Mi è
capitato di recente di essere coinvolta da due birrifici – che
ringrazio – nell’assaggio delle loro birre di Natale 2022: nella
fattispecie il birrificio Dimont, con la Porter Gjan, e Birra di
Naon, con la Angelica Porter. Caso ha voluto che si tratti, per
l’appunto, in entrambi i casi di una Porter: il che non ha potuto
non stimolarmi una riflessione. È vero sì che “birra di Natale”
non è uno stile, ma semplicemente un’etichetta che viene messa ad
una birra presentata appunto in occasione delle festività:
storicamente birre di gradazione alcolica alta o medio-alta, corpose,
calde e spesso speziate. Personalmente, la maggior parte delle birre
natalizie in cui mi sono imbattuta sono robuste birre di ispirazione
belga; e, per quanto riguarda gli stili d’Oltremanica, ho visto
fondamentalmente Stout di notevole carattere e Strong Ale. Curioso
quindi l’ingresso in contemporanea di due Porter, stile più
“sobrio” – sia dal punto di vista del tenore alcolico che delle
caratteristiche organolettiche – che sulla carta si presta meno a
fare da birra di Natale.
Al
di là delle ragioni che possono aver spinto i birrifici in questione
a questa scelta (fondamentalmente la volontà di introdurre uno stile
che non avevano in repertorio), non è difficile identificare due
motivi per farla. La prima è che il mercato si sta “normalizzando”:
sono finiti da un pezzo i tempi in cui, girando per locali, sembrava
di vedere la gara a chi “la fa più strana”. Qualunque birraio
conferma che alla lunga il pubblico ritorna su stili più classici,
facilità di beva e gradazioni alcoliche più contenute. Requisiti a
cui una Porter risponde assai meglio di una classica belga – giusto
per rifarci alla famiglia stilistica più gettonata per le natalizie.
Il secondo motivo, molto più banalmente, è che ha più senso
investire su una birra che possa poi rimanere come birra fissa: e
anche in questo senso una Porter, pur richiamando i mesi invernali
(rimane forte anche solo l’associazione cromatica tra birre di
colore più scuro e freddo all’esterno, caminetto, sapori caldi e
quant’altro), non è disdegnabile nemmeno in altre stagioni –
tutt’altro, se ben costruita può essere assai rinfrescante. Natale
diventa così – com’è ovvio, direte voi – “solo”
l’occasione per il lancio di una nuova birra.
Assaggiando
le due birre in questione, entrambe di buona schiuma pannosa e persistente color nocciola a grana fine c’è da notare che – sempre
casualmente – c’è anche dell’altro che le accomuna: in
particolare la volontà di fare leva in un caso sulla luppolatura,
nell’altro sull’aromatizzazione con semi di angelica delle
Dolomiti friulane – in linea con la filosofia di Naon di mettere in
ogni birra un ingrediente locale oltre all’orzo, prevalentemente
una botanica –, per rendere ancor più fresca la bevuta. La Gjulit
infatti si fa notare per aromi balsamici che accompagnano quelli
tostati, e per un sapore analogo che chiude la bevuta dopo il tipico
amaro da malto tostato; mentre la Angelica Porter gioca allo stesso modo con, per
l’appunto, i semi di angelica. Per quanto la Gjulit sia più calda
e avvolgente al palato rispetto alla Angelica, parliamo in entrambi i
casi di corpi scorrevoli; e di birre dominate dai toni amaro-tostati
di caffè, sebbene nella Gjulit facciano comunque sentire la loro
presenza anche il cioccolato e la liquirizia – che rimangono invece
appena percettibili nella Angelica. Entrambe di buona secchezza,
mascherano bene il loro già non elevato gradi alcolico – 5,5 per
la Gjulit e 6,5 per la Angelica. Nel complesso dunque birre fresche e
bevibili, pur non lesinando sui toni un po’ più forti come sono
appunto quelli tostati.
Concludo
precisando che tendenzialmente non uso fare recensioni “comparative”,
dato che non è mia intenzione in questa sede dare una valutazione su
quale interpretazione dello stile Porter io trovi meglio riuscita tra
le due; mi è sembrato tuttavia particolarmente curioso, e se
vogliamo istruttivo, il fatto che mi siano capitate nello stesso
momento due birre che si prestano così bene ad un confronto.
Confronto che dà la conferma anche di una tendenza di mercato già
nota, e che sta riguardando anche le birre tendenzialmente più
“forti” come quelle presentate per Natale.
Buone
feste!
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