben pieno - grazie anche all'aggiunta di grano - in cui la mela non è affatto sovrastante, ma contrbuisce ad una nota elegante tra il dolce e l'acido che ben si armonizza con l'insieme. Oltretutto la mela rosa dei Sibillini è presidio Slow Food, e la stessa Slow Food ha dato alla Ladeisi il titolo di Birra Quotidiana. Da ultimo la Lalcina, una ale dal colore ramato, che presenta degli aromi speziati dal lievito a cui si aggiungono quelli della buccia di bergamotto. Il corpo caldo conduce ad una chiusura caramellata ma non stucchevole, complice anche il bilanciamento dato dall'agrume.

Nel complesso, tre birre che ho gradito; e che mi hanno lasciato un buon ricordo di una giornata passata a sgomitare a fare code tra i padiglioni...

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