E infatti i due hanno chiesto al birraio se, dato che ffettuava attività di somministrazione di bevande, disponesse all'interno del gazebo di un lavandino con acqua corrente su cui lavarsi le mani. Tra il perplesso e il sorpreso il birraio ha risposto di no, precisando che tale requisito non gli era nemmeno mai stato specificato quando aveva fatto richiesta di esporre alla manifestazione. "Avrebbero dovuto fargliela visto che la legge lo prescrive", ha osservato il solerte funzionario; invitando poi il birraio ad organizzarsi al più presto quantomeno per accordarsi con un bar nelle vicinanze, così da potersi andare a lavare le mani lì. A quel punto non ho saputo trattenermi dal fare il mio mestiere con uno "Scusi se mi intrometto", chiedendo quanti gazebo tra quelli ispezionati avessero adempiuto alla prescrizione: a parte quelli che fanno attività di cucina, e quindi hanno bisogno dell'acqua anche per questo motivo, nessuno.
Ora: poniamo pure che la legge è la legge, e che chi mi serve la birra - per quanto tocchi solo l'esterno del bicchiere e la spina, e non si sciacqui certo le dita in ciò che io bevo - debba avere le mani immacolate per garantire l'igiene: ma allora un discorso simile dovrebbe essere fatto anche per i tanti venditori di formaggi e salumi presenti alla manifestazione, che devono per forza di cose toccare con le mani ciò che vendono e che poi il cliente andrà a mangiare. Certo possono usare i guanti, ma un paio di guanti indossati tutto il giorno non saranno probabilmente molto più puliti delle mani del birraio. Senza contare le difficoltà logistiche poste dal predisporre tubature e lavandino sotto ad un gazebo, certo superabili, ma nemmeno così indifferenti come preteso dai due signori della Asl.
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