martedì 24 marzo 2015

Cinghiali, folletti e birra

Alzi la mano chi di voi conosce Bastogne: tranquilli, non la conoscevo nemmeno io. Trattasi di una cittadina di neanche 15 mila abitanti nel cuore delle Ardenne, che deve la sua fama - ma non in Italia, dato che è un capitolo di storia che non studiamo - all'assedio che i nazisti vi posero durante la seconda guerra mondiale; e di cui fa oggi memoria un interessantissimo museo interattivo, che ho scoperto praticamente per caso - ma che ho visitato con grande piacere.

Già, perché in realtà non era per quello che ero lì; ma per visitare la Brasserie de Bastogne, di cui avevo conosciuto il mastro birraio Philippe Minne al Beer Attraction di Rimini. Ammetto di aver avuto le mie difficoltà a trovare il birrificio: trattasi infatti di un capannone in mezzo ai campi nell'azienda agricola di Philippe Meurisse, agricoltore biologico con cui il suo omonimo collabora. Mascotte del birrificio sono il cinghiale, animale tipico di queste zone, e Trouffette, folletto della tradizione popolare: ed entrambi compaiono infatti nelle etichette delle otto birre prodotte.

Come dicevamo, il birrificio non ha grandi dimensioni, ma questo non ha per ora ostacolato le sue capacità di crescita: aperto nel 2008, è andato praticamente raddoppiando di anno in anno la produzione fino ai 1040 ettolitri del 2014, di cui il 50% venduti oltre confine. Anche in Italia: a sentire Minne, infatti, nel nostro Paese arriva il 20% della loro produzione.


La linea base è detta appunto "La trouffette" nelle sue varie versioni - tutte rigorosamente di stile belga, ad alta fermentazione: bionda, rossa, ambrata e blanche. Di queste ho assaggiato la bionda, che ho trovato distinguersi per un aroma floreale particolarmente intenso che continua con le stesse note anche nel corpo rotondo, per chiudersi poi con una luppolatura fresca e un amaro delicato. Una versione più leggera delle classiche belgian ale - anche contando che fa solo 6 gradi -, adatta anche a chi preferisce sapori e gradazioni meno "importanti".

Interessante, per quanto sia venuta meno incontro ai miei gusti personali, anche la Bastogne Pale Ale: una base di Ipa a cui è stato aggiunto il farro - coltivazione tipica della regione -, creando un connubio del tutto peculiare tra questo e i toni erbacei ed agrumati dei luppoli tipici di questo stile. Se vi aspettate una Ipa, sicuramente rimarrete perplessi perché il risultato finale è del tutto diverso: tende infatti ad avere più spazio il cereale, e sono anche in questo caso non troppo intensi sia l'aroma, che il corpo, che il tenore alcolico - 5 gradi. Del resto, è questa la linea che Minne ha affermato di seguire: ok la tradizione belga delle alte gradazioni, ma con moderazione, devo poter bere senza troppi pensieri.


La chicca della casa è però indubbiamente la saison, che sotto il profilo dell'intensita aromatica e del corpo fa eccezione riuspetto a questa linea: già di per sé una birra ben speziata, con intense note di pepe e chiodi di garofano e luppoli hallertau e cascade in dry hopping, viene poi fatta rifermentare in bottiglia con l'aggiunta di brett. Il risultato è una rosa di odori e di sapori che si susseguono - dalle spezie, all'erbaceo e floreale dei luppoli, per chiudere con i toni acidi del brett - senza però cozzare, generando una sequenza armoniosa; e la persistenza acida lascia poi la bocca "pulita", pronta al sorso successivo. L'etichetta riporta la dicitura "Bière sauvage", birra selvaggia, e la figura di un cinghiale: e in effetti bisogna dire che, dati i sapori intensi, la definizione ci sta...

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