Per i non udinesi, specifico che "Zardin Grant" ("giardino grande", trattandosi di fatto di un parco) è l'antico toponimo di Piazza Primo Maggio; dove anche quest'anno si è svolta la festa della birra. Mi permetto di osservare che mi ha lasciata assai perplessa il balletto che c'è stato tra il chiamarla "festa della birra artigianale" in alcuni contesti, e semplicemente "festa della birra" nelle locandine; e l'aver visto circolare comunicati stampa che parlavano di "artigianale Ichnusa" tra le birre presenti. Della serie, una comunicazione corretta in questo campo è purtroppo ancora ben al di là da venire, e sono pochi gli addetti stampa e comunicazione adeguatamente formati. Il tema richiederebbe comunque ben più di un semplice post, e quindi chiudo, giusto per la semplice e narcisistica soddisfazione di essermi tolta il sassolino dalla scarpa.
Nella veloce toccata e fuga che ho fatto ho avuto modo di conoscere un birrificio del vicentino, il Kraken, aperto da Massimo Cracco e Nicola Randon nel 2017. I due si definiscono "birrai per passione"; tuttavia, per tornare al punto secondo cui la storia dell'homebrewer che passa direttamente dalle pentole nel garage alla sala cotta è ormai storia passata, anche in questo caso ci sono altre competenze di base oltre al saper fare la birra in casa. Massimo è infatti un tecnologo alimentare che ha studiato a Udine con il noto prof. Buiatti, mentre Nicola ha competenze in ambito commerciale. La loro filosofia è quella di fare birre che abbiano sì un tocco di originalità, principalmente orientato alla facilità di beva, ma che comunque non stravolgano gli stili; e al momento ne hanno sei a listino - di cui una stagionale, una strong ale al miele di castagno. A destare la mia attenzione per prima è stata la Horny, una Alt - stile non molto diffuso in Italia. Si tratta, come desumibile dalla filosofia del birrificio che mi era stata appena illustrata, di una Alt in stile, dagli aromi tra il biscottato e il caramellato come da manuale; e con un corpo leggermente più snello e un finale meno amaro delle Alt classiche, che lascia il maggior evidenza la componente maltata pur rimanendo secco e chiudendo la bevuta.
Su proposta di Massimo ho poi assaggiato la Saison, aromatizzata con coriandolo e arancia dolce. Correttamente per lo stile, la parte del leone nell'aroma la fa la speziatura del lievito, lasciando arancia e coriandolo solo sullo sfondo a dare una punta di ulteriore complessità; in bocca risulta poi assai più delicata di quanto il naso lascerebbe supporre, con un corpo decisamente scorrevole e forse ai limiti dell'esile - irrobustirlo un pochino credo renderebbe meglio giustizia ai cereali, ed eviterebbe il passaggio brusco rispetto alla forza dell'aroma - per poi chiudere su toni tra il dolce e lo speziato. Mi ha infine incuriosita la summer ale Frida, senza glutine grazie all'utilizzo di un enzima che lo degrada. Al naso domina l'amarillo con i suoi aromi agrumati e floreali, per poi lasciare il posto ad un corpo estremamente scorrevole senza troppe note di cereale e ben carbonato. Interessante la chiusura netta e secca ma delicata e non persistente data dal Saaz usato in amaro. Nel complesso definirei quindi il Kraken un birrificio giovane, ma che può riservare sviluppi interessanti sia in quanto a consolidamento delle birre già prodotte che a nuove produzioni.
Parlando invece di birrifici a me già noti, ho provato la nuova "sperimentale" di Cittavecchia, la "Sex-ion Ipa" (il cui nome già rivela lo stile). Non vi tedio con la lunga lista di luppoli utilizzati sia in amaro che in aroma, che Giulio mi ha elecato con dovizia (roba da far impallidire la Millemilaluppoli della Poretti, verrebbe da ironizzare); il risultato è comunque un mix ben bilanciato che all'aroma evidenzia soprattutto la componente di frutta tropicale, prima di un corpo ben carbonato e snello pur senza disdegnare qualche leggera nota tra il maltato e il caramellato; e un finale tra il citrico e l'erbaceo mediamente persistente. Fresca e beverina, in stile, ma senza voler fare i fuochi d'artificio in quanto a luppolatura come da filosofia di Cittavecchia.
Da ultimo ho ritrovato il birrificio La Ru con la sua nuova Ruby, session ipa a cui la barbabietola dona un tenue colore rosato. In realtà la barbabietola dona anche una leggerissima punta di vegetale all'aroma dai toni agrumati e una certa aura tra il dolce e l'acidulo al corpo, che smorza l'amaro finale; fondamentalmente comunque rimane una ipa, dato che questi tocchi "eterodossi" sono comunque gestiti con parsimonia.
Al di là delle criticità a livello comunicativo che ho rilevato sopra (intendiamoci, non sto dicendo che non è legittimo fare un festival che unisca birre artigianali e non; però l'importante è la chiarezza), direi che un po' di buon materiale per appassionati c'è (gli altri birrifici artigianali presenti sono Zahre, Beerbante, Aqua Alta e Trevigiano). L'auspicio è che, anche eventualmente su impulso dei birrifici stessi, in futuro la comunicazione sia migliore.
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