Dopo uno stop forzato, posso dire di aver recuperato in grande stile lo scorso weekend con ben due eventi - la Fiera della Birra Artigianale di Pordenone, e la visita guidata con showcooking al birrificio B2O nell'ambito della manifestazione WeFood.
Al di là delle degustazioni che ho condotto (e per le quali ringrazio i birrifici che hanno collaborato e il pubblico, che si è dimostrato particolarmente numeroso e interessato), la Fiera - pur nel breve tempo che ho potuto passarci - è stata comunque l'occasione per assaggiare un paio di novità: nella fattispecie la Crossing Ipa del birrificio Jeb - aromi fruttati vellutati, che altri birrai avrebbero forse definito più da apa (ma si sa, il confine è labile); corpo moderato sui toni dolci del cereale, quasi con una punta di miele, bilanciato da un amaro finale delicato così da mantenere l'equilibrio in una birra che si capisce voler essere dai toni sobri e ben bilanciata -; la London Fog de L'Inconsueto - una torbata dalla buona bevibilità per il genere -; e la Vergine dei Chanti Brew Fighters - una blanche in stile e dalla buona secchezza, a beneficio di bevibilità.
Per quanto riguarda invece la degustazione con showcooking che ho condotto al birrificio B2O, ho visto con piacere che si è subito creata una buona intesa con Alessandro, lo chef di Natural Street Food - che ha intrattenuto i partecipanti non solo con le sue doti culinarie, ma anche con la sua verve espositiva. Il percorso degustativo prevedeva di partire con due mini hamburger gourmet: il primo con pollo, funghi, rucola, pecorino e salsa al lime, il tutto con marinatura nella blanche Terra a cui era abbinato; e il secondo con manzo, crauti, gorgonzola fuso e cipolla caramellata e marinatura nella apa Edgard. Devo dire di aver apprezzato in particolare la "fusione" al palato tra i pollo, i funghi, la salsa al lime e la speziatura agrumata della Terra, che al boccone hanno fatto un tutt'uno lasciando una gradevole persistenza citrica; ma anche la Edgard, con la sua buona secchezza amara, ha fatto il suo lavoro nel chiudere in contrasto sapori forti come quelli del manzo, della cipolla e del gorgonzola.
Siamo poi passati al burrito con riso, fagioli neri, bocconcini di pollo e crauti, marinati nel lime e weizen Jam Session. Qui la cosa inizialmente mi aveva lasciata un po' più perplessa perché, data la complessità del burrito che accostava sapori anche molto diversi tra loro, pensare a che birra abbinarci poteva diventare difficile; ma la Jam Session si è in fondo rivelata una buona soluzione data la freschezza e il lieve amaro acidulo finale, che con il suo effetto di pulizia va a smorzare appunto questa complessità.
Da ultimo il risotto con zucca, salsiccia e pecorino sfumato con la Irish Red Ale Brussa. Particolarmente interessante qui come l'ingresso dolce - tra il caramello e il toffee - della birra accompagnasse il boccone di riso - anche quello sui toni dolci della zucca, mentre la salsiccia rimaneva a dare una nota di sapore ma quasi senza farsi notare -, per poi chiudere con la luppolatura leggera sul finale, quasi a voler mettere un punto fermo all'esperienza gustativa dopo aver sviluppato la frase. Forse l'abbinamento più degno di nota dei quattro sotto il profilo puramente tecnico.
Di nuovo un ringraziamento a tutti, e una doverosa nota di merito ad Alessandro per i piatti.
Il mio blog di avventure birrarie, descrizioni di birre, degustazioni, e notizie dal mondo della birra artigianale.
lunedì 30 ottobre 2017
Un intenso weekend di fine ottobre
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martedì 17 ottobre 2017
Meadley ottobrino: dai Duri ai Banchi al Take Craft Back
Sì lo so, ho messo insieme due cose che non c'entrano nulla, però mi sono trovata oggi a scrivere di entrambe e quindi va così....
Parto dalla mia trasferta mestrina di sabato scorso, quanto ho colto - in occasione del primo compleanno del locale - l'invito ormai da tempo rivolto dalla Birroteca Duri ai Banchi ad una visita. Un locale aperto da due amici uniti dalla passione per la birra - Andrea Baesso e Gianmaria Spavento, in ordine alfabetico per non far torto a nessuno, e in ordine da destra a sinistra nella foto - e che prende il nome da un modo di dire veneziano che significa "tenere duro" - e che fa il paio con i banchi di legno naturale che arredano l'ambiente, decorato anche con poster, insegne di marchi birrari, vecchie bottiglie, e addirittura una bicicletta appesa al muro in virtù della passione sportiva di Gianmaria.
Il locale ha fisse quattro spine e una pompa, ma per l'occasione ne erano state allestite altre tre in un banco all'esterno; è stato così possibile allestire una tap list variegata, da birre di Bionoc, a Borderline, a Luckybrews, Mastino, Bav, Camerini, Sognandobirra ed altri ancora. In generale comunque, sia per quanto riguarda le birre alla spina a rotazione che per quanto riguarda le bottiglie, la scelta non manca e comprende anche marchi non facilissimi da trovare (almeno in zona): Hanssens, Black Barrels, Nogne, Pohjala, Strubbe, Stone, Canediguerra, Hammer, Almond '22, Cantillon, Boon, Extraomnes, Opperbacco, ed altri ancora. Gustosa anche la scelta di taglieri, panini, panpizza, focacce e affini, a cui si era aggiunta per l'occasione la porchetta tagliata al momento. Un locale piccolo come dimensioni, ma accogliente e ricco di birre interessanti, senz'altro consigliabile - non da ultimo per il calore dell'ospitalità di Andrea e Gianmaria.
Cambiando completamente argomento, già da qualche giorno ha cominciato a girare anche sulle bacheche italiane la campagna "Take Craft Back" lanciata dalla Brewers Association, l'associazione di categoria che riunisce i birrai artigianali statunitensi. In sé e per sé, la cosa appare semplicemente come una provocazione: a fronte del sempre più sfrenato "shopping" di birrifici artigianali da parte delle multinazionali, i birrifici artigianali rispondono con le stesse armi, ossia....comprando le multinazionali. Così l'associazione ha lanciato una campagna di crowdfunding che mira a raccogliere i 213 miliardi (sì, avete letto bene, miliardi) di dollari necessari (in linea teorica) ad acquistare AB-Inbev, la più grande multinazionale del settore (nonché la più attiva negli acquisti).
Sarà pure una provocazione, ma la campagna ha ad oggi raccolto oltre 1,4 milioni di dollari (a titolo però di "pledge", di impegno vincolante: il denaro sarà effettivamente raccolto solo se si arriverà alla cifra stabilita) da più di 4500 sostenitori (e se aggiornate la pagina anche a distanza di pochi minuti, vedrete che la cifra cresce). Una provocazione destinata a finire nel nulla perché la fantomatica cifra di 213 miliardi di dollari non si raggiungerà mai (e perché, volendo pure ammettere uno scenario fantaeconomico in cui li si raggiungesse, non è comunque scontato che Ab-Inbev venderebbe)? Realisticamente parlando sì, però la cosa ha indubbiamente un forte valore mediatico e "politico". Molte testate di spessore ne stanno parlando, e se il numero di sostenitori e la cifra raccolta fossero comunque considerevoli si tratterebbe di un segnale di non poco conto lanciato sia ai birrifici artigianali - che avrebbero modo di "testare" quante persone siano sensibili alla loro causa, anche se solo "virtualmente" - sia alle multinazionali - che si troverebbero a fare i conti con una coscienza più diffusa rispetto alla differenza tra birrificio indipendente e non. Se la cosa sortirà qualche effetto, staremo a vedere; intanto anche i birrai americani ci scherzano sopra - anche la sezione del sito in cui fare il proprio "pledge" afferma scherzosamente che "non ci aspettiamo di ricontattarti" per chiedere i soldi - secondo la filosofia per cui "una risata le seppellirà" (le multionazionali, naturalmente).
Parto dalla mia trasferta mestrina di sabato scorso, quanto ho colto - in occasione del primo compleanno del locale - l'invito ormai da tempo rivolto dalla Birroteca Duri ai Banchi ad una visita. Un locale aperto da due amici uniti dalla passione per la birra - Andrea Baesso e Gianmaria Spavento, in ordine alfabetico per non far torto a nessuno, e in ordine da destra a sinistra nella foto - e che prende il nome da un modo di dire veneziano che significa "tenere duro" - e che fa il paio con i banchi di legno naturale che arredano l'ambiente, decorato anche con poster, insegne di marchi birrari, vecchie bottiglie, e addirittura una bicicletta appesa al muro in virtù della passione sportiva di Gianmaria.
Il locale ha fisse quattro spine e una pompa, ma per l'occasione ne erano state allestite altre tre in un banco all'esterno; è stato così possibile allestire una tap list variegata, da birre di Bionoc, a Borderline, a Luckybrews, Mastino, Bav, Camerini, Sognandobirra ed altri ancora. In generale comunque, sia per quanto riguarda le birre alla spina a rotazione che per quanto riguarda le bottiglie, la scelta non manca e comprende anche marchi non facilissimi da trovare (almeno in zona): Hanssens, Black Barrels, Nogne, Pohjala, Strubbe, Stone, Canediguerra, Hammer, Almond '22, Cantillon, Boon, Extraomnes, Opperbacco, ed altri ancora. Gustosa anche la scelta di taglieri, panini, panpizza, focacce e affini, a cui si era aggiunta per l'occasione la porchetta tagliata al momento. Un locale piccolo come dimensioni, ma accogliente e ricco di birre interessanti, senz'altro consigliabile - non da ultimo per il calore dell'ospitalità di Andrea e Gianmaria.
Cambiando completamente argomento, già da qualche giorno ha cominciato a girare anche sulle bacheche italiane la campagna "Take Craft Back" lanciata dalla Brewers Association, l'associazione di categoria che riunisce i birrai artigianali statunitensi. In sé e per sé, la cosa appare semplicemente come una provocazione: a fronte del sempre più sfrenato "shopping" di birrifici artigianali da parte delle multinazionali, i birrifici artigianali rispondono con le stesse armi, ossia....comprando le multinazionali. Così l'associazione ha lanciato una campagna di crowdfunding che mira a raccogliere i 213 miliardi (sì, avete letto bene, miliardi) di dollari necessari (in linea teorica) ad acquistare AB-Inbev, la più grande multinazionale del settore (nonché la più attiva negli acquisti).
Sarà pure una provocazione, ma la campagna ha ad oggi raccolto oltre 1,4 milioni di dollari (a titolo però di "pledge", di impegno vincolante: il denaro sarà effettivamente raccolto solo se si arriverà alla cifra stabilita) da più di 4500 sostenitori (e se aggiornate la pagina anche a distanza di pochi minuti, vedrete che la cifra cresce). Una provocazione destinata a finire nel nulla perché la fantomatica cifra di 213 miliardi di dollari non si raggiungerà mai (e perché, volendo pure ammettere uno scenario fantaeconomico in cui li si raggiungesse, non è comunque scontato che Ab-Inbev venderebbe)? Realisticamente parlando sì, però la cosa ha indubbiamente un forte valore mediatico e "politico". Molte testate di spessore ne stanno parlando, e se il numero di sostenitori e la cifra raccolta fossero comunque considerevoli si tratterebbe di un segnale di non poco conto lanciato sia ai birrifici artigianali - che avrebbero modo di "testare" quante persone siano sensibili alla loro causa, anche se solo "virtualmente" - sia alle multinazionali - che si troverebbero a fare i conti con una coscienza più diffusa rispetto alla differenza tra birrificio indipendente e non. Se la cosa sortirà qualche effetto, staremo a vedere; intanto anche i birrai americani ci scherzano sopra - anche la sezione del sito in cui fare il proprio "pledge" afferma scherzosamente che "non ci aspettiamo di ricontattarti" per chiedere i soldi - secondo la filosofia per cui "una risata le seppellirà" (le multionazionali, naturalmente).
lunedì 9 ottobre 2017
Un nuovo corso per il Birrificio B2O
Chi segue la mia pagina Facebook già avrà letto qualcosa in merito all'inaugurazione della nuova sede del Birrificio B2O in quel di Caorle, nell'oasi della Brussa, lo scorso sabato 7 ottobre. Fortunatamente il bel tempo ha benedetto l'evento: e bisogna riconoscere che in una bella giornata autunnale questo tratto di costa non urbanizzata tra Caorle e Bibione ha il suo fascino. Ad ospitare il birrificio è ora la barchessa restaurata di una vecchia casa padronale: un edificio che senz'altro può suscitare l'interesse degli appassionati di edilizia sostenibile ed energie rinnovabili, dato che il lavoro è stato portato avanti secondo queste direttrici - dall'ampio utilizzo del legno, all'installazione di pannelli solari e fotovoltaici; e non a caso uno dei soci che hanno sostenuto il birraio Gianluca Feruglio nell'impresa - Giovanni Bartucci, insieme a Giuseppe Lovati Cottini e Michael Cortelletti - lavora proprio in questo settore come ingegnere.
Il fatto di aver nominato i tre soci (qui nella foto insieme a Gianluca) dà peraltro occasione, in un periodo di cessioni, acquisizioni e affini, di fare una considerazione in merito ai possibili canali di finanziamento per i birrifici artigianali che vogliano investire: in questo caso imprenditori e professionisti di diversi settori - Lovati Cottini è avvocato ma anche proprietario di alcuni terreni agricoli in Brussa, Cortelletti opera nella ristorazione, e Bartucci è appunto ingegnere - che hanno trovato un interesse più o meno diretto nel progetto e ci hanno creduto. Una via magari non facile dato che deve tenere insieme interessi potenzialmente diversi, ma che per i "piccoli" rappresenta un'opzione senz'altro meno controversa rispetto all'indebitamento massiccio con le banche o la cessione di quote più o meno consistenti ad aziende più grandi - e non a caso ho notizie anche di altri birrifici che stanno battendo la stessa strada.
Tornando alla nuova sede di B2O, è composta di una tap room al piano terra arredata con gusto in cui predomina il legno, e una sala da utilizzare per incontri, degustazioni ed eventi al piano superiore; con tanto di terrazza interna che si affaccia sulla zona produzione con un impianto da 20hl.
Da segnalare anche la "chicca tecnologica", ossia l'imbottigliatrice Ricamo brevettata dall'azienda veronese Dr Tech, che consente di imbottigliare sottovuoto e senza che la cannuccia di riempimento tocchi la birra per evitare ossidazione e contaminazioni. All'esterno si apre un ampio spazio verde, dove sono in progetto delle parcellizzazioni con colture di grani antichi da utilizzare in alcune birre (oltre all'orzo già coltivato nei campi circostanti), e per l'anno prossimo anche il luppoleto. Dato poi che la zona è conosciuta per i percorsi ciclabili e a cavallo, l'idea è che il birrificio si presti anche ad essere "tappa di turismo sostenibile" in sinergia con gli altri operatori della zona; con spazi anche per poter lasciare il cavallo o la bicicletta, o dove prendere la bicicletta in bike sharing. In occasione dell'inaugurazione parte di questo spazio è peraltro tornato buono per ospitare diversi food truck e stand gastronomici - dal toro allo spiedo alla frittura di pesce - nonché, sotto il porticato della barchessa, animazione per bambini e il concerto degli Absolute5.
Venendo alla birra, per l'occasione era stata messa alla spina - oltre a tutte le altre del repertorio - la nuova Bitter, che Gianluca mi aveva anticipato essere "una bitterina tranquilla tranquilla". In effetti lo era: luppolatura delicata tra l'erbaceo e il terroso, senza particolari toni tostati di sottofondo nonostante il color tonaca di frate potesse far presagire una maggior presenza di malto; corpo scarico e leggero (anche troppo per i miei gusti, ma si capiva essere questa l'intenzione del birraio nel costruirla) ed un finale di un amaro acre e netto ma non persistente né invadente, così da non risultare eccessivo rispetto alla levità del corpo. Da bere in quantità e senza troppe pretese, data la semplicità e leggerezza sotto il profilo gustativo.
Chiudo con una nota di merito a tutti coloro che hanno lavorato per la buona riuscita dell'evento e durante la serata stessa, date le sfide organizzative di non poco conto postesi sia prima che durante dato l'afflusso di pubblico.
Il fatto di aver nominato i tre soci (qui nella foto insieme a Gianluca) dà peraltro occasione, in un periodo di cessioni, acquisizioni e affini, di fare una considerazione in merito ai possibili canali di finanziamento per i birrifici artigianali che vogliano investire: in questo caso imprenditori e professionisti di diversi settori - Lovati Cottini è avvocato ma anche proprietario di alcuni terreni agricoli in Brussa, Cortelletti opera nella ristorazione, e Bartucci è appunto ingegnere - che hanno trovato un interesse più o meno diretto nel progetto e ci hanno creduto. Una via magari non facile dato che deve tenere insieme interessi potenzialmente diversi, ma che per i "piccoli" rappresenta un'opzione senz'altro meno controversa rispetto all'indebitamento massiccio con le banche o la cessione di quote più o meno consistenti ad aziende più grandi - e non a caso ho notizie anche di altri birrifici che stanno battendo la stessa strada.
Tornando alla nuova sede di B2O, è composta di una tap room al piano terra arredata con gusto in cui predomina il legno, e una sala da utilizzare per incontri, degustazioni ed eventi al piano superiore; con tanto di terrazza interna che si affaccia sulla zona produzione con un impianto da 20hl.
Da segnalare anche la "chicca tecnologica", ossia l'imbottigliatrice Ricamo brevettata dall'azienda veronese Dr Tech, che consente di imbottigliare sottovuoto e senza che la cannuccia di riempimento tocchi la birra per evitare ossidazione e contaminazioni. All'esterno si apre un ampio spazio verde, dove sono in progetto delle parcellizzazioni con colture di grani antichi da utilizzare in alcune birre (oltre all'orzo già coltivato nei campi circostanti), e per l'anno prossimo anche il luppoleto. Dato poi che la zona è conosciuta per i percorsi ciclabili e a cavallo, l'idea è che il birrificio si presti anche ad essere "tappa di turismo sostenibile" in sinergia con gli altri operatori della zona; con spazi anche per poter lasciare il cavallo o la bicicletta, o dove prendere la bicicletta in bike sharing. In occasione dell'inaugurazione parte di questo spazio è peraltro tornato buono per ospitare diversi food truck e stand gastronomici - dal toro allo spiedo alla frittura di pesce - nonché, sotto il porticato della barchessa, animazione per bambini e il concerto degli Absolute5.
Venendo alla birra, per l'occasione era stata messa alla spina - oltre a tutte le altre del repertorio - la nuova Bitter, che Gianluca mi aveva anticipato essere "una bitterina tranquilla tranquilla". In effetti lo era: luppolatura delicata tra l'erbaceo e il terroso, senza particolari toni tostati di sottofondo nonostante il color tonaca di frate potesse far presagire una maggior presenza di malto; corpo scarico e leggero (anche troppo per i miei gusti, ma si capiva essere questa l'intenzione del birraio nel costruirla) ed un finale di un amaro acre e netto ma non persistente né invadente, così da non risultare eccessivo rispetto alla levità del corpo. Da bere in quantità e senza troppe pretese, data la semplicità e leggerezza sotto il profilo gustativo.
Chiudo con una nota di merito a tutti coloro che hanno lavorato per la buona riuscita dell'evento e durante la serata stessa, date le sfide organizzative di non poco conto postesi sia prima che durante dato l'afflusso di pubblico.
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lunedì 2 ottobre 2017
Piccoli homebrewers crescono
Al di là della discutibile citazione letteraria del titolo, è stata la prima che mi è venuta in mente nel descrivere il giudizio del concorso organizzato anche quest'anno dall'Associazione Homebrewers Fvg: perché, anche se quest'anno (a differenza dei precedenti) non ho potuto essere in giuria, ho comunque avuto modo di rendermi conto di come la qualità media delle birre in concorso fosse cresciuta. Assistendo al lavoro dei giudici - Severino Garlatti Costa del birrificio omonimo, Giulio Cristancig del Birrificio Campestre, Costantino Tosoratti e Alessandro Bilucaglia del birrificio Antica Contea -, ho visto come la grande maggioranza delle birre abbia ottenuto buoni punteggi, e come tra quelle salite sul podio sia andato in scena un vero e proprio "giudizio finale" con acceso dibattito - che ha alla fine portato alla scelta di assegnare due primi posti pari merito, nell'impossibilità di decidere quale tra le due fosse più meritevole. Una prova dunque di un miglioramento progressivo, segno che il movimento homebrewer in Regione è in crescita.
Venendo ai premiati, ad aggiudicarsi in quinto posto è stato Luca Dalla Torre con la sua Golden Ale, e il quarto Walter Cainero con una Pale Ale: due nomi noti all'interno dell'Associazione che hanno confermato la loro abilità, ma lasciando quest'anno spazio anche a nuovi arrivi - con i quali se la sono giocata sul filo del rasoio in quanto a punteggio. Al terzo posto si è infatti classificata la weizen di Giampaolo Pascolo (foto sopra), alla sua prima all grain; e ad arrivare primi sono stati Dario Caruso con una porter e Giulio Cervi e Riccardo Casarotto con una apa (qui accanto), anche loro di esperienza relativamente breve con l'homebrewing. Non si è trattato quindi di nomi noti che che hanno "calato" le loro performance (data la differenza di punteggio minima), ma piuttosto di nomi nuovi che hanno migliorato le loro, il che è un buon segno. Di nuovo complimenti a tutti, e un ringraziamento all'Associazione Homebrewers Fvg - che mi ha invitata a premiare, per quanto abbia dovuto declinare l'invito a giudicare - e alla birreria Brasserie che ha ospitato il concorso all'interno dei festeggiamenti per il 21mo anniversario dell'apertura, dal 27 al 30 settembre.
Venendo ai premiati, ad aggiudicarsi in quinto posto è stato Luca Dalla Torre con la sua Golden Ale, e il quarto Walter Cainero con una Pale Ale: due nomi noti all'interno dell'Associazione che hanno confermato la loro abilità, ma lasciando quest'anno spazio anche a nuovi arrivi - con i quali se la sono giocata sul filo del rasoio in quanto a punteggio. Al terzo posto si è infatti classificata la weizen di Giampaolo Pascolo (foto sopra), alla sua prima all grain; e ad arrivare primi sono stati Dario Caruso con una porter e Giulio Cervi e Riccardo Casarotto con una apa (qui accanto), anche loro di esperienza relativamente breve con l'homebrewing. Non si è trattato quindi di nomi noti che che hanno "calato" le loro performance (data la differenza di punteggio minima), ma piuttosto di nomi nuovi che hanno migliorato le loro, il che è un buon segno. Di nuovo complimenti a tutti, e un ringraziamento all'Associazione Homebrewers Fvg - che mi ha invitata a premiare, per quanto abbia dovuto declinare l'invito a giudicare - e alla birreria Brasserie che ha ospitato il concorso all'interno dei festeggiamenti per il 21mo anniversario dell'apertura, dal 27 al 30 settembre.
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