martedì 15 aprile 2014

Mastro birraio, parte seconda: quanto è bello il terzo tempo

La mia seconda tappa è stato Argo, un birrificio che nono conoscevo anche per ragioni "anagrafiche": è nato infatti da soli quattro mesi, in quel di Lemignano di Collecchio, in provincia di Parma. Le idee però sono ben chiare - e non solo per via dello slogan che non lascia spazio ad equivoci, "We want beer" -: il mastro birraio Stefano Di Stefano, infatti, vanta un'esperienza in realtà di tutto rispetto, in cui spicca un anno al Birrificio Italiano, sette al Birrificio di Lambrate e due stage negli Usa. Insomma, in realtà non è proprio gente nata ieri.


Al banco c'era però Veronica, l'altra metà del birrificio, che pur occupandosi essenzialmente della parte amministrativa di birra comunque ne sa. E' stata infatti lei a raccontarmi la storia della Terzo Tempo, così chiamata ispirandosi al "terzo tempo" del rugby, in cui i giocatori vanno a seppellire l'ascia di guerra dopo la partita davanti ad una buona pinta. Trattasi di un'American Cream Ale, uno stile - ha spiegato - creato negli Usa ai tempi del proibizionismo dagli immigrati tedeschi, che hanno "reinventato" la loro cara vecchia pils usando gli ingredienti locali, tra cui il mais.

Ce n'era a sufficienza per incuriosirmi, e così mi sono lanciata. Già all'aroma in effetti si percepiscono le note dolci del mais, che risaltano ancora più nettamente nel corpo. Veronica mi aveva avvertita che è molto beverina, e infatti, complici anche gli appena 4 gradi alcolici, è scesa allegramente nonostante fosse dolce: i luppoli infatti "puliscono" la bocca al retrogusto quel tanto che basta per invitare ad un altro sorso. Per carità, se non vi piacciono le birre dolci probabilmente non fa per voi; però indubbiamente vale la pena provare qualcosa di diverso, anche perché di fatto è ben bilanciata.

Altra creazione dell'Argo è la Aran, una Irish Stout che si mantiene sul classico del genere pur accentuando le note di caffè; a colpirmi però è stata soprattutto la Milva, una Imperial Red Ale, che vanta la bellezza di sei luppoli - tra americani, sloveni e neozelandesi. Se pensate che le rosse ben maltate non rendano giustizia ai luppoli, potrebbe essere l'occasione per ricredervi: già all'aroma si fa sentire la rosa di profumi che va dal resinoso, all'erbaceo, all'agrumato, e al gusto la dolcezza iniziale dei malti viene subito accompagnata da un amaro che fa il paio alla rosa di cui sopra. Insomma, onore al merito di una rossa non qualunque.

Argo, quindi, sarà pur nato da poco; ma, complice il fatto che, come ha detto Veronica, stanno cercando di farsi conoscere, credo proprio che avrò ancora il piacere di incontrarlo...

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