Ho poi ritrovato Forgotten Beer, beer firm conosciuto a Pordenone, che ha portato a santa lucia la seconda ricetta creata la Raffaele - la red ale Goblin. Devo dire che rispetto alla precedente, la golden ale Coboldo, si coglie un passo avanti: stiamo infatti parlando non solo di una birra più caratterizzata - dai profumi di caramello con qualche nota di tostato e di biscotto, al corpo ben pieno, ai leggeri toni speziati del luppolo simcoe - ma anche di un maggior sforzo verso un risultato equilibrato, con un buon bilanciamento tra il dolce al palato e la chiusura di un amaro abbastanza netto. A mio avviso beneficerebbe di una secchezza un po' più pronunciata, ma sicuramente si nota una maggiore dimestichezza da parte di Raffaele nel creare le sue birre.
Ho trovato novità anche in quel di Villa Chazil con la Konikazil, una kolsch con luppolo cascade della casa e citra in dry hopping. Ammetto che ero un po' scettica rispetto al risultato che potessero dare i luppoli americani su una kolsch; ma per quanto il cascade sia ben percepibile - più su toni di frutta matura che di agrume - rimane comunque delicato, per lasciare il posto al palato al cereale snello tipico dello stile, e chiudere su un agrumato pulito, secco e non invadente - non avrei colto il dry hopping - che a conti fatti ha una sua ragion d'essere in uno stile che vuol appunto essere leggermente profumato, snello, secco e pulito. Nel complesso piacevole, fresca e dissetante.
Una sperimentazione un po' più audace l'ho invece trovata in casa SantJago, con quella che è stata definita "ipa" ma in realtà è a tutti gli effetti un fuori stile, unendo camomilla, baccelli di vaniglia, luppoli cechi e luppoli americani. Una birra che, mi è stato raccontato, è nata come espriemnto puro e semplice, senza velleità di commercializzarla, ma che poi è piaciuta ed è quindi arrivata al banco. Personalmente, per quanto camomilla e vaniglia - ben percepibili all'aroma - si armonizzassero bene, le ho trovate cozzare con la luppolatura - altrettanto ben percepibile; e anche in bocca il contrasto dolce/amaro permane senza amalgamarsi, in una birra che eccentrica vuol essere ed eccentrica rimane. E' stato tuttavia rivelatore l'abbinamento con i salumi dell'azienda agricola da cui il birrificio nasce: questo stesso contrasto ha infatti un potere "sgrassante" e pulente in bocca che mi ha lasciata piacevolmente sorpresa.
Da ultimo una nota sulla Valkirija di Plotegher, che ieri mi era rimasta la curiosità di provare. In effetti, come mi era stato preannunciato, è "grezza": al naso si percepisce bene il cereale "verace" - mi ha ricordato un po' certe keller -, quasi sgraziato, che però in bocca si rivela meno aggressivo di quanto si possa credere; e che rimane poi molto persistente, su toni più di cereale crudo che di pane, insieme ai toni erbacei dei luppoli tedeschi e quello peculiare di un luppolo selvatico che, così Matteo mi ha raccontato, i fratelli Plotegher si fanno mandare direttamente dalla Danimarca.
Come lo scorso weekend, ci sarebbe molto altro da dire; mi fermo qui per ora, e vi aspetto al varco per il prossimo...
Nessun commento:
Posta un commento