Che i birrai artigianali non avessero preso proprio bene il fatto che Castello e Moretti fossero presenti a questa edizione di Friulidoc, mentre alcuni birrifici locali erano stati esclusi, l'avevo già ampiamente raccontato in questo post; e come facilmente immaginabile la cosa non è finita lì, tra lettere e appelli a chi di dovere, interventi sulla stampa locale, e discussioni su che iniziative fosse meglio intraprendere per manifestare il proprio dissenso. Alla fine, su proposta del presidente dell'Accademia delle birre Paolo Erne, la scelta è caduta sulla distribuzione delle spillette che vedete in foto: un modo per sensibilizzare gli avventori sulla differenza tra birra artigianale e industriale, approfittando della folla che aveva riempito le vie di Udine per Friulidoc il sabato sera.
Quella sera peraltro si è anche presentata l'occasione di unirsi all'Ersa e all'Anapri - l'Agenzia regionale per lo sviluppo rurale e l'Associazione nazionale degli allevatori di pezzata rossa italiana - in una degustazione di goulasch fatto con questo particolare tipo di carne bovina, ed abbinarvi appunto delle birre artigianali friulane; il tutto con l'intervento sia di Erne sulla birra rtigianale in senso lato, che dei birrai coinvolti, che di Daniela Riccardi, ostetrica di formazione e chef per passione, le cui specialità sono i piatti - tra cui appunto il goulasch - in cui la birra rientra come ingrediente.
La scelta per l'abbinamento è caduta sulla rossa Vienna - dal nome del particolare malto con cui viene prodotta, che dà particolari sentori di tostato - che si accompagna appunto particolarmente bene a sapori forti come è quello del goulasch; presentata con dovizia di particolari dal buon Max, che è stato una vera rivelazione: un "gigante buono" che non definireste assolutamente un "animale da palco", ma che ha spaziato dalla Vienna in sé alla storia della produzione della birra catturando l'attenzione del pubbilco come il più consumato degli intrattenitori. Lo stesso dicasi per la seconda birra presentata, la Ipa, che pur non essendo intesa come abbinamento al goulasch ha comunque raccolto il favore dei presenti.
E poi, una volta finita la carne - dato che questa birra non vi si sarebbe accompagnata affatto - è arrivata la Mar Nero del Grana 40, presentata da Emauele Beltramini. Già, proprio lui, quello che per primo si era fatto avanti nel denunciare di essere stato escluso da Friulidoc, e che ha invece alla fine trovato uno spazio di tutto rispetto all'interno di questa iniziativa. Al di là delle considerazioni su come gli sia probabilmente andata meglio così, dato che denuncia e degustazione ha verosimilmente ottenuto più visibilità di quella che avrebbe avuto con un semplice stand, bisogna ammettere che il Grana 40 si è semplicemente ripreso un posto che a rigor di logica sarebbe stato suo: ossia l'essere presente insieme agli altri birrifici artigianali friulani, perché birrificio artigianale friulano è.
Non voglio con questo post alimentare la polemica che si è creata, e la conseguente "guerra tra birrifici artigianali e industriali" - come l'aveva definita anche l'assessore Venanzi - perché le guerre finiscono sempre per trasformarsi in guerre tra poveri, e nuocere anche alla più nobile delle cause per cui possono essere partite; ma mi permetto di spezzare una lancia a favore dell'opera di "educazione del consumatore" per cui questa polemica ha dato occasione. Del resto, ho notato che Moretti e Castello erano perlopiù distribuite nei chioschi con cucina e spinate praticamente insieme alle altre bibite, risultando pertanto "bevande come le altre" per togliersi la sete durante la cena; mentre le birre artigianali, ciascuna con il suo stand o quantomeno distribuite in contesti ad hoc, ne uscivano assai più valorizzate. Il che, insieme ad una degustazione e presentazione come quella di sabato, mi auguro abbia contribuito a far capire non tanto che la birra artigianale è più o meno buona: ma che è, molto semplicemente, un'altra cosa.
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