L'annuncio ufficiale è stato la sera dell'11 gennaio all'Urban Farmhouse di Pordenone: Birra Galassia, beerfirm attivo dal 2015 che si è appoggiato nel tempo a diversi birrifici per la produzione, aprirà in primavera il suo stabilimento in città. Giornalisticamente parlando, come direbbe uno degli storici professori della scuola di giornalismo, il fatto che un beerfirm diventi birrificio "No-o!!! No-o!! Non-è-una-notizia!!!", nel senso che è il percorso che fanno in tanti. Notizia è invece che la città sul Noncello veda di nuovo la produzione di birra sul proprio territorio, dato che è da inizio 900 - con Birra Momi e Birra Pordenone - che questa è cessata. A onor del vero, ciò non significa che non si trovi birra strettamente legata al territorio: basti citare Birra di Naon - che già nel nome sancisce la sua origine e utilizza materie prime locali -, beerfirm un anno più vecchio di Galassia (e anch'esso con progetti di avvio di un proprio stabilimento). Galassia stesso, avendo come punto di degustazione privilegiato Urban farmhopuse - "osteria della birra" nata su iniziativa di Christian Gusso, uno dei tre soci - è già radicata in città; e a questo si potrebbero aggiungere i numerosi altri birrifici e beerfirm della provincia - da Meni, a Maniago, a Valscura, e via dicendo. Ma Galassia sarà appunto il primo a riportare la produzione di birra fisicamente in città, con - auspichiamo - risvolti positivi per quanto riguarda la vivacizzazione del panorama birrario (e piccolo-imprenditoriale in senso lato) pordenonese.
L'avvio della produzione è appunto previsto per la prossima primavera, ma i tre soci - Davide Bernardini, Tommaso Fracassi e Christian Gusso - hanno deciso di dare l'annuncio sin d'ora. La motivazione è «Rendere partecipi tutti di ciò che stiamo facendo è una conseguenza diretta del percorso fatto fin qui – hanno affermato –: stiamo costruendo qualcosa che è strettamente legato alla città e a chi la abita, e quindi volevamo condividerlo perché riguarda tutti. Più che un lancio commerciale, si tratta di tenere aggiornato chi ci segue, nell’ottica di quella crescita graduale e di rapporto diretto ed informale che abbiamo sempre perseguito». Al di là delle dichiarazioni ufficiali, si coglie l'intento di mantenere fidelizzato il proprio pubblico anche attraverso notizie magari non di grande portata, ma di maggiore frequenza: approccio forse in una certa misura obbligato per piccoli birrifici che giocoforza non avranno mai notizie "mirabolanti" da dare, ma hanno la necessità di coltivare il contatto diretto con il pubblico locale.
In questo caso, diversamente da altri che ho analizzato di recente, non c'è un allargamento della compagine societaria a scopo di ingrandirsi. In effetti i ragazzi di Galassia, nel diventare autonomi, non hanno posto come primo obiettivo l'aumento della produzione - la sala cotta è da 3 hl; ma, lavorando su un impianto più piccolo rispetto a quelli dei birrifici a cui si sono appoggiati sinora, privilegiare la sperimentazione. Che, in effetti, è loro caratteristica distintiva: basti pensare che anche buona parte delle loro birre fisse non rientra nei canoni tradizionali degli stili - come la "saison ipa" Galassia e la "belgian stout" Maan, curiosi (e a onor del vero ben riusciti) ibridi tra gli stili in questione. Se il fatto di conoscere meglio l'impianto e muoversi su quantità più limitate favorirà sperimentazioni ben riuscite, credo che sia lecito aspettarsi birre originali e interessanti.
Personalmente, non mi resta che fare i migliori auguri per questo nuovo passo; in particolar modo l'augurio di saper mettere a frutto nel migliore dei modi questa loro propensione alla sperimentazione e originalità, con cui fino adesso hanno saputo creare birre sì sui generis, ma senza cercare lo stupore a tutti i costi.
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