giovedì 26 febbraio 2015

Beer Attraction, parte seconda: Tutto il fascino delle tedesche

No, non sto parlando delle procaci donnone capaci di servire un numero incredibile di boccali da litro in vetro pesantissimo all'Oktoberfest (l'unica spiegazione che mi sono saputa dare è che facciano con costanza sollevamento pesi); ma delle birre fatte secondo questo stile, quasi un credo religioso per il secondo birrificio che ho conosciuto, il Birra Elvo di Graglia (BI).

Fedeli a ciò che qualsiasi birraio vi confermerà, ossia che il punto di partenza per una buona birra è un buona acqua, l'Elvo usa unicamente l'acqua della fonte Lauretana (per gli intenditori: un'acqua particolarmente dolce e quindi adatta a produrre questo genere di birre, 0,44° f); e fedeli altresì a quella che è la tradizione germanica, rispetta il celebre Reinheitsgebot del 1516 - l'editto con cui Guglielmo IV di Baviera imponeva ai birrai di utilizzare solo ed unicamente l'acqua, l'orzo e il luppolo -, eccezion fatta naturalmente per la weizen (unica alta fermentazione nella loro produzione). Insomma, niente spezie né aromatizzazioni, ci ha tenuto ha precisare il birraio: qualsiasi sapore o aroma tu senta, è dato dal gioco del malto, del lievito e del luppolo.

Quest'anno a Unionbirrai l'Elvo ha ottenuto un primo posto per la sua Heller Bock e due secondi posti per la Schwarz e per la Weizen; ho però chiesto di assaggiare quella che consideravano la loro birra più rappresentativa, ossia la Pils. Mi sono trovata d'accordo con la descrizione sul fatto che all'aroma si notassero delle note dolci di miele - ma non ho messo miele, ha insistito il birraio -, caratteristica non comune nelle pils; per il resto la definirei una pils sì ordinaria - nel senso che non presenta alcun dettaglio particolare - ma estremamente pulita e fresca, con un finale ben luppolato su toni floreali piuttosto che erbacei. Insomma, se cercate "la pils" ben fatta e senza orpelli, questa può fare per voi.

Il birraio ha poi insistito per farmi assaggiare anche la Schwarz. Come mi sarei aspetatta da una bassa fermentazione, gli aromi ben decisi di malto tostato e caffè - con una punta di liquirizia - nascondevano un corpo meno robusto di quanto si potesse presagire; senza essere comuqnue evanescente, come a volte mi è capitato di notare nelle lager scure. Anche in questo caso dunque una birra che, pur non cercando di stupire, lascia soddisfatti per il suo equilibrio - nonché un piacevole tocco di caffè in bocca parecchio persistente.

Ultima annotazione: l'Elvo ha avviato una collaborazione con una pasticceria per produrre a Natale i panettoni con la Doppelbock, e a Pasqua le colombe con la Heller Bock. Che dire: se sono buone come il birrraio assicura, sarà una lunga Quaresima di attesa...

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