venerdì 11 luglio 2014

Il lato oscuro della Ipa

Ieri sera, come da tempo avevo promesso, sono stata alla Brasserie. Il proposito era quello di farmi raccontare della degustazione dello scorso 5 luglio alla quale non avevo potuto essere presente, con mio sommo dispiacere nonostante si trattasse di birre che già conoscevo e ho descritto: la Contessina dell'Antica Contea, la Lupus di Garlatti Costa, e la Duca d'O del Birrificio Un Terzo. Questa volta però, oltre agli abbinamenti gastronomici - rispettivamente cous cous alle verdure, frittata di patate e carote ed emmental e pere - c'erano anche i birrai presenti: i già noti ai lettori di questo blog Andrea e Costantino dell'Antica Contea e Severino di Garlatti Costa, ed Enrico di Un Terzo, con cui mi ero fatta una piacevole chiacchierata alla fiera di Santa Lucia di Piave. Parlando con qualche avventore presente alla degustazione, ho ricevuto impressioni positive, non solo in quanto alle birre in sé, ma anche rispetto agli abbinamenti indovinati e soprattutto al fatto di essersi potuti confrontare direttamente con i produttori. Per cui, una volta di più, direi che il format si conferma funzionare bene.

Naturalmente, già che ero lì, non sono certo rimasta con la sete. Come sempre lo sguardo mi è caduto per prima cosa sulla birra a rotazione alla spina: molto spesso capita infatti di trovare delle chicche disponibili solo per pochi giorni, per cui conviene approfittarne. Ieri poi ce n'era una che mi ha incuriosita particolarmente: la Donkere Vader del Birrificio del Ducato, una black Ipa con tanto di faccione di Darth Vader sulla spina - tanto che Enrico è subito partito a canticchiare il celebre tema della "Marcia imperiale", "pa-pa-pa-papapà-papapà...). Tanto più che le black Ipa non sono poi così diffuse e facili da trovare nelle birrerie, specie alla spina, non abbiamo esitato a chiederne due bicchieri.

La schiuma è cremosa e ben compatta, come si conviene alle birre nere: di quelle "da disegnarci il trifoglio sopra", come aveva commentato il buon prof. Buiatti al suo corso. L'aroma denso di luppoli è particolarmente acre, quasi di fieno: nessuna nota agrumata che spesso caratterizza le Ipa, anzi, tutt'altro. La descrizione parlava di gusto torrefatto, ma personalmente al corpo ho percepito molto di più il caramello: un corpo ben pieno, dato dai malti tostati. A chiudere, come nel caso della Ipa di Luca descritta nello scorso post, un finale inaspettatamente secco e amaro, ma non "invasivo". Decisamente una signora Ipa, che unisce i tratti migliori del suo genere senza far mancare un tocco di originalità. Volendo proprio trovare il pelo nell'uovo, non è particolarmente dissetante: sarà per i 7 gradi, sarà perché i malti tostati non aiutano in questo senso, non ve la consiglierei in una calda serata estiva. Però, accidenti, è davvero buona, e quindi se vi capita a tiro vi esorto a provarla. Piuttosto, rimediate con un bicchier d'acqua (prima, per non togliervi il gusto dalla bocca poi)...

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