lunedì 22 giugno 2015

E' Joyce...ma non viene da Dublino

Anche quest'anno la Brasserie di Tricesimo ha onorato la tradizione di salutare l'arrivo dell'estate con il Festival della birra artigianale: per un weekend il locale si sposta all'esterno, per così dire, sotto i gazebo allestiti per l'occasione. Ospiti i birrifici Foglie d'Erba, Antica Contea, Camperstre e Garlatti Costa, con i birrai presenti; mentre la Brasserie ha messo a disposizione le birre di Toccalmatto e del Ducato, marchi per i quali il locale fa da distributore in zona. Ammetto che quest'anno non ho purtroppo potuto presenziare all'evento se non per poco, per cui non posso offrirvi una descrizione dettagliata come gli anni scorsi; però facendo un rapido giro tra i gazebo ho potuto constatare come i birrifici in questione abbiano portato sì i loro grandi classici, senza grosse novità - eccetto quelle estive di Garlatti Costa Riff e Slap, di cui ho parlato in questo post - ma che dopotutto sono i loro pezzi forti: un "andare sul sicuro" che non è mancanza di volontà di sperimentare, ma che, almeno stando alle chiacchierate che mi capita di fare con i birrai, è piuttosto quella di affinare sempre più le ricette esistenti per crescere in termini di qualità prima che di ampiezza dell'offerta.


Spero non me ne vogliano gli altri birrifici se mi soffermerò sulla Joyce di Foglie d'Erba, non per fare torto ad alcuno, ma semplicemente perché non l'avevo mai provata: una birra di frumento con ben il 40% di frumento non maltato che Gino (nella foto sopra insieme a Severino Garlatti Costa e Costantino Tesoratti di Antica Contea) ha recentemente rivisto, con l'uso di lievito da champagne. Già all'aroma si nota l'acidulo tipico di questo lievito, che risalta sui profumi tra il pane e il citrico caratteristici del genere senza però rompere l'armonia; armonia che si mantiene anche nel corpo, vellutato e leggero - senza però essere annacquato -, che la rende dissetante come del resto ci si aspetta. Occhio però che non è una birra di frumento qualsiasi: e lo si nota bene in chiusura, dove si conferma l'abilità di Gino nell'usare i luppoli, con un finale di un amaro erbaceo che unito alla leggera acidità data sia dal frumento non maltato che dai lieviti lascia la bocca incredibilmente pulita e fresca. Ci siamo trovati così a commentare, più o meno scherzosamente, che potrebbe accompagnare bene un frico: una birra del genere è ottima per "sgrassare", per quanto l'abbinamento possa apparire un po' eterodosso.

Parlando di novità, invece, attendo la nuova american amber ale di Antica Contea, di cui Costantino mi ha anticipato il nome bizzarro "What Stay In The Soup?", assicurandomi che "poi ti spiego perché l'abbiamo chiamata così": appuntamento su questi schermi dopo la "Notte Arrogante", il 3 luglio al Mastro Birraio di Trieste, in cui verranno proposte una serie di birre acide alla spina o in botte - dalle ormai celebri Godzilla e Rinnegata, alla Soursina, alla Vingraf. Rimanete sintonizzati...

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