venerdì 14 maggio 2021

Riaperture...ma anche no

Da più parti si era già osservato come, e non certo solo per il settore brassicolo, l'anno più duro della crisi Covid non sarebbe stato il 2020 ma il 2021: perché, se per un anno è stato possibile "tenere botta" in qualche modo - facendo ricorso ai risparmi, inventandosi nuove modalità di vendita, appoggiandosi a ristori e ammortizzatori sociali per chi li ha avuti -, per due diventa davvero arduo. E ultimamente si sono susseguite nel giro di breve tempo tra notizie che non sono certo le uniche nel loro genere in Italia, ma che mi sono apparse in qualche modo rappresentative di tre tipologie di problemi che il Covid ha fatto nascere o ha acuito per chi opera nel settore birrario e in generale della ristorazione - oltre ad avermi colpito per la concomitanza temporale.

La prima, che ha avuto eco anche sulla stampa nazionale, è la chiusura del brewpub Bilabì a Bari: vero è che, come si legge nell'articolo di Repubblica, i proprietari hanno addotto anche motivazioni personali per la decisione di lasciare, ma le serrate per Covid hanno fatto precipitare la situazione. E, parlando con diversi operatori, mi confermano che sarà proprio il 2021 - e proprio quando si inizia a parlare di riaperture che abbiano la prospettiva di un minimo di solidità, dopo il tira e molla delle zone a colori - l'anno in cui ci sarà chi non riaprirà o riaprirà per chiudere. Non ho ancora visto statistiche su quanti abbiano già chiuso, né sarebbe indicativo averle ora, ma è ragionevole aspettarsi che le fila di chi ha già abbassato le serrande si ingrossino.

La seconda, indicativa di tutt'altro genere di problema, è la denuncia via social - simile ad altre già fatte da diversi publican e ristoratori - della tap room Albirrificio di Aosta: un verbale da 400 euro e 5 giorni di chiusura fatto dalla Guardia di Finanza, per aver trovato non meglio specificate "più persone" nel non meglio specificato "esterno del locale", intente a bere "senza dispositivi di protezione". Un verbale che ha fatto clamore mediatico anche sulla stampa locale in seguito alla precisazione da parte dei gestori non solo dell'evidente impossibilità di avere una qualche autorità su quanto accade in strada - tanto più considerando la limitata visuale dal locale verso l'esterno -, ma anche del fatto che nello stesso momento era in corso una manifestazione in città, e del fatto che il verbale sia stato notificato giorni dopo senza alcuna dimostrazione della correlazione tra l'assembramento in questione e il fatto che queste persone stessero effettivamente consumando birre servite dalla tap room. Anche qui: di casi analoghi ne sono stati denunciati tanti in Italia, il rispetto della legge è dovuto, ma applicarla a questo modo rischia di snaturarne lo stesso giusto intento. E c'è di che credere che, come se già non fosse stato sufficientemente difficile districarsi tra leggi e leggine prima della pandemia, publican e ristoratori dovranno fare una corsa a ostacoli di questo tipo ancora per un po'.

Da ultimo, la comunicazione data sempre via Facebook dalla Birroteca Duri ai Banchi di Mestre: in cui afferma che a causa di problemi con la proprietà dell'immobile, uniti alle note criticità poste dalla situazione della pandemia, l'attività non riaprirà. Naturalmente non entro nel merito delle "complicazioni con la proprietà", che possono non avere nulla a che vedere con la serrata Covid nonché avere la loro ragion d'essere: però la cosa mi ha fatto riflettere una volta di più sul fatto che molti locali hanno segnalato che la situazione che si protrae dallo scorso anno ha acuito problemi già esistenti, che magari sono andati ad incrociarsi con le spesso estenuanti e inconcludenti negoziazioni con i proprietari in merito ad una riduzione o dilazione degli affitti nei mesi di chiusura. E anche queste criticità posso immaginare non si risolveranno con un colpo di bacchetta magica una volta riaperto.

Con questo non dico che mi sento pessimista: la voglia di ripartire - sia da parte degli esercenti che dei clienti - è tanta, per quanto anche questo ormai sia diventato un luogo comune, e c'è di che credere che nei prossimi mesi i miglioramenti si vedranno. Però sarà necessario fare attenzione ai colpi di coda dell'anno abbondante che ancora ci portiamo addosso.