mercoledì 27 febbraio 2013

La vera domanda sul rimborso Imu, parte seconda - alias, la risposta

Rieccoci qui, dopo le varie vicissitudini elettorali, per dare un seguito alla domanda sollevata nel mio ultimo post (chi se lo fosse perso può leggerlo qui): ossia, che succederebbe se davvero Berlusconi venisse condannato per voto di scambio e truffa elettorale in virtù dell'ormai celebre lettera sul rimborso Imu.

L'avvocato Moscatello è stato di parola, ed è andato a scartabellare i codici per vedere quali pene prevede la legge in questi casi. Secondo l'art. 113 del Testo Unico delle leggi elettorali, «le condanne per reati elettorali, ove venga dal Giudice applicata la pena della reclusione, producono sempre la sospensione dal diritto elettorale e l'interdizione dai pubblici uffici. Se la condanna colpisce il candidato, la privazione dal diritto elettorale e di eleggibilità è pronunziata per un tempo non minore di cinque anni e non superiore a dieci». Tradotto: se il politico in questione va dietro le sbarre, per un periodo compreso tra i cinque e i dieci anni non può né votare né candidarsi. Qui, però, stiamo parlando di qualcuno che già siede in Parlamento, non che deve ancora essere eletto; in tal caso, spiega Moscatello, le Camere deliberano la decadenza del condannato dalla carica, come prevede l'articolo 66 della Costituzione.

Ricapitoliamo, dunque: ammesso e non concesso che l'esposto presentato da Rivoluzione Civile faccia il suo corso, il responsabile materiale della proposta di scambio - ossia Berlusconi - decadrebbe dalla carica parlamentare, e non potrebbe poi ricandidarsi per almeno cinque anni. Significativo, comunque, il commento finale dell'avvocato: «A naso, ed indipendentemente da qualsiasi valutazione nel merito, mi viene da dire che i tempi lunghi della giustizia consentiranno a Berlusconi, o a chiunque altro dovesse trovarsi in una posizione simile, di rimanere tranquillamente in Parlamento per l'intera legislatura». Insomma, abbiamo le leggi per tutelarci da possibili raggiri elettorali, ma la lentezza del sistema giudiziario finisce per renderle inefficaci: motivo in più, al di là del caso specifico, per usare la testa quando si entra in cabina elettorale.

sabato 23 febbraio 2013

La vera domanda sul rimborso Imu

Ebbene sì, è arrivata: ieri mia suocera è salita sventolando una busta che recitava a grandi lettere "Avviso importante: rimborso Imu 2012", e gridando: «È una truffa, vero?». Non l'aveva nemmeno aperta, ed ha lasciato a me l'onore: ammetto, peraltro, che la curiosità di leggerla dopo averne tanto sentito parlare era forte.

In effetti mia suocera, pur digiuna di studi giuridici e prima ancora di conoscere il contenuto della missiva, ci aveva indovinato: quello di truffa - definita dall'art. 640 del codice penale come «il fatto di chi, con artifici e raggiri, inducendo taluno in errore, procura a sé o ad altri un profitto ingiusto con altrui danno» - è uno dei reati ipotizzati a carico di Silvio Berlusconi nell'esposto presentato alla magistratura da Rivoluzione Civile (il cui leader, Antonio Ingroia, si presume sappia il fatto suo nel campo del diritto). A onor del vero, bisogna ammettere che l'oggetto della lettera è piuttosto fuorviante: «Modalità e tempi per accedere nel 2013 al rimborso dell'Imu pagata nel 2012 sulla prima casa e sui terreni e fabbricati agricoli». Comprensibile che coloro che non si sono premurati di leggere il resto si siano precipitati in posta, dato che queste parole potrebbero lasciar intendere che il provvedimento sia stato già approvato.

Più interessante è però l'altra accusa, quella di voto di scambio. Secondo l'articolo 96 del testo unico delle leggi elettorali, «Chiunque, per ottenere a proprio od altrui vantaggio la firma per una dichiarazione di presentazione di candidatura, o il voto elettorale o l'astensione, offre, promette o somministra denaro, valori, o qualsiasi altra utilità [...] è punito con la reclusione da uno a quattro anni e con la multa da lire 600.000 a lire 4.000.000». E fin qui la cosa fila abbastanza liscia: promettere soldi in cambio del voto non è lecito. Le cose però si complicano nel secondo comma, che specifica che «la stessa pena si applica all'elettore che, per apporre la firma ad una dichiarazione di presentazione di candidatura, o per dare o negare il voto elettorale o per astenersi dal firmare una dichiarazione di presentazione di candidatura o dal votare, ha accettato offerte o promesse o ha ricevuto denaro o altra utilità»: ossia chi acconsente a questo scambio passa la stessa sorte - quindi, in linea teorica, tutti coloro che votano Pdl.

Posto che questa rimane un'ipotesi di scuola - dato che sarebbe evidentemente impossibile andare a dimostrare chi in cabina elettorale ha posto la croce su quel simbolo, e tra questi chi l'ha fatto solo per avere il rimborso Imu - la domanda vera rimane un'altra: se l'esposto dovesse fare il suo corso e Silvio Berlusconi venisse riconosciuto colpevole di truffa elettorale e voto di scambio, che ce ne facciamo dei parlamentari eletti tramite una consultazione riconosciuta come viziata? Hanno ancora il diritto di stare negli scranni di Montecitorio e Palazzo Madama?
Non essendo giurista, ho pensato di chiederlo a chi ne sa di più: e così ho interpellato un avvocato penalista, Orazio Moscatello. «Molto probabilmente, se venisse accertato un reato di questo genere, una delle pene accessorie applicate sarebbe l'interdizione dai pubblici uffici - ha affermato l'avvocato -, e quindi la decadenza dalla carica di chi è stato eletto grazie al voto di scambio». Quindi tutti i deputati e senatori Pdl? No: la responsabilità penale è personale e quindi ricadrebbe solo sul firmatario della lettera, Silvio Berlusconi; gli altri non ne verrebbero toccati, per quanto possano aver di fatto beneficiato della promessa del rimborso Imu. Ad ogni modo l'avvocato Moscatello, data la peculiarità del caso di specie, si è riservato di studiarlo ulteriormente, e di farmi sapere qualcosa lunedì: se siete curiosi, rimanete sintonizzati...

lunedì 18 febbraio 2013

Da night club a ristorante, il sociale sfida la crisi

In principio fu il night: a Casarsa della Delizia, in provincia di Pordenone, il “Posta” era conosciuto come locale notturno. Poi, complice forse la reputazione non proprio cristallina, il proprietario ha deciso di cedere l'attività ormai in perdita. A rilevarla è stata la cooperativa sociale “Il Piccolo Principe”, che gestisce un centro per disabili e persone svantaggiate e cura il loro inserimento nel mondo del lavoro. Di fronte all'assottigliamento dei fondi pubblici a questi enti, il vil denaro diventa una preoccupazione: e avendo già avuto una collaborazione con un ristorante, hanno deciso di scommettere su quest'idea.

Ho avuto modo di conoscere la storia del locale alla presentazione del progetto regionale Imprenderò per la consulenza alle startup - tra cui, appunto, il ristorante in questione. In momenti difficili, puntare su chi già ha problemi può sembrare azzardato: ma al di là del fatto che «non posso nascondere che esistono sovvenzioni significative per questi lavoratori – mi ha confidato Enos Ceschin, membro della cooperativa presente alla presentazione – tutto nasce dal pensare al futuro di chi è meno fortunato». Peraltro, non è detto che si tratti di una pazzia: come ha notato Alessandra Groppi, tutor del progetto, «le dinamiche sociali che si creano attorno ad un ristorante di questo tipo sono notevoli, e consentono di integrare lo sforzo di più persone sul territorio. È la forza del sociale». Inoltre, è sbagliato credere che questi lavoratori siano un ostacolo: «spesso non sono affatto svantaggiati dal punto di vista relazionale, e se vado al ristorante e ho voglia di un sorriso, me lo sa dare meglio una persona così. Sarebbe un peccato chiuderla in una fabbrica a fare assemblaggio».

Così Il Piccolo Principe ha deciso di coprire un “segmento di mercato” - le famiglie e i ragazzi – per il quale non esistevano spazi adeguati in città. Rimesso a nuovo, “Al Posta” ha riaperto a marzo 2012. Ormai ero incuriosita, così sono andata a vedere di persona. I locali sono arredati con le opere d'arte – dai quadri ai lampadari – realizzate dagli ospiti del centro: e sembra ci sappiano fare, dato che alcuni clienti hanno chiesto di fare delle mostre. All'ingresso troneggia lo scaffale dei prodotti equosolidali in vendita, gli stessi serviti al bar: se non siete convinti del caffè, potete prima fare un test – anche questo è marketing.

In quanto al menù del ristorante, non è possibile fare anticipazioni: «Lavoriamo con i produttori locali e con “La volpe sotto i gelsi”, una rete di serre che impiega persone svantaggiate – mi ha spiegato la direttrice, Francesca Colussi – per cui offriamo piatti diversi a seconda della stagione e cene a tema». Insomma, non chiedete la parmigiana di melanzane a gennaio: qui tutto è a km zero.

Ma al Posta c'è più che il buon cibo: un'area è stata attrezzata per i bambini con giochi, materiale per disegnare e giardino dove correre in libertà. Non mancano eventi culturali, presentazioni di libri, mostre e corsi di cucina: di particolare successo è stato quello di cake design (decorazione di torte, per i non adepti), ed è in cantiere quello di praline al cioccolato.

Al Posta lavorano stabilmente quattro persone, più alcuni volontari e i ragazzi svantaggiati che godono delle borse lavoro. Secondo la direttrice, è presto per i bilanci: «Abbiamo aperto da poco, e scontiamo la dubbia reputazione della gestione precedente. Inoltre, per quanto tra clienti e ragazzi del centro nasca spesso uno scambio interessante, a volte c'è diffidenza». A far ben sperare è il web: la maggior parte degli avventori arriva qui grazie alla pagina Facebook del locale. Sarà la rete a riscattare il sociale, chiave – secondo la Groppi – per risollevare le sorti del territorio in crisi?

martedì 12 febbraio 2013

Anche la Pravda se la ride

Ebbene sì, a quanto pare ieri Benedetto XVI ha colto tutti di sorpresa: e se la prima ad annunciare l'elezione al soglio pontificio di Joseph Ratzinger via sms al buon don Fabio Mantese (che all'epoca non era ancora don) fu proprio la sottoscritta, ieri è stato lui il primo ad annunciare a me le dimissioni del pontefice. Vedi un po' tu i casi della vita.

A parte questo, ieri pomeriggio mi sono dedicata ad una rassegna stampa internazionale sull'argomento per Città Nuova: come potete leggere qui, ho decisamente avuto di che divertirmi nel vedere come il resto del mondo ha reagito alla notizia - vi consiglio di leggere la parte sulle quotazioni degli allibratori sui papabili...

Pensavo di essermela spassata abbastanza, quando ho aperto - tanto per curiosità - anche la pagina del quotidiano russo Komsomol'skaja Pravda: e lì, dulcis in fundo, ho trovato la chicca della giornata. In apertura a caratteri cubitali campeggiava il titolone «Silvio Berlusconi: vi restituirò il Papa», citando gli sfottò che circolano in rete sulla restituzione dell'Imu. Anzi, secondo la Pravda sarebbe stato Berlusconi stesso a mettere in giro la battuta, alludendo alle barzellette su una sua possibile salita al soglio pontificio (col nome di Pio Tutto, come vuole la vulgata).

Per carità, l'umorismo è umorismo: ma che certe battute riescano a scalzare addirittura nel titolo il contenuto dell'articolo, dà quantomeno da pensare sia sulla reputazione che come Paese ci portiamo dietro, sia sui meccanismi che governano l'informazione ai tempi dei social network. Perché una cosa è Facebook e le relative goliardate, e un'altra è un giornale.

lunedì 11 febbraio 2013

Dalla cima dello Stellkopf

Contrariamente alle mie più infauste previsioni, sono sopravvissuta alla prima uscita di due giorni con il corso di scialpinismo: un weekend sulle montagne della Carinzia, vicino al Grossglockner.
Indubbiamente ha aiutato molto l'aver fatto base logistica alla Sadnig Haus, un delizioso rifugio vicino a Heiligenblut: ottimo cibo (perlomeno per gli amanti dell'aglio, generosamente sparso su qualunque piatto), camere confortevoli, sauna, ma soprattutto un luogo dove poter arrivare in macchina e lasciare la propria borsa con il necessario per la notte (dettaglio di fondamentale importanza per una donna).



Siamo arrivati sabato in tarda mattinata, così gli istruttori hanno optato per una breve gita sul monte Mocher (2604): peccato solo che la cima non l'abbiamo mai nemmeno vista, colti più o meno a metà salita da una tormenta che ha convinto anche i più stoici a desistere - giusto per la cronaca, le temperature rasentavano i -20, e le raffiche di vento erano così forti che una mi ha quasi scaraventata a terra. Se quindi già nutrivo seri timori per la gita più lunga del giorno dopo, non è bastato l'aver tirato fuori il bambino che c'è in me nel costruire una truna - una sorta di igloo per ripararsi dal freddo, parte della formazione dello scialpinista provetto - prima di cena a rilassarmi: immaginando condizioni meteo apocalittiche e sofferenze atroci da geloni, mi sono rigirata nel letto tutta la notte (o forse era la cena pesante, non lo so).



La mattina dopo, invece, siamo stati accolti da un'alba fantastica che illuminava la valle; così, per quanto le temperature fossero più o meno le stesse del giorno prima, sono partita un po' più fiduciosa. Per chi di voi avesse interessi scialpinistici, è un itinerario che consiglio caldamente: semplice, non troppo lungo (1000 m di dislivello, 3 ore circa), e del tutto godibile, sviluppandosi su pendii aperti che offrono una sciata tranquilla.



Dalla Sadnig Haus (1871 m) si prosegue per circa un km e mezzo lungo la strada che porta alle malghe della Kroll Alm (1900 m): praticamente in piano, giusto per scaldare un po' i muscoli. Da lì si devia verso nord sul lato sinistro del vallone, risalendo il pendio che conduce all'ampia conca delle Rudenalmen (2500 m). Da lì la vista sui prati innevati da un lato e la valle dall'altro è semplicemente mozzafiato. Attraversati i pascoli, si riprende a salire per raggiungere sulla sinistra la forcella del Butzentorl (2714 m), da dove si apre finalmente la visuale sull'altro versante e sulla guglia del Grossglockner; da lì ormai il più è fatto, perché basta seguire sulla destra la spalla per arrivare alla croce di vetta (2851). A seconda delle condizioni della neve, può essere consigliabile fare l'ultimo tratto a piedi: la cresta è piuttosto stretta e le rocce abbastanza aguzze.



A dispetto dei miei timori per il freddo, sono arrivata in vetta sudata come ad agosto: unico segnale delle efffettive temperature, il fiato che ghiacciava sulla fascetta attorno al collo man mano che respiravo. Così la sosta è durata solo il tempo di una fotografia, per poi coprirsi e ridiscendere lungo l'itinerario di salita. Neve perfetta, un'ottima crosta portante eccetto pochi tratti, sembrava di essere su una pista battuta.  Per evitare l'ultimo tratto in piano dalla Kroll Alm alla Sadnig Haus abbiamo ridisceso anche l'ultimo tratto della valle: senz'altro merita, però tutto ha un prezzo - in questo caso la fatica di rimettere gli sci in spalla, perché si arriva poi sulla strada un paio di tornanti più sotto del rifugio.

Credevo sarei arrivata a valle distrutta, invece ho avuto ancora la forza di fare i bagagli, caricare gli sci in macchina, e una volta arrivata a casa preparare la cena e disfare le borse: quando si dice che una giornata così dà la carica, forse si intende anche questo...

venerdì 8 febbraio 2013

Sauris, dove birra e speck sono un tutt'uno

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare vedendo la mia minuta struttura fisica, quando si parla di buon cibo e buona birra non faccio certo orecchie da mercante: sensibilità - chiamiamola così - che condivido con Enrico. Per cui abbiamo l'abitudine di fare ogni tanto un pellegrinaggio a Sauris, ridente paesino di 426 abitanti (in tutto il Comune, beninteso: i singoli borghi contano poche famiglie ciascuno) nascosto in fondo alla Val Lumiei, in Carnia. Persone con mal di macchina, astenersi: arrivare lassù è un vero rodeo, specialmente d'inverno, data la notevole quantità di neve che cade ogni anno. E anche martedì scorso - consueto giorno libero del mio consorte - non ha fatto eccezione in questo senso.



La leggenda vuole che il paesello sia stato fondato da due soldati tedeschi in fuga dalla guerra nel XIII-XIV secolo (e vi assicuro che lassù nessuno li avrebbe mai cercati), ma fonti più accreditate parlano di immigrazione dalla valle di Lessach e dalla Pusteria; quel che è certo è che, chiunque fossero, i fondatori sono arrivati da nord, tanto è vero che a Sauris - Zahre, in lingua locale - si parla una lingua di origini germaniche, il saurano. Giusto per ribadire quanto comodamente raggiungibile sia il posto, durante la seconda guerra mondiale vennero confinati lassù 300 prigionieri neozelandesi: sono stati loro a costruire la diga sul torrente Lumiei, per formare il lago - che abbiamo visto stupendamente ghiacciato - che alimenta la centrale idroelettrica. Sotto l'acqua è rimasto il paesino di La Maina, ora ricostruito più in alto lungo il pendio.

Sono stata a Sauris la prima volta tre anni fa per l'Immacolata, confidando - speranza vana - di trovarvi i mercatini di Natale: ho così ripiegato sul museo etnografico di Sauris di Sopra, che in un paio di sale molto ben allestite illustra la storia del paese e della sua popolazione. Dato l'isolamento della zona, le peculiarità culturali e linguistiche non mancano, per cui una visita va senz'altro fatta. Le altre volte, invece, sono sempre stata a camminare sulla neve - Pasquetta compresa, giusto per dare un'idea delle temperature che si registrano lassù - dato che i sentieri per gli appassionati di trekking sono parecchi.

Come dicevo, non è facile raggiungere Sauris, specie d'inverno; ma se dovesse capitarvi di rimanere isolati una volta lassù, di sicuro non vi mancheranno i generi di conforto. Sauris è infatti famoso per il suo speck e il suo prosciutto, degnamente bagnati dall'altrettanto famosa birra - chiara, rossa, affumicata o alla canapa. La prima volta che ci sono stata, non bevevo birra né mangiavo insaccati: dopo la prima rossa piccola e il primo tagliere di speck, ho chiesto il bis. E anche questa volta, come tutte le altre, siamo tornati a valle con il bagagliaio pieno di prelibatezze locali.

Unica avvertenza per chi volesse soggiornare lassù: non fate come quell'amico romano che, irritato perché il gallo cantava ogni mattina alle 5, ha chiesto al gestore del bed&breakfast se fosse stato possibile silenziarlo. I saurani sono piuttosto (diciamo così) sensibili....

martedì 5 febbraio 2013

Un colpo di sole sotto la pioggia

Per proseguire la serie «non è vero che Udine culturalmente parlando è la morte civile», sabato scorso ho avuto il piacere incontrare l'amico cantautore Giacomo Lariccia, in Italia per un paio di date con il suo album Colpo di sole. Mi permetto di spezzare una lancia - o meglio, un post - in suo favore, dato che davvero lo merita (tanto è vero che è arrivato in finale al Premio Tenco). L'ho conosciuto a Bruxelles, dove vive da quando si è trasferito in Belgio per studiare chitarra jazz; e ricordo ancora con piacere il primo incontro con lui in un bar di fronte a Bourse, quando l'avevo intervistato per questo articolo di Città Nuova sui cervelli in fuga. Da allora è nata un'amicizia, così mi ha invitata ad ascoltarlo. Serata meteorologicamente pessima a dispetto del titolo dell'album, anche se, date le condizioni climatiche belghe, Giacomo ha assicurato di sentirsi a casa (e chi è stato da quelle parti sa bene di che cosa parlo).

Avevo già sentito dal vivo Colpo di sole ad un suo concerto a Roma; per cui, dopo una buona mezz'ora passata a cercare inutilmente il locale - ben nascosto in fondo al parcheggio di un supermercato - stavo seriamente pensando di tornarmene a casa. Alla fine però devo dire che è valsa la pena di non desistere, e non solo perché mi è stato fatto omaggio del cd per ripagarmi della perseveranza (grazie Giacomo): ho potuto sentire in anteprima Sempre avanti, la canzone che dà il titolo al suo nuovo album, in uscita nell'autunno del 2013.

Il testo mi ha ricordato Povera Italia, della raccolta precedente: se in quel caso si parlava dell'Italia che aveva «sbandato» ed era «in ginocchio», ma che alla fine «ha il coraggio di rialzare la testa», è da lì che idealmente - e anche letteralmente, dato che riprende le stesse parole - riparte Sempre avanti. Archiviati quindi i tanti piccoli e grandi difetti dell'Italia, visti con lo sguardo critico e disincantato di chi li osserva dall'estero, si passa ad una sorta di incoraggiamento a mettere a frutto le potenzialità che nel nostro Paese ancora ci sono: d'altronde, il titolo della canzone parla da sé. Melodia orecchiabile, che si presta a coinvolgere il pubblico - sulla scia di Freddo, che, come ebbe a dire il buon Giacomo al concerto a Roma, «imparano anche i fiamminghi» -, ed esecuzione appassionata ne fanno indubbiamente un pezzo che fa presa sull'uditorio.

Altra cosa curiosa di Giacomo è che finanzia i suoi lavori con un sistema di crowdfunding: il pubblico può cioè partecipare alla creazione del disco con una piccola quota, e poi il nome di chi ha contribuito compare nella lista dei produttori. Un sistema già utilizzato con successo per Colpo di sole e ora riproposto per Sempre avanti, proseguendo nell'idea di rendere chi ascolta "azionista" di un progetto che diventa in qualche modo condiviso. In più è partita anche l'iniziativa Un concert chez moi: in soldoni, è possibile invitare Giacomo a casa per un concerto privato - ok, diciamo che porta i suoi concerti nelle case per far conoscere la sua musica...però fa un certo che dire di avere un concerto privato a casa propria.

Se vi siete incuriositi, dal sito di Giacomo è scaricabile l'album Colpo di sole, mentre sul sito di Sempre avanti trovate tutte le informazioni sul nuovo album.

venerdì 1 febbraio 2013

Questo concorso non s'ha da fare

Tutto era iniziato a ottobre del 2012, quando il Comune di Udine aveva bandito un ghiottissimo concorso per un posto da addetto stampa a tempo indeterminato. Un bando riservato ai giornalisti iscritti all'albo e laureati: roba seria, con una prova preselettiva, due scritti, un orale, e in programma più o meno tutto lo scibile umano.

Consegno speranzosa la domanda di partecipazione (ovviamente poco prima della scadenza, il 31 ottobre). Il 9 dicembre finalmente veniamo avvisati che la prova preselettiva - il fantomatico quizzone, 80 domande a risposta multipla in 80 minuti - si terrà il 21 dicembre (e buon Natale): studio matto e disperatissimo nonché più o meno inutile, dato che le domande somministrate dalla commissione - presentatasi con un elegante ritardo di 45 minuti dopo un'esasperante procedura di identificazione dei candidati in cui un impiegato registrava il documento, uno consegnava la busta e uno la penna, invece di formare più logicamente tre file per l'identificazione - vertono solo in minima parte sulla teoria del giornalismo.

Contrariamente ad ogni previsione supero la prova: stavolta non mi fregano, mi dico, mi butto a pesce a studiare diritto amministrativo e il testo unico degli enti locali, dato che il test verteva soprattutto su quello. E pazienza per l'esame di letteratura inglese all'università, lo darò a fine maggio.
Controllo compulsivamente il sito del Comune in attesa di notizie sulla data del primo scritto; ma il 24 gennaio compare un avviso dal sinistro titolo di «Sospensione delle procedure assuntive», in cui si comunica che «sono state sospese tutte le procedure di reclutamento di personale a tempo indeterminato, sia quelle derivanti dall'espletamento di procedure concorsuali, sia quelle derivanti da procedure di mobilità». Telefono al numero indicato per saperne di più, ma l'impiegata afferma di non potermi dire altro: tutto è fermo, non si sa fino a quando, né - soprattutto - il perché.

Se non altro, non potevamo dire che non eravamo stati avvisati: in calce al bando di concorso, infatti, c'era scritto a chiare lettere - corsivo grassetto, per la precisione - che «l'efficacia della procedura e la conseguente nomina del vincitore restano subordinati ai vincoli assunzionali stabiliti dalle emanande norme nazionali e/o regionali in materia di contenimento delle spese del personale». Tradotto dal burocratese: intanto avviamo il concorso e poi si vedrà se davvero i soldi per assumere una persona in più ci saranno, data la cronica e italica instabilità della legislazione in merito. Noi giornalisti siamo comunque in buona compagnia: sulla stessa barca si trovano anche gli aspiranti dirigenti dei servizi sociali, e gli aspiranti agenti di polizia municipale.

Per quanto se ne sa, le ragioni della sospensione possono essere validissime; ma parlare di trasparenza della pubblica amministrazione, e poi non renderle note nemmeno agli interessati, è quantomeno contraddittorio. Curioso comunque che la data di scadenza dell'avviso - 24 maggio 2013 - cada appena prima delle elezioni comunali: se a pensare male si fa peccato, ma qualche volta ci si indovina, è difficile che non si insinui il maligno sospetto che quella dell'assunzione di ulteriore personale sia la classica patata bollente da passare alla prossima amministrazione. Che patto di stabilità e affini pongano ai Comuni difficoltà difficilmente sormontabili è un fatto; ma a preparare un concorso per poi non poterlo nemmeno fare, diciamocelo, ci si sente un po' presi in giro.