No, non è il titolo di un nuovo episodio della saga di Star Wars, ma il riferimento al fatto che - pur con mesi di ritardo, causa gravidanza - ho onorato l'invito fattomi dai birrai di Birra Galassia (Pordenone) ad assaggiare alcune nuove birre. A onor del vero, una di queste - la Wow - nuovissima non è più, nel senso che lo era ai tempi dell'invito; una - la Galassia - è "semplicemente" una nuova versione della loro birra di bandiera, prodotta fin dagli esordi come beerfirm; e solo la Gamma Rye è propriamente nuova, essendo stata presentata pochi giorni prima della mia visita.
La prima che ho degustato è stata proprio la Gamma Rye. Già la definizione dello stile - Session Kveik Neipa - lascia presagire una certa originalità; ma va detto che sarebbe ingenerosa l'accusa di "famolo strano", che spesso viene rivolta a chi si avventura in creazioni dai nomi esotici. Si tratta di una birra di 3,5 gradi alcolici - Session, appunto - dall'aspetto impenetrabile - come ogni Neipa che si rispetti - e dalla luppolatura vivace ma non invadente su toni agrumati (Idaho, Citra e Amarillo). A contraddistinguere davvero la Gamma Rye è però la componente di cereale, con segale (rye, in un gioco di parole con Gamma Ray, raggio gamma), avena, e come malto base il Pils - che a detta del birraio Davide consente di ottenere un risultato più "pieno" rispetto al Pale: si potrebbe quindi fare le pulci alla definizione di Pale Ale, ma sarebbe questione di lana caprina. Al palato appare infatti eccezionalmente ricca sotto questo profilo, quasi come avere in bocca una fetta di pane ai cereali - ottimo infatti l'abbinamento con la coppa - e quasi "grezza", a mo' di certe Zwickel tedesche (non fraintendetemi, chiaro che lo stile è completamente diverso, ma mi riferisco alla "pienezza grezza" del cereale). Una rosa di sapori che si tiene assai bene per mano con l'acidulo della luppolatura, rendendo il corpo snello nonostante la pienezza. Finale netto ma non persistente in cui si tengono sempre per mano l'acido resinoso della luppolatura e quello tipico dell'avena, lasciando l'impressione di equilibrio complessivo della bevuta. Ultima nota informativa sul Kveik, lievito norvegese che ha la caratteristica di fermentare a temperature molto elevate (anche sopra i 30 gradi) senza tuttavia sviluppare particolari esteri (che infatti non si colgono in questa birra).Più nei canoni stilistici la Wow, definita come "Juicy Ipa": aromi da succo tropicale - nominate un frutto esotico a caso e fidatevi che ci sarà qualcuno che lo sentirà - con qualche rimando agrumato e resinoso, dato da una luppolatura variegata tra sabro, mosaic, galaxy e azacca; corpo decisamente snello senza indugi sul cereale, che fa spazio subito al persistente ma elegante finale resinoso. Più nelle corde di chi ama le Ipa propriamente dette, mentre la precedente Gamma Rye la consiglierei più a chi cerca un equilibrio di impronta "continentale" tra luppolo e cereale, pur con una luppolatura d'oltreoceano.Da ultimo la Galassia, definita "Saison Ipa" dall'incontro dei due stili, e che ho provato per la prima volta da quando il birrificio ha avviato il proprio impianto - che tra l'altro lavora in isobarico, e quindi anche le birre già brassate prima presentano delle differenze. Ho infatti colto molto meno la componente che ho definito "belga" del lievito, mentre prima lo speziato era decisamente preponderante (il che è coerente con il minore sviluppo di esteri in isobarico); per lasciare più spazio alla luppolatura fruttata - principalmente frutta a pasta gialla - con anche un tocco di vaniglia. Corpo caldo di caramello, prima di un finale netto e non troppo persistente di un amaro resinoso equilibrato con il malto.
Ho infine avuto modo di fare due parole con Davide e Tommaso sui progetti futuri: al di là delle sperimentazioni più o meno estemporanee - Davide ammette candidamente di divertirsi a non fare mai una cotta uguale all'altra anche delle birre fisse, in una costante ricerca: e qui potremmo citare la mai sopita diatriba tra ricerca della costanza e quella dell'innovazione - c'è in programma un'incursione nel terreno sinora inesplorato delle basse fermentazioni. Insomma, dato che ai ragazzi la fantasia non manca, staremo a vedere.
Grazie ancora a Tommaso e Davide per la calorosa accoglienza.