martedì 14 luglio 2015

Prosciutto, speck e Zahre


Da tempo ero curiosa di vedere la Festa del prosciutto di Sauris, un evento che lo scorso anno ha richiamato in questo sperduto borgo della Carnia (e non in senso dispregiativo, ma perché è sperduto proprio per davvero) circa 22 mila visitatori: tenuto conto che Sauris conta 400 abitanti, fatte le debite proporzioni è come se Roma ne attirasse 154 milioni (solo i giubilei arrivato a tanto, credo, ma non in 2 weekend). Per l'occasione Sauris di sotto si riempie di bancarelle di artigianato e prodotti tipici del luogo, gruppi musicali, e naturalmente spazi degustazione di prosciutto, speck e affini - la specialità di Sauris - abbinati ad altre prelibatezze gastronomiche e alla birra Zahre. Perché, diciamocelo, uno speck chiama un'affumicata e viceversa, per cui non osi separare l'uomo ciò che le papille gustative uniscono (sì, quello è un soddisfatissimo Enrico che addenta un grissino con il prosciutto).

Per la prima volta ho avuto l'occasione di provare l'ultima nata, la apa Ouber Zahre, alla spina: perché la volta scorsa, a onor del vero, l'avevo bevuta spillata direttamente dal tank - come ho raccontato in questo post - e non l'avevo nemmeno potuta apprezzare pienamente, in quanto non era ancora trascorso un sufficiente tempo di maturazione. E questa volta in effetti era tutta un'altra cosa: i profumi citrici del luppolo, ben bilanciati tra gli estremi del pungente e del vellutato, lasciano spazio ad un corpo che, se inizialmente fa sentire in forza il malto con qualche accenno di biscotto, poi vira in chiusura su un amaro discreto ma netto, che lascia la bocca ben pulita. E fino a qui, dirà chi ha letto il post precedente, hai detto le stesse cose della volta scorsa: sì, ma questa volta il tutto era amalgamato ed equilibrato assai meglio, con passaggi tra dolce e amaro ben congegnati.

In seconda battuta ho riprovato dopo tanto tempo la loro bionda Pilsen, che in passato avevo spesso derubricato a birra di un genere che non è nelle mie corde. Beh, sarà stata la sete, ma mi sono dovuta ricredere: l'aroma è delicato, tra il floreale e il lievito, e in bocca dà una girandola di sapori dolci di cereale e crosta di pane, per chiudere con un amaro così vellutato da non contrastare i sapori precedenti. Come testimonia la mia foto con Slavica, anima commerciale di Zahre Beer, sono quindi stata pienamente soddisfatta di aver dato una seconda possibilità - si sa che anche i gusti evolvono - a questa birra.

Nota tecnica per chi fosse da queste parti: sappiate che siete ancora in tempo, perché la Festa del prosciutto si conclude il prossimo fine settimana. Buon divertimento e buona degustazione...

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