lunedì 30 marzo 2015

Aria di novità in Valscura

Da qualche tempo non parlo del birrificio Valscura, già noto ai lettori di questo blog; così, passando da quelle parti, ho colto l'occasione per fermarmi a vedere il loro spazio degustazione rinnovato aperto lo scorso ottobre. La sala - stessa superficie di prima, ma più "ariosa" grazie alla disposizione più ragionata del mobilio - è arredata con gusto: lunghi tavoli con panche invece che tavolini "così la gente si siede anche con chi non conosce e favoriamo la socializzazione" - a detta del birraio Gabriele -, listelli in legno con i colori del birrificio alle pareti, e un bancone con otto spine invece delle quattro precedenti. Più curata è anche l'esposizione dei prodotti tipici - dai salumi, alle salse, ai biscotti - di cui Valscura si rifornisce da produttori locali; ma l'innovazione principale è la possibilità di accompagnare alle birre taglieri di formaggi e salumi, panini ed altri stuzzichini, cosa che può rendere assai più piacevole una sosta da quelle parti.


Anche sul fronte birrario le novità non mancano. Al di là di essermi tolta lo sfizio di assaggiare la Fich - una saison bruna al figo moro di Caneva, dai forti aromi di zucchero di canna e dal corpo assai robusto in cui si sentono bene i toni caramellati del fico - ho provato la versione attuale della Kaos Ale - chi non sapesse di che cosa sto parlando, clicchi qui. Che in questo caso, in realtà, non è una ale: "Ho voluto tornare a sperimentare con le basse fermentazioni - ha affermato quasi scherzosamente Gabriele - per vedere se ero ancora capace". Ne è così uscita una lager chiara torbata, che, se devo essere onesta, ho trovato un po' carente sul fronte dell'aroma - avrei difficoltà a dire che cosa mi ricordi, tanto è leggero, ed è quasi del tutto assente il torbato -; ma che si è fatta pienamente perdonare una volta in bocca, armonizzando in maniera morbida i toni più forti dei malti torbati con quelli più leggeri e delicati del malto pils. Anche il finale non è affatto aggressivo e abbastanza secco, per cui la persistenza rimane fresca, pulita e dissentante. Esperimento promosso dunque, per quanto mi riguarda, così come promuovo quello della nuova versione della Liquentia - anche questa una pils - con un nuovo tipo di lievito: il risultato è un aroma molto più floreale e quasi speziato - personalmente ho percepito dei chiodi di garofano -, che mi ha quasi fatto pensare ad una blanche pur essendo tutt'altra cosa, e un corpo più pieno e rotondo. Un'innovazione, ha ammesso Gabriele, nata dal tentativo di riuscire tenere il grado plato più basso grazie ad un lievito più "aggressivo" così da fronteggiare l'aumento dell'accisa: ma evidentemente non tutto il male viene per nuocere, dato che personalmente ho apprezzato di più questa versione della Liquentia rispetto a quella precedente.


Chicca finale della giornata è stata quella che Gabriele e Renata hanno scherzosamente battezzato "La maledetta", ossia la loro ale rossa Santabarbara "dimenticata" a fermentare per ben trenta mesi. Una cosa bisogna ammetterla: l'aroma è tanto acido, oserei dire acetico, da risultare quasi sgradevole. Però la paura passa una volta dato il primo sorso, dato che il corpo rimane piuttosto leggero, e la persistenza acida finale ricorda quella delle birre a fermentazione spontanea - in cui come in questo caso, ha scherzato Gabriele, "i lieviti ormai si sono mangiati tutto". Insomma, non una birra per tutti i palati, ma gli amanti delle birre acide potrebbero trovarlo un interessante esperimento di connubio tra stili diversi: chissà che quei mille litri non prendano prima o poi la via della bottiglia...

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