venerdì 17 gennaio 2020

Riduzione d'accisa, i rovesci della medaglia

Sta tenendo banco in queste ore la comunicazione data dal Birrificio Italiano che, a seguito dell'interpretazione data dall'Agenzia delle Dogane di Como alla nuova normativa che consente ai microbirrifici una riduzione d'accisa del 40%, si è trovato a dover rivedere pesantemente il proprio assetto organizzativo e a rinunciare all'esportazione di Tipopils negli Usa. Scrive infatti il birrificio:

"Le recenti norme emanate dallo Stato Italiano riguardanti la possibilità di avvalersi delle riduzioni d’accisa per i birrifici artigianali con produzione inferiore a 10.000 hl/anno lasciano a quanto pare un discreto margine d’interpretazione alle singole Agenzie delle Dogane.
L’Agenzia di Como, sotto la cui competenza rientra il Birrificio Italiano, ha optato per una lettura della legge che ci obbliga a rivedere le modalità operative di molte delle nostre attività. Abbiamo provato ad insistere e spiegare, ma non è bastato.
Gli effetti sono i seguenti:
1) Blocco del programma di tank conditioning consolidato da molti anni con il nostro importatore americano BUnited, grazie al quale la Tipopils veniva spedita ancora in maturazione in grandi tank refrigerati per essere dryhoppata, confezionata e distribuita fresca negli USA. Quindi, purtroppo, niente più Tipopils per i numerosi fan oltreoceano!
2) Chiusura (definitiva!) della barricaia di Klanbarrique. Sì, è proprio così, ci siamo trovati costretti a rivedere le condizioni produttive per tutta la linea Klanbarrique.
Tutte le attività svolte presso la mitica barricaia di Trambileno, nei pressi di Rovereto, che è stata finora la “casa” di Banshy e delle sue mirabolanti invenzioni, verranno quindi ora gradualmente spostate nei locali dell’Officina Alchemica di Limido Comasco.
3) Blocco del magazzino KB. Lo stop operato dalle nuove condizioni non riguarda solo la lavorazione di nuova birra inviata verso il Trentino, ma ha bloccato finora anche il ri-trasferimento delle birre confezionate da Rovereto a Limido, causando un'interruzione di fornitura che negli ultimi mesi ha virtualmente tolto dal mercato le creazioni del Klan: la buona notizia è che dovremmo finalmente riuscire a riportare queste meraviglie a casa entro Febbraio. La grande sete barbarica sta per finire!
Entro Giugno lo spostamento delle operazioni produttive sarà completato, e tutta Klanbarrique troverà un suo nuovo spazio dentro l'Officina Alchemica.
A Trambileno rimarrà solo la piccola ma affascinante “Tap Room”, che lavorerà come circolo servendo le birre a marchio BI e KL ma anche una selezione di vini e sidri di fattura artigianale.
Grazie a tutti per aver creduto fin qui nella nostra avventura folle di acidificazioni naturali e invecchiamenti in botte, che state tranquilli, cambierà forma ma non si fermerà!".

Il caso del Birrificio Italiano è quello che ha fatto più scalpore, ma non è l'unico in cui la discrezionalità lasciata ai singoli funzionari nell'interpretare la norma - in particolare per quanto riguarda l'assetto del magazzino e il procedimento di confezionamento - ha di fatto bloccato l'attività produttiva. Più di un birrificio "in potenza" con cui mi sono confrontata si trova nella condizione di avere tutto pronto per avviare l'attività produttiva, ma non poterlo fare a causa delle richieste di modifiche strutturali o organizzative (peraltro sempre diverse) da parte dell'Agenzia; oppure, con mille peripezie, birrifici già aperti hanno trovato soluzioni più o meno "fantasiose" (per usare un eufemismo) per assecondare queste richieste. E rimane emblematico ciò che mi ha detto una volta un birraio: "Se avessi aperto pochi km più in là, oltre il confine provinciale (e quindi sotto la competenza di un altro ufficio), aprire non sarebbe stato un problema".

Come già avevo prefigurato in questo post, dopo aver sentito i birrai, uno dei timori si è palesato: ossia che la mancanza di una disciplina univoca a livello centrale avrebbe aperto ad una pregiudizievole ampia discrezionalità in capo ai singoli uffici. E si sa bene, come tutte le ricerche dimostrano da anni, che l'incertezza normativa è uno dei maggiori ostacoli al fare impresa in Italia. Lungi da me il fare la catastrofista o la qualunquista, per cui qualunque provvedimento positivo ha sempre e comunque il suo effetto boomerang; però risolvere le criticità è doveroso. C'è da augurarsi che questo caso eclatante possa aiutare anche i tanti che, non avendo la stessa "forza contrattuale" del Birrificio Italiano, rimangono nell'ombra.

venerdì 3 gennaio 2020

Un bicchiere di...Vais

Ebbene sì, il titolo è un gioco di parole: da "Weiss" a "Vais", storpiando la grafia, stiamo infatti parlando della tipica birra di frumento di impronta tedesca. Nella fattispecie una Hefeweizen (ossia quella che contiene il lievito in sospensione) ideata dal biersommelier barlettano Michele Francesco Dipasquale. Michele si presenta peraltro come un personaggio decisamente versatile: autore dell'e-book "Chi ha inventato la birra", dei blog Quality Beer e weissbirra.it; biersommelier Doemens; fondatore dell'e-commerce Quality Beer e di birra Vais, di cui ha creato la ricetta - prodotta al momento presso lo stabilimento piemontese di BeerIn. Devo ammettere quindi a corollario che è stato curioso venire a conoscenza non soltanto di questa birra, ma anche delle altre iniziative imprenditoriali che ci stanno attorno.

Intento dichiarato di Michele era quello di fare una birra, e una Weiss nello specifico - stile di cui si è appassionato appunto in Germania - che si abbinasse a tutto pasto con la tipica cucina mediterranea; e che, parole sue, non "gonfiasse lo stomaco come un pallone". Una birra quindi che rientrasse sì nello stile, ma con qualche concessione alla reinterpretazione secondo la sua sensibilità.

E in effetti lo stile rimane pienamente riconoscibile: pur leggermente più scura delle Weizen classiche, e meno opalescente di quanto ci si potrebbe aspettare da una birra con il 70% di frumento e naturalmente non filtrata, i tipici aromi di chiodi di garofano, banana e vaniglia non lasciano dubbi; pur rimanendo su toni moderati, a vantaggio della componente del cereale e di una leggera nota citrica. Corpo non eccessivamente carbonato e snello e scorrevole, per quanto non esile, mette in evidenza in particolare una certa componente "grezza" del cereale (intesa non nel senso negativo di "sgraziata", ma nel senso di "verace"), anche qui però senza eccessi; prima di chiudere su un finale in cui emerge in particolare la componente acidula del frumento, insieme ad un taglio amaro forse più intenso che in altre Weizen - ma nel complesso non più evidente, in quanto bilanciato appunto con l'acidulo.

L'ho naturalmente provata a tavola, date le premesse; e la mia impressione è stata quella che la sua versatilità risieda appunto nell'evitare caratterizzazioni particolarmente marcate - né all'aroma, né al palato, né in chiusura - pur senza uscire dalle linee dello stile di riferimento. Una birra rispondente alle intenzioni di chi l'ha creata, e riuscita nell'essere elaborata di conseguenza.