Una delle cose che mi
era rimasta in mente di Praga, visitata nel lontano 2006, era che la
birra costava meno dell'acqua: motivo per cui mio fratello, allora
appena quindicenne, aveva avuto licenza di dilettarsi con i boccali
da mezzo, e io, che birra ancora non ne bevevo, avevo finito per
spendere una fortuna. In questi anni, a quanto pare, la dinamica dei
prezzi è rimasta la stessa – 30 corone, poco più di un euro, per
mezzo litro di pils, contro le 75 per mezzo litro d'acqua – per cui
ho concluso che valeva la pena portarci anche Enrico. Naturalmente mi
sono fatta consigliare qualche locale dal buon Mirko Raguso, che
lavorando per Interpivo conosce la capitale ceca come le sue tasche;
così la prima sera non ho potuto resistere dall'iniziare da quello
che viene considerato da molti il locale più caratteristico della
città.
Trattasi di U Zlatého
Tygra, “Alla tigre dorata”, a pochi passi dalla piazza centrale.
Qui, giusto per iniziare bene, ancor prima che abbiate modo di
ordinare qualcosa vi mettono in mano un boccale di Pilsner Urquell:
d'altronde, se siete lì, è evidentemente per quello, quindi perché
perdere tempo. Ogni bicchiere viene contrassegnato da una riga sul
foglietto che il cameriere lascia sul tavolo, e alla fine si fanno i
conti: credetemi che si vedevano in giro foglietti con una selva
parecchio folta di strisce. Mi raccomando, non lasciate il bicchiere
vuoto sul tavolo se ne avete avuto abbastanza: è il segnale che ne
volete ancora e ve ne arriverà un altro all'istante, con relativa
strisciatura del foglio. Bicchiere, peraltro, lavato molto alla
buona, passandolo rapidamente in una vasca con acqua corrente. La
birra comunque è buona, e anche il cibo, pur non trattandosi
propriamente di un ristorante, mi ha lasciata soddisfatta – basti
dire che la bistecca di maiale in pastella di patate, pur essendo
fritta, ha passato la mia severissima approvazione. Più di tutto
però merita l'ambiente davvero accogliente e “verace”, motivo
che da solo vale una visita.
Dato che Mirko aveva
magnificato la cucina di U Glaubicu, mi sono fidata: e in effetti,
almeno per quanto riguarda l'arrosto di maiale in salsa di birra con
i tipici gnocchi di pane cechi e i crauti, aveva ragione. Anche qui
si beve Pilsner Urquell, ma con la particolarità che viene spinata
direttamente dai tank: una curiosità che contribuisce a dare una
nota caratteristica anche a questo locale, che mi sento di
consigliare pur essendo piuttosto turistico – e non potrebbe essere
altrimenti, a pochi metri dal Ponte Carlo dal lato di Mala Strana.
Bocciatura senza
appello invece per quella che alcune guide definiscono “la”
birreria di Praga, U Fleku. Va bene, avrà pure origini
quattrocentesche; va bene, avrà pure la sua unica birra nera a 13
gradi – che spacciano come prodotta sul luogo, in realtà non è
più così – dalle inconfondibili note di caramello e di tostato
(personalmente ho sentito assai forte il caffè); va bene,
l'arredamento in legno è proprio caruccio; ma, al di là del fatto
che ho trovato la birra non eccezionale pur nella sua unicità, la
schiera di fisarmonicisti in abito tipico che si alternano
nell'intrattenere i turisti suonando Rosamunda e simili proprio no.
La cosa che più mi è piaciuta è stata in fin dei conti una delle
usanze del locale che potrebbe risultare quasi irritante, ossia
quella che i camerieri passano continuamente ad offrire – facendoli
poi comparire sul foglietto come quello di cui sopra – dei
bicchierini di liquore, dalla tradizionale Becherovka a quello alle
erbe: e devo ammettere che quello al miele che ho assaggiato io era
davvero buono. Ok, al di là degli scherzi: in sé e per sé è un
locale storico degno di questo nome, ma l'impressione che ne ho avuto
è quello di una pura e semplice attrazione turistica.
Ad ogni modo, la
“chicca di tipicità” doveva ancora arrivare: il Czech Beer
Festival...
Interessante report....concordo pienamente su quanto scritto su U Fleku, locale carino ma ormai invaso da orde di turisti. La tigre dorata non la conoscevo, di sicuro la prossima volta che vado a Praga una sosta la faccio.....Stefano Buiatti, Università di Udine
RispondiEliminaLa consiglio caldamente, merita davvero!
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