Manco a dirlo, come quasi tutti i birrifici artigianali, anche l'Abbà di fregia di produrre solo birre crude, per preservarne meglio la qualità; oltretutto, ha puntualizzato il birraio, "Sono tutte spillate senza l'aggiunta di anidride carbonica: buone fino all'ultimo bicchiere", grazie alla tecnica Key Keg diffusa dalla Carlsberg.
Giusto per vedere se diceva la verità, non rimaneva che provarle. Su consiglio dell'esperto ho iniziato dalla bionda, che per quanto sia all'aroma che al gusto non mi fosse apparsa diversa da una qualsiasi altra chiara ad alta fermentazione, ha riservato la sorpresa del retogusto, nettamente più luppolato della media. Come di consueto ho apprezzato di più l'ambrata, che nonostante il caramello deciso non lascia poi strascichi dolciastri grazie alle note di malto tostato nel finale. Gran sorpresa in chiusura è stata la Nigra, una stout particolarmente beverina - complici i neanche 5 gradi -, soprattutto grazie al fatto che, contrariamente ad altre stout, sia all'aroma che al gusto pare inizialmente quasi inconsistente e non risulta "impegnativa"; salvo poi rivelare un sapore di caffè assai deciso, con qualche leggera nota di cioccolato. Insomma: bevetela comunque a piccoli sorsi in modo da godervi il finale di ciascuno, sennò la sprecate.
Peccato che non fosse disponibile la birra che più mi incuriosiva, la Farinela, brassata esclusivamente con il malto di riso: me l'hanno descritta come secca, fresca e con note agrumate, e beverina nonostante i 7 gradi e mezzo. Ma si sa, le descrizioni, se non seguite dalla prova pratica, fanno solo venire sete....
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