giovedì 26 settembre 2013

Festival di fiume, terza tappa: alla scoperta del farro

Anche il terzo stand che abbiamo visitato non era tra le nostre vecchie conoscenze: si trattava infatti del birrificio Acelum, di Castelcucco - Treviso, ci avviciniamo alle mie terre d'origine...Da notare che Acelum è il nome latino di Asolo, poco distante dal paese in questione: insomma, oltre che saper fare la birra, questi sanno anche la storia. Accanto al banco faceva bella mostra di sé un'Ape Piaggio, decorata con fiori di luppolo, su cui erano posizionate le spine: indubbiamente un'idea originale, così come, del resto le birre che escono dai loro fermentatori.

Alle spalle dell'Acelum, quattro anni di esperienza: forse non molti, ma più di quelli di diversi dei birrifici presenti. Il tutto è nato da un'azienda che produce impianti per microbirrifici, la Bccinox, che ha poi deciso - diciamo così - di collaudarli: il titolare che ci ha accolti, infatti, ha messo in chiaro da subito di non essere lui ad occuparsi materialmente di malti, luppoli e cotte, compito affidato a birrai qualificati allo scopo. Spulciando nel loro sito, poi, ho pure scoperto che la Bccinox ha installato all'Acelum un impianto all'avanguardia, che si vanta di avere "un'efficenza dell'90% nella resa di cotta e un'efficenza termica altissima, dovuta all'ottima coibentazione e al recupero del vapore totalmente condensato", tanto che "in media una cotta costa in termini di energia elettrica intorno ai 13€". Non ho visto i prezzi delle loro birre, ma oso sperare che il risparmio si ripercuota anche sul consumatore.

Venendo al concreto, l'Acelum aveva portato a Fiume tre birre alla spina. Il nome della prima, la Delizia - una strong ale - ha peraltro una storia particolare: originariamente, forse per i suoi 9 gradi, di chiamava Deliria, ma poi è stato imposto di cambiare il nome per questioni commerciali. Traccia della vecchia denominazione è rimasta nella grafica dell'etichetta: la z, infatti, è formata da una r e da una i unite, tanto che il lettore distratto - o semplicemente allegro dopo un paio di bicchieri - può ancora confonderle.




Per rimanere più sul leggero c'era l'Anarkica, che con nemmeno quattro gradi torna buona per dissetarsi nelle giornate estive; e la Freya, dedicata alla saggista britannica Freya Madeleine Stark (nella foto), che ha trascorso ad Asolo buona parte della sua vita. Veramente, secondo il titolare, non è questa la punta di diamante della produzione dell'Acelum; ma una volta saputo che l'ingrediente principe di questa belgian ale è il farro, abbiamo deciso che valeva la pena togliersi la curiosità. Ancor prima di berla, arriva al naso un'incredibile zaffata di aroma floreale: aroma che si conferma nel gusto, dolce e delicato, che lascia però poi spazio ad un amaro leggero nel retrogusto parecchio dissetante. Al di là del fatto che l'ho molto apprezzata a livello di gusti personali, c'è da ammettere che non avevo mai assaggiato nulla di simile: caratteristica peraltro comune a molti dei birrifici presenti quel giorno, che esibivano in questo senso dei pezzi unici.

Insomma, mi toccherà tornare a cercare la Freya: purtroppo non ci sono nei paraggi locali che la tengono - l'Acelum distribuisce in Veneto e Lazio - per cui, a meno di non ordinarla online, vorrà dire che farò un giro a Castelcucco la prossima volta che torno in patria...






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