
Top della serata è stato però l'incontro con il proprietario, Johnny: un tatuatore senza tatuaggi, piercier senza piercing e birraio che non beve birra, "Perché se consumassi quello che vendo sarei rovinato". Come se non bastasse, s'è pure lanciato nella produzione cinematografica, e il prossimo febbraio uscirà il primo film prodotto da lui - rimanete sintonizzati, come si suol dire: mi ha promesso di tenermi aggiornata. Il suo è stato il primo locale in regione ad adottare il sistema di spinatura senza anidride carbonica ideato dalla Carlsberg, ed applicato poi anche ad altri marchi dello stesso gruppo: semplificando, la birra è immagazzinata in un fusto in Pet, che poi viene compresso per farla uscire. In questo modo, ci ha spiegato Johnny accompagnandoci a vedere di persona come funziona, non è necessario aggiungere CO2, la birra non si ossida, e si mantiene fresca anche per oltre un mese una volta aperto il fusto; senza contare i benifici ambientali in termine di riduzione delle emissioni e facilità di riciclo.
A quel punto, non è rimasto che provare: la scelta andava dalla Carlsberg, alla Poretti chiara o rossa, alla Grimbergen blanche. Tenendo conto che la Grimbergen e la Poretti rossa già le conoscevo, ho puntato sulla chiara: per quanto l'abbia trovata indubbiamente dissetante, bisogna ammettere che non può competere con il retrogusto amaro della rossa, che rende giustizia ai sei luppoli per cui è celebre. Insomma, mi tocca dare ragione a Enrico: la prima idea è sempre la migliore...
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