Come anticipato, ho fatto visita alla sezione dedicata ai birrifici indipendenti artigianali all'interno di Cibus, alla fiera di Parma. Ammetto che non ero partita con aspettative altissime: diversi birrai, infatti, mi avevano parlato delle loro perplessità che li avevano portati a scegliere di non partecipare - periodo dell'anno che per molti è ancora piena "stagione", dubbi sull'effettiva affluenza in fiera causa Covid, cautela verso la novità (ricordiamo che fino al 2020 il punto di riferimento era invece il Beer Attraction a Rimini: più che scetticismo, ho visto un "vediamo come va quest'anno e poi decido"), volontà di concentrarsi sulla ripartenza a livello produttivo (che per molti fortunatamente c'è stata, ed è percepita chiaramente come più urgente rispetto alle manifestazioni fieristiche). Aggiungiamo pure che il costo del biglietto - 80 euro - e il fatto che fosse una fiera esclusivamente B2B senza vendita diretta avrebbe evidentemente tagliato fuori tutti quegli avventori che non hanno un interesse professionale (e questo potrebbe anche non essere un male, direte voi, ma è inutile negare che almeno per la birra artigianale la componente di semplici appassionati sia sempre stata presente anche alle fiere: prova ne sia il fatto che a Beer Attraction fosse possibile bere in loco tramite gettoni come ad un qualsiasi festival). Lecito ipotizzare dunque che a questo punto sarà un altro evento (la stessa Beer Attraction, che la Fiera di Rimini ha mantenuto? Birraio dell'Anno?) a rafforzare il suo ruolo di "manifestazione di popolo nazionale", mentre Cibus consoliderà quello di B2B.
Di fatto, ho trovato sostanziale corrispondenza con quanto mi aveva prospettato il presidente di Unionbirrai, Vittorio Ferraris, in
un'intervista che gli avevo fatto per il giornale Venezie Post alcuni giorni prima: ossia che chi aveva comunque scelto di esserci (un centinaio di birrifici, quando pre pandemia si erano contati anche 300 espositori - compresi però i distributori e affini - al Beer Attraction) era perfettamente consapevole delle difficoltà di cui sopra, e non si aspettava certo miracoli; ma aveva in ogni caso fiducia nelle opportunità insite in un evento che raduna persone dell'intero settore ho.re.ca., raggiungendo un pubblico che non sarebbe andato ad una fiera dedicata esclusivamente al settore birrario e dei comparti della ristorazione gli sono immediatamente collegati.
Più in generale, l'estate - che per molti birrifici è stata di frenetica attività - ho trovato abbia dato una grande iniezione di fiducia, che ha sicuramente giocato un ruolo chiave. Certo, il pubblico non era quello che ci si sarebbe potuti aspettare pre-Covid: ma è altrettanto vero che i dati (per ora parziali) dicono che il Cibus ha retto il colpo della pandemia meglio di altre manifestazioni. Bisognerà naturalmente poi vedere quanto questo si tradurrà in un effettivo vantaggio a livello commerciale per i birrifici partecipanti, ma questo è un discorso su cui al momento è ovviamente prematuro inoltrarsi: è vero che la loro collocazione in fiera non era in un luogo "di passaggio" (in altri termini: chi voleva vedere gli stand dei birrifici doveva andare lì apposta, non ci sarebbe passato per caso), ma il fatto che venisse indicata come "sezione speciale" potrebbe allo stesso tempo aver suscitato la curiosità e motivato a visitarla.
Al di là di queste considerazioni, i birrifici presenti erano in massima parte nomi meritevoli; e, al di là delle birre premiate a Birra dell'Anno (i cui trofei campeggiavano su numerosi stand, a testimoniare successi distribuiti in maniera abbastanza vasta tra i presenti), per quel che ho potuto assaggiare hanno esibito produzioni diverse interessanti - sia a livello di birra in sé, che di idee e progetti che ci stanno dietro.
Tra queste segnalo la Shirin Persia, wheat ale allo zafferano del Birrificio 5+ che prende il nome dal progetto nato nel 2019 dall'iraniana Ala Azadkia - e che ha portato a costituire la prima rete transnazionale di questo tipo per il commercio dello zafferano, legata al circuito dell'Equosolidale. Si tratta di una wheat che rimane ben riconoscibile nel suo stile, e a cui lo zafferano dà un tocco discreto di personalità senza andare ad intaccare l'equilibrio generale. Cruciale il servizio alla temperatura giusta (direi 5-6 gradi), pena il fatto di perdere questo equilibrio e snaturare totalmente la birra.
Del birrificio Diciottozerouno ho apprezzato in particolare la double Ipa Ansya: otto gradi e non sentirli, per una birra che nonostante i toni forti evita il "pugno di luppolo al naso" ben riequilibrato dal corpo tostato - decisamente snello a dispetto della robustezza - e dal taglio amaro finale su toni erbacei.
Spostandoci da Basei, mi sono diretta sulle nuove creazioni: anche qui una double Ipa, la Franko, con dry hopping di citra e mosaic. Questa è viceversa una birra assai vivace all'aroma, in cui la luppolatura di cui sopra emerge in piena forza; e che nonostante il notevole grado alcolico - anche qui siamo sopra i sette gradi - rimane estremamente bevibile grazie alla notevole attenuazione e secchezza.
Con piacere ho poi ritrovato il birrificio Sothis, anch'esso con nuove creazioni in lista. Segnalo in particolare la Scotch Ale Callanish, con malto affumicato che riempie bene le note aromatiche; e che non risulta viceversa invasivo in bocca, dove prevalgono i sapori dolci di caramello con una consistenza mielosa, elegantemente riequilibrata dalla luppolatura finale che chiude alle persistenze dolciastre e apre al sorso successivo.
Novità anche in casa Retorto, dove ho apprezzato in particolare la Summer Porridge - una collaborazione con il Birrificio Svevo: un nome ispirato dal mix di cereali che sta alla base di questa saison - orzo, frumento, farro e segale - che esibisce al naso una speziatura unicamente da lievito particolarmente robusta e che si armonizza però poi con delicatezza nel resto della bevuta - piuttosto multisfaccettata al palato vista la varietà degli ingredienti, ma comunque rotonda e scorrevole come deve essere una saison.
E parlando di creazioni originali, non si può non citare la "2011-2021 Design" (quest'ultima parola in assonanza con il bresciano per "dieci anni") brassata dal Birrificio Curtense per il suo decennale: sulla carta una Berliner Weisse, di fatto una sui generis dato che è stata creata in collaborazione con 20 birrifici diversi (sia italiani che esteri, tra cui spicca il nome di Cantillon) ognuno dei quali ha proposto un ingrediente. Detto così sembrerebbe un minestrone, invece diversi cervelli all'opera sono anche riusciti a dare una coerenza al tutto: per cui, dopo una rosa di aromi del tutto peculiare e variegata (dalla scorza di limone, ai fiori d'ibisco, al sambuco) ma ben amalgamata, al palato rimane riconoscibile nella sua base di birra di frumento (più un'aggiunta di farro) con chiusura acidula, come del resto deve avere una Berliner Weisse. Non la considererei una "entry level" per chi non ha mai provato nulla del genere, ma nemmeno una birra solo per intenditori: l'elevata complessità rimane infatti ben armonizzata nell'insieme, garantendo una birra comunque fresca e piacevole a bersi. Insomma, non è un Frankestein birrario, ma una cosa che ha un senso - e pure apprezzabile - nel suo insieme.
Interessante poi anche il passaggio da Legnone, dove ho fatto conoscenza con il nuovo giovane birraio Tommaso - formatosi a Perugia e in birrificio praticamente dall'inizio della pandemia, per cui non avevo mai avuto modo di provare la nuova gestione. Per quanto Tommaso nel presentare ogni birra si premuri sempre di precisare che "Ho iniziato da poco, c'è ancora margine di miglioramento", bisogna dire che il debutto è stato del tutto onorevole (e non solo perché una delle birre di Legnone, la Kanuf alla canapa, si è aggiudicata il terzo posto a Birra dell'Anno): ho trovato particolarmente significativa in questo senso la Marzen, stile poco battuto in Italia, che necessità di grande pulizia nel risultato finale. Da segnalare anche la Cangurina, una Pacific Ipa dalla peculiare luppolatura con Topaz, Enigma e Galaxy - che gioca tra i profumi di uva spina, resina e frutta tropicale.
Questo, appunto, è solo una breve panoramica, limitato alle birre più rilevanti nell'economia di questo post; e ringrazio, oltre ai birrifici già citati, anche Birra dell'Eremo, Antikorpo, Beha e Beer In - che mi hanno accolto ai rispettivi stand e per i quali non posso che confermare il giudizio già espresso dai giudici di Birra dell'Anno in quanto a qualità delle birre, trattandosi di tutti birrifici premiati - e l'Associazione Le Donne della Birra, anch'essa presente con un suo stand.